FERMO – Dall’interruzione di gravidanza all’interruzione di una maggioranza. Tutto in una notte, tutto dopo un consiglio comunale fiume, con troppi punti all’ordine del giorno, e non è la prima volta, che si accende più per i cestini dell’immondizia nel centro storico che per il diritto delle donne di poter scegliere, con il dolore che comporta, di interrompere volontariamente la gravidanza.
La lista ‘ ‘La Città che Vogliamo’ che è rappresentata in giunta dal presidnete del consiglio comunale Francesco Trasatti, dopo che l’assessora Lanzidei ha preso una strada diversa, ha detto basta. Inaccettabile il non voto della mozione presentata proprio dal segretario Nicola Pascucci in merito all’applicazione della delibera AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) in materia di accesso all’ IVG farmacologico nelle Marche, potenziamento dei consultori pubblici e la piena applicazione della legge 194’.
“Abbiamo assistito a un’operazione politica che mai ci saremmo aspettati dai colleghi di maggioranza. Il consigliere Bargoni è stato l’ultimo tassello di una cospirazione vera e propria di una parte della maggioranza contro l’altra” sottolinea Pascucci. Che focalizza su Bargoni, il consigliere che già nella penultima assise aveva sferrato un duro attacco a Trasatti.
Pascucci, Bagalini e Febi rivendicano la serietà d’azione, l’aver votato sempre con serietà e responsabilità, non chiedendo neppure la sostituzione dell’assessora Lanzidei. “La mozione è stata presentata a firma dei consiglieri di maggioranza Pascucci, Bagalini e Febi (La Città che Vogliamo); Perticari, Pistolesi, Faggio, Borraccini (Piazza Pulita) e di minoranza Nicolai, Vallasciani, Malvatani (PD), Morroni, Interlenghi (Fermo Capoluogo) e Fortuna (M5S). Premesso che, sul delicato tema, riteniamo ognuno di noi debba essere libero di votare secondo coscienza, nella riunione preconsiliare di maggioranza non era stata palesata alcuna volontà contraria addirittura alla votazione della mozione”.
E invece, in Consiglio si è assistito aa un ‘fuggi fuggi’. “Le prime a lasciare l’assise comunale sono state proprio due delle tre donne presenti: Mariani e Remoli; seguite da Tramannoni, Palmucci, Acito, Simoni, Lucci, Tulli, Rocchi, Giacobbi, Ferroni oltre agli assenti. Ci ha pensato il consigliere Bargoni a mettere la pietra tombale sulla maggioranza attendendo sul cancelletto la conta del numero dei consiglieri da parte del presidente del consiglio Trasatti, uscendo e facendo così di fatto venir meno il numero legale”.
Tutto questo, è inaccettabile: ”Usciamo dalla maggioranza”. Una scelta che no intacca sula carta il ruolo del presidente del Consiglio, che teoricamente rappresenta tutto il Consiglio e non solo una sua parte. ma anche su questo, si vedranno le decisioni del gruppo che supporta il sindaco Calcinaro.
La decisione ha una prima reazione, quella del Partito Democratico: “L’uscita dalla maggioranza della lista “Fermo – La città che vogliamo” è la crepa definitiva nel castello di vetro del civismo locale, che per anni ha tenuto assieme anime eterogenee sotto la guida accentratrice del sindaco. Mentre una parte della maggioranza si smarca e comincia a rivendicare un’identità politica distinta, e le forze di opposizione ricompongono una convergenza ampia e coerente sui temi di fondo, il “civismo” locale – ribadisce il segretario Iagatti - si rivela per ciò che è: un contenitore svuotato, funzionale ad una stagione, ma incapace di durare e di incidere in modo lungimirante.
Il deus ex machina non tiene più i fili, non per mancanza di lucidità, ma perché ha scelto un differente posizionamento: legittimo, certo, ma ormai non più compatibile con il racconto di un’amministrazione equidistante, pluralista e neutra. Ora che il sindaco non è più rieleggibile, quella fragile alchimia va in frantumi. Le identità tornano a galla, i distinguo si fanno insanabili e la direzione presa - sebbene mai ufficializzata - appare sempre più chiaramente orientata a destra”.