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Concorsone scuola, gli insegnanti chiedono di posticiparlo: "Causa Covid troppi rischi nello spostamento"

10 Ottobre 2020

ANCONA Si compatta il fronte degli insegnanti precari. In ansia per il costante aumento dei contagi, chiedono di posticipare il concorsone che partirà il 22 ottobre e che si terrà in diverse regioni d’Italia, in base alla classe di concorso. Il nodo, per loro, è proprio questo.

I docenti non vogliono spostarsi, perché – dicono – è troppo rischioso. «La mia prova – fa sapere un insegnante di musica del Fermano – verrà svolta la mattina nel Lazio, dove i contagi sono in netto aumento e dove sarò costretto a soggiornare. Ho paura per la mia salute e per quella dei miei familiari».

«I precari – gli fa eco un altro insegnante della provincia – non sono contro il concorso, ma meriterebbero maggiore rispetto dal momento che ogni anno contribuiscono in modo sostanzioso a mandare avanti il sistema scolastico».

Per mercoledì prossimo, i sindacati della scuola hanno indetto una giornata di mobilitazione, con presidi davanti alle prefetture, per chiedere di stoppare il concorso.

Torna sulla questione anche Francesco Verducci. Il senatore Pd ha presentato due interrogazioni urgenti ai ministri dell'Istruzione e della Salute, chiedendo «una “finestra” di recupero per i docenti che, a causa di quarantena o isolamento, sono impossibilitati a partecipare al concorso straordinario».

Dal vicepresidente della Settima commissione arriva anche la richiesta a valutare la sospensione del concorso, «vista la situazione di estrema complessità che si vive nelle scuole» e di aprire un tavolo con i sindacati «su una revisione del procedimento per garantire un'immissione in ruolo più efficace per il sistema scolastico».

Per Verducci, in ogni caso, il concorso andrebbe fatto a scuola, in contemporanea con le lezioni. «Vanno evitati – spiega – nuovi focolai all'interno delle scuole. L'obiettivo primario è tenerle aperte e garantire, soprattutto ai ragazzi più deboli e vulnerabili, l'attività didattica in presenza».

«L'avvio della procedura straordinaria in queste condizioni – chiosa – rischia di compromettere il sistema scolastico nel suo insieme, vanificando gli sforzi fatti per l'avvio in sicurezza».

Francesca Pasquali

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