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L'agricoltura delle Marche ha paura: 40milioni di euro a rischio per le chiusure in Germania. Gardoni: "Usiamo meglio i fondi europei"

5 Novembre 2020

MARCHE - Marche penultime della classe per l'utilizzo dei fondi europei per l’agricoltura. La nostra regione, con il 35% delle risorse spese, sfiora di un soffio la maglia nera della classifica italiana.

«Se parliamo di Programma di sviluppo rurale – spiega la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni –, dobbiamo sapere che ciò che non viene speso sono risorse sottratte agli investimenti sul territorio». Il tema è stato al centro dell’incontro che Coldiretti, Consorzio di bonifica, Bovinmarche e Consorzio Agrario dell’Adriatico hanno avuto ieri mattina con il neoassessore regionale all’Agricoltura Mirco Carloni. 

Sul tavolo, anche gestione del territorio, delle risorse idriche e della fauna selvatica. «Un incontro proficuo – lo definisce Gardoni –, condotto in reciproca trasparenza». «Come comparto economico – prosegue Gardoni –, stiamo vivendo un periodo di difficoltà, ma siamo consapevoli che occorreranno capacità nel saper guardare oltre questa fase storica e tenacia nell’andare a sviluppare tutti i percorsi economici e politici per rendere l’agricoltura marchigiana ancora più forte».

«Abbiamo davanti due fasi fondamentali, come il Psr dei prossimi sette anni e il Recovery Fund, – il commento di Carloni – e ritengo giusto confrontarci con le associazioni per trovare insieme la strategia giusta».  Se un occhio guarda al futuro, l’altro è inchiodato al presente. Dove, dalla Germania, non arrivano buone notizie. La stretta su bar e ristoranti teutonici mette, intatti, a rischio 42,6 milioni per le aziende dell’agroalimentare marchigiano. Tanto valeva, l’anno scorso, l’export dalla nostra regione verso i lander tedeschi, tra i primi consumatori di prodotti italiani. Proprio la Germania, durante la prima fase della pandemia, era riuscita a tenere a galla la bilancia degli scambi commerciali internazionali, continuando ad acquistare prodotti italiani. Emblematico il caso del vino.

Nel primo semestre di quest’anno, in controtendenza rispetto al dato generale (2,2% in meno del 2019), gli acquisti di quello marchigiano, in Germania, hanno registrato un +7%. Un settore, quello vitivinicolo, duramente danneggiato dall’emergenza sanitaria, con il segno meno presente negli scambi con Cina (-37%), Inghilterra (-10%), Francia (-37%), Spagna (-32%) e Russia (-16%).  Ma a preoccupare, adesso, sono anche tutte le misure restrittive annunciate per la ristorazione in Europa, primo mercato dell’agroalimentare regionale.

Verso l’Unione Europea va, infatti, il 54% delle nostre produzioni. «La situazione di difficoltà sul fronte estero – spiega Gardoni – si aggiunge a una contrazione dei consumi interni, con le vendite di cibi e bevande pressoché dimezzati a causa delle chiusure del settore horeca e un impatto drammatico sull’intera filiera».

Da qui l’appello: «Le aziende agricole vanno aiutate a superare questo difficile momento, con interventi mirati e preparando fin da subito un piano straordinario di internazionalizzazione, con la creazione di nuovi canali e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100% Made in Italy».

f.pas.

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