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In cerca del miglior groom, l'esperto che cura i cavalli. "L'ippica è rinata e c'è un turismo ricco". Il sogno: un istituto professionale in stile nord Europa

10 Febbraio 2022

di Francesca Pasquali

FERMO - Li vedi arrivando da lontano. Le criniere brune e i colli che s'allungano per guardare fuori dai box. Altri s'allenano a saltare gli ostacoli nel verde del maneggio. I nitriti riempiono l'aria. Per il resto, è pace assoluta. Nelle stalle si ramazzano i pavimenti. Un forcone solleva del fieno: il pranzo di un cavallo marrone. Una mattinata come un'altra al Monterosato Country House, dove stamattina è stato presentato il corso per operatore di scuderia e maneggio.

Le lezioni sono più o meno a metà. Gli iscritti sono 17, perché ai 15 iniziali se ne sono aggiunti due, come uditori. Come quello per diventare maniscalco, anche questo corso è organizzato dal Claai di Fermo, la Federazione provinciale degli artigiani, e finanziato dalla Regione col Fondo sociale europeo. Finito il corso (seicento ore tra didattica, laboratori e stage), verrà rilasciato un attestato di qualifica in quattro lingue, valido in tutta Europa.

«Tanti corsisti non sanno neppure andare a cavallo. Lo fanno perché amano questi animali e l'ippica», dice Maurizio Piergallini, presidente del Claai. Col corso impareranno a prendersi cura dei cavalli, in particolare di quelli da trotto, e degli ambienti dove vivono. A capire come stanno, anche da come lasciano il box dopo la notte. E poi? E poi potranno lavorare.

Perché l'ippica, sotto la pandemia, è rinata. Lo dice Piergallini. E spiega che il punto di forza di questo sport è che si pratica all'aperto. Ma anche che riduce al minimo il contatto tra persone. Insomma, viene considerato sicuro. Il lavoro, si diceva. Per chi non ce l'ha e per chi vuole cambiarlo. Il corso, infatti, è rivolto a disoccupati e occupati marchigiani. Dei 17 iscritti, 15 sono italiani. Gli insegnanti sono dieci, di cui sei tecnici (due veterinari e quattro istruttori).

I laboratori si tengono in cinque centri di formazione del Fermano e del Maceratese. Lo stage hanno scelto di farlo in sette. Gli altri dieci corsisti hanno optato per il “project work”, novità introdotta con la pandemia. In pratica, devono presentare un elaborato al posto delle ore di pratica.

«Formare figure professionali giuste vuol dire saper interpretare le esigenze del mondo lavoro, altrimenti creiamo solo bravi disoccupati», ha spiegato l'assessore regionale alla Formazione professionale, Stefano Aguzzi. L'incrocio tra domanda e offerta la Regione lo costruisce assieme agli artigiani.

«Sono loro – ha detto il dirigente della Formazione professionale in Regione, Massimo Rocchi – che ci permettono di capire che figure servono e che competenze devono avere. Noi siamo i sarti che creano su misura i percorsi formativi. Chi esce da questi corsi è pronto a entrare subito nel mondo del lavoro».

Ma la prossima sfida è creare un vero e proprio istituto professionale all'interno dell'ippodromo San Paolo, sullo stile di quelli del nord Europa: un vero colege per cavalli, con piste, scuole, ristoranti. SI studieranno inglese, alimentazioni, nozioni teoriche e pratiche.

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