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Ucciso in strada davanti ai passanti. Le Marche si riscoprono violente. Don Vinicio: si disprezza chi non è bianco, questa regione è diffidente

30 Luglio 2022

CIVITANOVA MARCHE – Purtroppo non era un film. Quell’uomo a terra, con le mani di un altro attorno al collo era vero. E la sua vita non gliela ridarà nessuno. È morto davanti alle telecamere dei telefonini, di fronte agli occhi di chi stava passeggiando per fare shopping Alika Ogorchukwu.

In pieno centro, corso Umberto I a Civitanova marche, ma nonostante le decine di persone attorno a loro, i due uomini, l’altro Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo, un operaio di 32 anni, è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario, sembravano soli.

Indifferenza di fronte alla violenza, a parte un ‘così lo uccidi’ che si sente nei video fatti circolare sui social. Sono bastati pochi attimi per passare da un’aggressione a un omicidio. La furia di Ferlazzo ha superato ogni immaginazione. A scatenarla, stando al suo legale, un apprezzamento di troppo del nigeriano alla sua compagna. Starà alla Procura capire. Alika viveva nelle Marche da 16 anni. Residente a San Severino, era un volto noto del territorio. Un po’ lavorava, un po’ chiedeva l’elemosina, sempre in maniera elegante. Aveva moglie e figlio.

Si può morire così? L’analisi di don Vinicio albanesi, su Repubblica il giorno dopo, è allarmante.  “Questa è una regione diffidente, che accetta gli stranieri, neri, solo se ha bisogno di manodopera. Siamo rimasti a una cultura di villaggio che disprezza chiunque non sia bianco e locale”. Fa riflettere dopo le parole di Joe Blair, ex campione di basket, pochi giorni fa a Pesaro.

Purtroppo la globalizzazione non ha amplificato la libertà di pensiero ma il razzismo. Lo ribadisce il fondatore della Comunità di Capodarco: “Il razzismo è globalizzato, non la civiltà. Dopo l'attentato di Traini del 2018, in questa regione era diminuito l'afflusso di immigrati africani. Per paura. Oggi, infatti, c'è un disperato bisogno di manodopera. Ma anche qui c'è il razzismo. I neri vengono presi per lavare i piatti, per lavorare nei campi, per le pulizie. Raramente impiegati, ad esempio, per servire ai tavoli nei ristoranti” ha concluso don Vinicio sule pagine del quotidiano romano.

Per le Marche è un tornare nell'incubo della violenza. Basta pensare ai casi Pamela Matropietro e Luca Traini. Sconvolto il sindaco di Civitanova Ciarapica: “Quello che è accaduto oggi nella nostra città è un fatto di una violenza inaudita che ci ha lasciato attoniti”.

E così il governatore Francesco Acquaroli: “Le Marche sono una terra accogliente e solidale: un fatto come quello di ieri è inaccettabile per la nostra comunità ed è completamente estraneo alla nostra cultura. È necessaria tolleranza zero rispetto alla violenza, in ogni forma, con l'impegno sinergico di tutte le istituzioni. La Regione Marche chiederà di costituirsi parte civile nel procedimento che si aprirà, per difendere l'identità, i valori e l'immagine dei marchigiani e delle Marche. Siamo da sempre una comunità solidale, inclusiva e vogliamo rimanere tale, con l'impegno di tutti”. quell’impegno che nessuno ha messo per fermare l’aggressore in un caldo venerdì di fine luglio.

r.vit.

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