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Letta e Salvini nelle piazze delle Marche: la distanza è sempre più grande. "No al presidenzialismo". "No alle teorie gender"

15 Settembre 2022

Finalmente in piazza. Nelle Marche da un lato Enrico Letta, dall’altro Matteo Salvini. Più lontana Giorgia Meloni.

“Mi ha colpito che la destra ha iniziato a far partire il ragionamento per il cambio della Costituzione e per il presidenzialismo, dopo un anno e mezzo di governo Draghi che ha funzionato” e parole di Enrico Letta. “Non vedo l'ora che la Lega torni a preoccuparsi dei confini del nostro Paese, perché non se ne può più di clandestini che rubano di giorno e di notte e vivono a spese del popolo italiano” da Ascoli tuona Matteo Salvini.

Stili e contenuti diversi che la piazza amplifica. Salvini aggiunge: “Spacciano, fanno casino e poi vogliono la casa, vogliono il lavoro: - ha attaccato - ragazzi, non se ne può più specie ora, con milioni di italiani in difficoltà economica. Prima - ha concluso - devono venire i cittadini che lavorano, pagano e soffrono da più tempo”. È tornato insomma l’immigrato delinquente, perno da sempre delle politiche sula sicurezza del Carroccio.

Intanto Letta teneva alto il livello: “Dire che il sistema non funziona e c'è bisogno del presidenzialismo, dopo il governo Draghi è un esempio di ragionamento che non funziona. Ci siamo messi di traverso per un cambio della Costituzione. Nella destra c'è sempre il tentativo di alibi, fa vittimismo, sempre vittimismo. Non solo la destra, Orban fa lo stesso discorso, anche peggio. Noi - ha concluso Letta - difenderemo la Costituzione nata dall'antifascismo con tutte le nostre forze”.

Entrambi pensano di vincere: “La partita è aperta, il destino del Paese non è scritto, lo cambieremo noi col voto del 25 settembre. Andiamo a vincere in questi ultimi dieci giorni” riprende il segretario del Pd. “Subito 30 miliardi in deficit per affrontare il caro-bollette” ribadisce Salvini che su questo punto non ha problemi a scontrarsi con gli alleati Meloni e Berlusconi. “L'emergenza è fermare le bollette del gas e dell'energia. Non è un mio capriccio, e per fermare le bollette bisogna metterci i soldi, si tratta di aiutare milioni di italiani che non ce la fanno a pagarle. Mi spiace che Letta dica di no, mi spiace che anche Giorgia, con cui vado d'accordo su tutto, dica di no. Il problema è che rischiamo di perdere un milione di posti di lavoro. Non capisco perché non mettete adesso 30 miliardi come stanno facendo adesso tutti gli altri paesi europei".

E su questo la Meloni è tranchant: “Ho già spiegato varie volte perché lo scostamento è una soluzione che va ponderata - aggiunge Meloni - il prezzo del gas è alto perché la speculazione decide di tenerlo alto, se non fermiamo la speculazione con il tetto al prezzo del gas e con il disaccoppiamento non basteranno 30 miliardi non bastano ma ne serviranno 50, 80, 100, soldi con cui indebitiamo i nostri giovani e che dovremmo regalare ai grandi speculatori. E io ci penso prima di fare una cosa del genere. Non è vero che aspetto l'Europa,io chiedo che l'Italia ancora prima dell'Europa faccia il disaccoppiamento tra il costo del gas e le altre fonti, che abbatterebbe in modo significativo le bollette, costa 3-4 miliardi, che si può fare senza scostamento ma con l'extragettito o con fondi europei”.

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