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In ricordo di Alfredo Beni: 'Dritto al cuore', parole e rime di Lucio Doria

19 Maggio 2021

PORTO SAN GIORGIO - Ogni anno Porto San Giorgio ricorda Alfredo Beni, il valoroso appuntato ucciso durante il servizio da un commando fuori da un locale. Quest’anno, il poeta e scrittore Lucio Doria ha voluto ricordare il suo sacrificio e quello di tanti componenti dell’Arma

DRITTO AL CUORE “In memoria – spiega Lucio Doria - dell’appuntato dei Carabinieri - Alfredo Beni -trucidato il 18 maggio del ‘77 durante lo svolgimento del suo dovere”.

Erano le 20,00 del 18 maggio di un caldo 1977, avevo finito l'ultimo boccone di corsa, si era fatto tardi. Salutai i ragazzi ed uscii. Mia moglie, mi raggiunse sul ciglio della porta, mi fermò tirandomi per un braccio, mi fece girare e mi diede un bacio: «Volevi uscire senza salutarmi? Mi raccomando stai attento là fuori». Era la solita raccomandazione di una donna e moglie preoccupata, di un carabiniere. Le sorrisi: «Viviamo a Porto San Giorgio, lo sai, è una cittadina tranquilla, non preoccuparti ci vediamo domani mattina a colazione, così mi prepari il tuo buonissimo caffè». La baciai sulla fronte con tutta la tenerezza che potessi avere, come a voler calmare i suoi pensieri. Il collega era già in macchina, ad attendermi, parcheggiai la mia auto e partimmo. Quella doveva essere una serata qualunque, di quelle che scorrono lente in un paese dove, a parte qualche ubriaco e qualche verbale per infrazione al codice della strada, non succedeva altro. Ci fermammo al solito posto per il servizio di routine, quando il mio collega, intorno alle 22,00 rispose alla chiamata dalla centrale: “dirigetevi presso il ristorante, il Caminetto, di supporto al capitano Rosario Aiosa e al brigadiere Velemiro Di Toro Mammarella ed altri colleghi in borghese all'interno del locale, è stata intercettata un'auto sospetta; una Volvo targata Chieti, il conducente ed altri 5 occupanti di tale veicolo sono all'interno del ristorante. Massima cautela”.

 Ripartimmo immediatamente e in un lampo giungemmo sul posto, fermi in attesa di altre istruzioni dal comando. La tensione era altissima. Un’ulteriore chiamata ci disse di fare un controllo delle generalità una volta che gli individui fossero usciti dal locale. Era chiaro che quello non era un semplice controllo. Ma anche se eravamo stati addestrati ad agire con lucidità a qualsiasi evento, rivoli di sudore scivolavano via da sotto il cappello d’ordinanza, percorrendo le tempie pulsanti e finendo dritte nel colletto come a volersi nascondere. D’un tratto eccoli spuntare fuori dal locale.

Alla nostra vista i malviventi si fermarono di scatto; scendemmo dall'auto di servizio con apparente tranquillità: «Favoriscano i documenti, per favore». Dissi ad uno di loro con voce apparentemente calma e ferma. Avevo notato dietro di loro il capitano Aiosa ed altri nostri colleghi in borghese che ci venivano incontro, poi come per un incantesimo, tutto prese a muoversi lentamente intorno a me. Sentii un colpo sordo. Poi più nulla. I suoni iniziarono a distorcersi, un forte e fastidiosissimo sibilo alle orecchie mi impediva di capire le parole.

I volti dei miei colleghi sembravano aver tutti la medesima espressione come nel famoso quadro di Munch, ognuno di loro era proiettato verso parti opposte. Lentamente, come un enorme sipario nero trapunto di lucenti paillettes, il cielo scendeva su di me; le mie forze cedettero a quella di gravità. Stramazzai al suolo. Il buio. Il mio nome è Alfredo Beni, appuntato dell’arma dei carabinieri, padre esemplare e marito fedele. Solo un colpo è bastato. Un colpo... Dritto al cuore.

FIGLI D’ITALIA “Una breve poesia dedicata ai militi dell’arma dei carabinieri” prosegue Doria.

Le mani, quelle, non conoscono color, d’aiuto accorrono, signor Si!

Devoti oh Dio… e nel silenzio pregano.

Cuori in sacchi stranieri di sabbia per la nostra libertà, ci offrono, mentre fiamme silenti nel vento drappeggiano, su strade trapunte di stelle e mari scintillanti d’argenti.

Figli d’Italia, tra polvere e sangue, arditi difendon la vita, con quella di loro, alla Virgo Fidelis riponete paure, ma la forza del sonno dei giusti ch’è in voi, vi alimenta.

Guerrieri vi offrite, custodi a sorrisi di bimbi o al passo incerto di un vecchio col cane, dall’alta Predoi alla remota Linosa differenza non c’è, siamo tutti italiani.

Sudori e lacrime nel silenzio versate perché figli, madri e padri sotto l’uniforme voi siete, e con spirito di sacrificio su tutti noi vegliate.

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