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Natasha Stefanenko si racconta in un thriller autobiografico. Domani nelle librerie esce "Ritorno nella città senza nomi"

15 Maggio 2023

di Aaron Pettinari

SANT'ELPIDIO A MARE - Marchigiana d'adozione, attrice, conduttrice tv, imprenditrice ed ora anche scrittrice. Ecco il nuovo "ruolo" di Natasha Stefanenko, nata a Sverdlovsk­45, la città segreta russa, sperduta tra gli Urali, autrice del romanzo "Ritorno nella città senza nomi" (edito da Mondadori).

Una pubblicazione, un uscita domani nelle librerie, per larghi tratti "autobiografico" che presenta diversi elementi "noir", proprio il mistero che avvolge i luoghi descritti.

Crescere in una città segreta, assente da ogni carta geografica, a 36 ore di treno da Mosca e con temperature fino a -50, ti lascia tanto, oltre la gran voglia di caldo ed una cruda avversione ai treni.
Da quindici anni circa la Stefanenko ha voluto ripercorrere il filo dei propri ricordi appuntando quelle immagini della propria infanzia finché, 8 mesi fa, ha avviato il progetto del romanzo.

Intervistata dall'agenzia di stampa Adnkronos, l'attrice, che da anni e sposata con Luca Sabbioni e che vive a Sant'Elpidio a Mare, si è voluta raccontare: ''Il mio gioco preferito, quando il freddo esterno gelava persino i pensieri, era correre fino a scuola a perdifiato, senza chiudere gli occhi, in modo che le ciglia si gelassero fino a formare dei piccoli ghiaccioli. Entrando, volavo allo specchio e per pochi attimi, senza sbattere le ciglia, con quelle gocce che sembravano perle e che ora si scioglievano sul viso, mi sentivo una principessa''.

Sull'autobiografia romanzata ha aggiunto: "L'85% di quello che ho scritto è vero. Solo le cose più avventurose non sono successe, anzi alcune si…". E poi ancora: 'Da quando sono arrivata in Italia ho capito che il mio passato era perlomeno curioso, non proprio ordinario, così, con l'aiuto di mio marito Luca (Sabbioni ndr.) che scrive molto bene, ho iniziato questo lungo processo che ci ha portato oggi qui. All'epoca credevo che tutto il mondo funzionasse come nella mia città natale. Quando più tardi, ai tempi dell'università, iniziai a studiare a Mosca, realizzai che pochi, per non dire nessuno, conoscevano questa realtà. I nuovi amici rimanevano sbalorditi quando raccontavo della mia città''.

Il romanzo è la storia di una sparizione, di una ricerca e di un amore tormentato, ma soprattutto è uno squarcio sulla vita dell'Unione Sovietica all'alba del suo sgretolarsi, nei primi anni Novanta.

La storia è in parte ambientata a Mosca e in parte a Sverdlovsk­-45, la città senza nome dove è nata e cresciuta e dove si produceva uranio altamente arricchito per bombe e armi nucleari. Una città che non esisteva sulla carta geografica, ed il suo nome: Sverdlovsk 45, serviva a confondere, poichè Sverdlovsk era in realtà il nome della città più vicina, quella che ora si chiama Ekaterinburg e che dista 250 chilometri.

''Non volevo scrivere un libro noioso, completamente autobiografico, autocelebrativo - ha spiegato ancora l'attrice - così ho intrecciato un tocco di fantasia alla tantissima verità per dare ritmo alla narrazione. Nel libro racconto quello che è accaduto in Russia in due anni in particolare, il 1991 e il 1992, anni turbolenti, complessi ma di grandi esperienze. Un periodo storico, in cui tutto il mondo ci guardava con il fiato sospeso: cadevano le nostre certezze ma si conquistavano tante libertà, anche se c'era tanta contraddizione. Volevamo libertà, ma eravamo incapaci, di capire fino in fondo, cosa significasse veramente questa parola. C'era tanta confusione mentale oltre che fisica. Non volevo, però, esprimere un giudizio politico su quel periodo. E' un romanzo e non un saggio e non ha alcun collegamento con l'attualità'.

'''All' età di 7 anni, tutti i bambini ricevevano il primo pass per entrare ed uscire dalla città, del quale ancora ne conservo una foto - ha raccontato - Mio padre, ingegnere nucleare, che capiva bene dove vivevamo, cercava sempre di sdrammatizzare ogni situazione. Ricordo che quando ero piccola e dovevamo attraversare i controlli, mi diceva che per regolamento, tutti i bambini dovevano recitare una poesia o cantare una canzone ai militari di guardia. Così io mi preparavo e facevo ogni volta il mio spettacolo. Per anni ho pensato che tutte le città del mondo fossero così. Quando ho fatto la prima trasferta con la squadra di nuoto e ho chiesto ad un altro bambino di farmi vedere il suo pass, lui ha pensato che fossi pazza''.

Nel presentare il libro una parola è stata detta anche sul conflitto che da oltre un anno va avanti in Ucraina. Anche perché la sua famiglia vive ancora in Russia e sta vivendo in prima persona l'atmosfera derivante dallo scoppio della guerra.

''Io sono per la pace, sono contraria alla guerra, in qualsiasi luogo del mondo - ha affermato -Credo sarebbe giusto guardare la storia, conoscerla, studiarla anche per capire, contestualizzare e non dimenticare. Ci parlano di grandi guerre per non ripetere gli stessi errori del passato, ma l'uomo ne commette di continuo. L'ultimo conflitto non sarebbe mai dovuto iniziare. Dobbiamo unirci tutti per spingere al dialogo, l'unica cosa che può salvarci è il dialogo. Soffro per tutti quei ragazzi giovani che muoiono al fronte e per tutti gli innocenti coinvolti, da anni". Come darle torto.

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