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Premi e regali, il normale è straordinario

3 Dicembre 2022

*Raffaele Vitali

Ci sono due teorie, da sempre, che caratterizzano l’essere umano: la prima è che se fai qualcosa di buono lo devi far sapere e vantartene; la seconda sostiene che il bene si fa in silenzio.

Non c’è un modello vincente, quel che conta in teoria è il risultato. E magari l’effetto virale. Se vogliamo, non è rilevante neppure se chi fa del bene poi ci guadagna, per esempio in immagine. È l’effetto dell’atto quello che pesa. E se in questo momento una impresa decide di dare in busta paga 500 o mille euro in più al suo dipendente, c’è di che essere contenti.

Poi, come se ci si trovasse in uno stornello romano, si esagera e si gioca a chi è più bravo. Il dato è che molte imprese devono farlo per dimostrare che anche loro possono far vivere meglio i dipendenti e non solo le griffe, che si stanno prendendo fette di territorio, dopo aver fagocitato il mercato mondiale.

Se vivessimo in un mondo normale, considerando l’opulenza che ha caratterizzato il settore calzaturiero, il premio di produzione e il welfare aziendale dovrebbero essere la normalità. Sappiamo che Della Valle da sempre adotta meccanismi premiali interni. Quello che non piace a tutti è il suo farlo in maniera unilaterale, senza confronto con le parti. Ma come sopra, poi conta il risultato.

Ma se fossimo in quel mondo normale previsto, sarebbe materia da contratto e quindi costante, di fronte a condizioni economiche positive dell’impresa stessa, e nulla di cui vantarsi o da far diventare notizia. Ma si sa, di normale nel mondo calzaturiero c’è sempre stato ben poco.

Si è passati dal record di Ferrari alla richiesta costante di cassa integrazione, quel che è certo è che i bravi artigiani si trovano ancora tra Montegranaro e Sant’Elpidio, ma i migliori stanno lasciando le loro case per le ville del lusso, che si chiamino Fendi, Gucci o la sorella minore Tod’s.

Basteranno mille euro prima del ponte dell’Immacolata per non cedere alle sirene delle griffe? Tra gennaio e febbraio la risposta sarà chiara, per ora è evidente che artigiani e piccoli industriali le porte delle manovie provano a tenerle chiuse lasciando dentro i preziosi collaboratori, come le sirene dei big chiamano chi ‘fatica’.

*direttore www.laprovinciadifermo.com

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