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La Giornata della Memoria di Raffaele, Enrico, Arsenio e Roberto: quattro storie, quattro volti, quattro medaglie

27 Gennaio 2021

FERMO - Quattro vite segnate dalla guerra. Quattro storie di
sopravvivenza e rinascita. Sono state consegnate questa mattina in
Prefettura le medaglie d’onore del Presidente della Repubblica a
quattro soldati che, durante la Seconda guerra mondiale, furono
strappati alle loro esistenze, deportati e costretti ai lavori
forzati. A ricevere i riconoscimenti postumi, per mano della prefetta
Vincenza Filippi, i familiari di Raffaele Ciarrocchi, Enrico Medori,
Arsenio Capecci e Roberto Montani. «Un momento particolarmente
significativo e intenso – l’ha descritto Filippi –, per tenere viva la
memoria su episodi drammatici che hanno caratterizzato la nostra
storia, con l’auspicio che simili eventi di discriminazione e di
intolleranza non possano mai più accadere».

Alla cerimonia, organizzata in forma ristretta per rispetto delle
norme anti- Covid, erano presenti anche i sindaci dei Comuni di
residenza dei quattro uomini. Roberto Montani fu internato nei campi
di lavoro nazisti dal 1944 al 1945. «Affinché non si dimentichi», ha
scritto in un post il sindaco Paolo Calcinaro, a corredo della foto
della cerimonia. Raffaele Ciarrocchi era di Porto Sant’Elpidio. Fu
internato nel campo Stalag X-B, in Bassa Sassonia, dove, per
sopravvivere, lavorò come orafo. È grazie alla nipote Stefania Ciarrocchi
che ha ricevuto la Medaglia alla memoria. Qualche anno fa, la donna ha
cominciato a fare ricerche su internet. Ha scoperto i luoghi dove il
nonno aveva trascorso due anni della sua vita e l’esistenza del
riconoscimento. Ha presentato domanda l’anno scorso e stamattina ha
partecipato alla consegna. «Un vero onore per tutta la nostra città.
Una storia che, appena ci sarà possibile, dovremo raccontare, affinché
possa restare nella memoria di ognuno di noi», il commento del sindaco
Nazareno Franchellucci. Arsenio Capecci era di Falerone. Il 12
settembre 1943 fu catturato, deportato e internato in un lager nazista
vicino a Salisburgo dove lavorò come taglialegna. Scappò con l’arrivo
degli Alleati. Dopo un mese, a piedi e con mezzi di fortuna, tornò a
casa, a Monte Vidon Corrado. «Un riconoscimento del quale andrebbe
sicuramente fiero», ha scritto il sindaco Armando Altini sui social.
Enrico Medori era di Montegranaro. Fu internato dal settembre del 1943
al maggio del 1945. Assieme ai famigliari, alla consegna della
Medaglia d’onore, stamattina, c’era il commissario prefettizio
Francesco Martino.

Francesca Pasquali

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