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Intervista. Il Pd di Letta visto da Alessandrini: "Principi e valori, dallo ius soli ai diritti delle donne"

21 Marzo 2021

di Raffaele Vitali

FERMO – Fabiano Alessandrini, segretario della provincia di Fermo del Partito Democratico, cosa rappresenta Enrico Letta per il Pd?

“In questo momento è la ripresa del partito, della sua di identità. Rappresenta un po’ tutto. Anche la continuità con Nicola Zingaretti”.

Un’elezione strana?

“Un caso più unico che raro dove c’è un soggetto del nostro partito che rappresenta la novità nella continuità. Continuità nei temi, ma al contempo ha quel quid in più sulla carta che gli consente di riuscire dove non è arrivato l’ex segretario”.

Dove non è riuscito Zingaretti?

“Non è riuscito a trovare la quadra. Le correnti ci sono sempre state. A volte, anzi spesso, sono un problema, altre volte sono una opportunità per la discussione. Però serve una guida per far sì che le anime diano il meglio e non siano un vociare”.

Secondo lei Letta ha un carattere più forte?

“Prima di tutto può giovarsi del lavoro del presidente del Lazio. Chi sotto Zingaretti ha accentuato le divisioni, di fronte alla scelta delle dimissioni è stato messo con le spalle al muro e ha dovuto assumersi delle responsabilità. Letta questo saprà usarlo al meglio, diventa difficile per tutti rialzare ancora di più le richieste. E poi Letta ha una caratura internazionale riconosciuta a vari livelli, che può dare forza a un discorso da noi voluto e poi subìto. Ovvero l’alleanza con i 5 Stelle”.

Ma lei ci crede ai 5 Stelle di sinistra?

“Il primo tentativo di intesa fallì e io lo giudicai un errore. Hanno un’anima di sinistra, ma so anche che non è l’unica. Sta al Partito Democratico far prevalere la loro anima riformista, con l’uscita di Di Battista e Paragone viene meno quella destrofila e populista. La crisi del governo Conte e la nostra difesa dell’ex premier ci avevano schiacciato sui grillini, visto che Conte ha scelto subito il ruolo di capo dei 5 Stelle. In quel momento è sembrato che noi fossimo deboli, Letta ci ridà la forza di dialogare da una posizione di autorevolezza”.

Lo dipingono tutti come democristiano, ma non ha detto tante cose di sinistra nel suo discorso?

“Sono rimasto quasi stupito. Quando ha parlato dello Ius soli mi sono galvanizzato. Sentire Salvini dire ‘si rischia di far cadere il Governo’ mi fa riflettere. So che per qualcuno può sembrare una battaglia non prioritaria, ma in realtà queste sono le sfide identitarie. Il Pd dimostra che ha idee e valori e per difenderli o raggiungerli non ci sono i momenti più o meno opportuni. Non parliamo di ‘barconi’, ma di persone nate in Italia, che vivono il nostro Paese sentendolo loro”.

Un Pd con visione?

“Bisogna tornare parlare di prospettiva, di una realtà migliore. Se questo non accade, viene meno il ruolo della politica e ci si ferma all’amministrazione del condominio. È importante ripartire dall’articolo 3 della Costituzione, quello che ricorda a tutti che non ci sono differenze tra uomini e donne, tra giovani e adulti: noi siamo il partito del lavoro, ma ancora di più delle pari opportunità e di chi rimuove gli ostacoli”.

Cosa cambia per voi sul territorio?

“Non sappiamo se i congressi verranno o meno confermati. Noi abbiamo in ballo il congresso regionale a cui avremmo abbinato i provinciali, visto che la scadenza naturale è a ottobre. Avevamo pensato di anticipare tutto d’estate, ma ora ne parleremo con Letta che già ci ha mandato il materiale per le assemblee dei circoli. Un approccio rivoluzionario, per cui valuteremo il da farsi”.

Pronto alle prossime elezioni?

“Montegranaro e Provinciali due obiettivi chiari. Poi arriva il 2022 con Porto San Giorgio e Sant’Elpidio a Mare. Quindi tanto da fare, sapendo che con i 5 Stelle si inizia a parlare. Le elezioni si vincono con l’alleanza larga, lo dico da sempre e continuerò a perseguirla. Sapendo però di dover prima di tutto costruire un partito che porta avanti una visione e non solo l’amministrazione”.

Ultima domanda, come sta andando il centrodestra in Regione?

“Devo essere sincero. Sono di parte e magari ho una visione limitata. Pensavo, visto la caratura di molte delle scelte di Acquaroli, che dessero una prova migliore. Invece sono una delusione pesantissima. La gestione della pandemia è pessima, quella vaccinale peggio ancora. Non si vaccinano autisti degli scuolabus e potatori d’handicap, ma poi si fa al personale amministrativo degli enti. Ancora abbiamo vantaggi dalle scelte di Ceriscioli. Un conto è prevenire, un altro è agire quando si è nel pieno della lotta. Ceriscioli ebbe il coraggio di chiudere le scuole in maniera preventiva e realizzò il Covid Center prima della deriva. Lo criticarono in tanti, ma la storia rende sempre giustizia. Sarebbe stato bene per Acquaroli prendere il meglio di chi c’era prima, anche a costo di ammettere di avere sbagliato una valutazione politica prima”.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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