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Il Fermano visto dalla Cgil, De Grazia: "Stanno uccidendo il Tavolo provinciale, ma sanità e lavoro sono sfide da vincere insieme"

13 Gennaio 2023

FERMO - Alessandro De Grazia, tutto evolve, quale è la sfida per la Cgil di Fermo al termine del suo congresso provinciale?

“Dobbiamo essere sindacato di strada, ovvero stare dove c’è più bisogno di sindacato, avere una rete diffusa di quadri e delegati sui quali dobbiamo fare un grande investimento soprattutto in formazione, avere sedi nel territorio che siano luoghi aperti di aggregazione soprattutto per giovani e precari”.

Un compito complesso, come riuscirci?

“Con ogni sforzo e con ogni risorsa disponibile. E lo faremo unitariamente affrontando temi cardine come quello delle risorse e di come questo vengono allocate. Le varie Cgil devono poter agire”.

Come sta la Cgil in provincia di fermo?

“Arriviamo al congresso dopo 191 assemblee e aver consultato oltre duemila iscritti. Abbiamo un gruppo solido e in crescita che a livello di gruppi è guidato per l’80% da donne, questo lo ritengo un valore aggiunto”.

La CGIL resta un luogo democratico?

Da noi si vota, anche sui documenti. A livello politico, invece, sempre meno elettori si recano alle urne quando sono chiamati al voto. Nessuno mai che abbia il coraggio di dire che la politica in questo paese ha perso e lo ha fatto in particolare la parte più vicina ai nostri valori. Se in fabbrica la metà dei lavoratori non vota e il 30% sceglie Meloni, significa che la Sinistra ha un problema”.

Esiste ancora la sinistra?

“Di certo non sa cogliere il disagio che quell’astensionismo o quel voto a destra o ai 5 stelle manifestano in maniere evidente, un disagio che grida a gran voce che in questo paese serve una sinistra capace di rappresentare gli ultimi, le classi operaie, i pensionati i giovani i precari”.

Lei ci crede nella capacità di riformarsi del Pd?
“Spero che il percorso intrapreso insieme con Articolo 1 parli di questo e non si limiti a discutere di chi sarà il futuro Segretario. Di certo noi dobbiamo influire, dobbiamo presidiare i luoghi di confronto portando le ragioni del disagio delle persone che noi rappresentiamo, dobbiamo anche noi riscoprire un attivismo politico”.

Quali le sfide più vicini?

“Intanto proseguire la nostra azione per la pace in Italia in Europa e nel Mondo. C’è troppa ipocrisia, tanti annunci e pochi fatti concreti che lascino intravedere una soluzione diplomatica per il cessate il fuoco. Troppi gli interessi economici che stanno prevalendo rispetto ad un percorso di pacificazione”.

Guerra che poi impatta anche sull’economia.

“Caro bollette e caro carburanti, inflazione ben oltre il 10%, innalzamento dei tassi di interesse. Servirebbero misure straordinarie, invece un Governo di destra mostra palesemente il suo volto contro le politiche di genere, contro l’accoglienza dei migranti, che affida la seconda e terza carica dello stato a La Russa e Fontana. Di certo la Meloni un risultato politico lo ha ottenuto, quello di dividere il sindacato”.

Un risultato raggiunto durante il suo manato?

“Penso alla sottoscrizione del Patto per il lavoro e dello sviluppo del fermano il 4 agosto 2021. Un elaborata piattaforma sottoscritta da tutte le parti sociali e dalla Provincia di Fermo che delinea le direttrici sulle quali costruire le prospettive di sviluppo del nostro territorio tra queste: salute, lavoro, conoscenza saperi e formazione, nuovo modello di sviluppo, agricoltura e turismo, transizione ecologica e digitale”.

Presenza sul territorio, si può migliorare?

“Dovremo completare il progetto di ampliamento della sede provinciale e l’ammodernamento ed ampliamento di quella di Montegranaro. E poi farlo anche in altri territori”.

Ma il Fermano come sta?

“Tante le criticità fermane, a partire dalla sanità (liste d’attesa, carenze di personale, medicina di base ecc…), dai dati impietosi sulla media dei salari e delle pensioni, dai ritardi e l’inadeguatezza del sistema infrastrutturale, dalle fragilità del sistema produttivo, dalla mancanza di investimenti, per citarne solo alcune”.

C’è del buono?

“Grandi griffe del lusso che investono nel nostro territorio penso per esempio a Fendi e Loropiana ma anche Frau che ha aperto uno stabilimento a Montegranaro. Questo è un territorio che ha tutte le carte in regola e tante eccellenze per invertire la rotta e costruire prospettive solide di sviluppo fondato sulla qualità del lavoro, sulla qualità della vita delle persone in particolare quelle più anziane e fragili, in città a misura d’uomo ecologiche ecosostenibili dove tutto è realizzato nell’interesse del pianeta e delle persone che vi abitano”.

Il lavoro però resta precario?

“Solo il 14% dei nuovi contratti di lavoro nel 2022 sono a tempo indeterminato per il resto contratti a termine, a chiamata, interinali. Precarietà che purtroppo si traduce anche in minori tutele, in meno formazione e nel rischio concreto di incorrere in un infortunio”.

A livello provinciale riuscite ancora a muoversi insieme con le altre parti? C’era una volta il tavolo provinciale…

“Spero di sbagliarmi e di sicuro mi batterò con tutte le mie forze affinché questo non accada, ma la sensazione è quella che qualcuno voglia far saltare il banco, voglia distruggere il grande lavoro fatto dal tavolo provinciale. Dico questo perché da oltre un anno a questa parte il Tavolo si riunisce sempre meno e le riunioni si fanno solo su sollecitazione nostra e di Cisl e Uil, e soprattutto non si dà seguito agli impegni presi e verbalizzati sulla necessità di stringere i tempi di confronto con la Regione e con i sindaci dei 40 comuni della provincia di Fermo”.

Come invertire la rotta?

“Noi sindacati dobbiamo essere pronti ad andare anche allo scontro con la provincia. Bisogna lavorare per lo sviluppo del territorio”.

De Grazia, di salute spesse ne parla solo la Cisl, cosa ne pensa?

“Che la sanità deve diventare la principale vertenza territoriale. La pandemia ha evidenziato, se già non era abbastanza evidente, quanto sia fragile il sistema sanitario Fermano. Dall’analisi di tutti gli indicatori emerge in maniere evidente che la quota di finanziamento pro capite e la più bassa di tutta la regione e non parliamo di differenze irrilevanti, tutt’altro nella nostra provincia il finanziamento pro capite è di 1.395€, nella provincia di PU 1.648€, in quella di An 2.302 €, in quella di Mc 1648€ e in quella di AP 1744€. E la situazione non va meglio se analizziamo i dati sul personale sanitario medico paramedico e tecnico per cittadino o il numero di posti letto. Con la riforma si da 5 Av a 5 Ast con autonomia giuridica ma con il medesimo budget, anzi il nuovo piano triennale del personale per Ast 4 risulta essere peggiore di quello già assurdo presentato da Asur Marche la scorsa estate”.

r.vit.

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