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Giustizia, guida semplice al referendum del 12 giugno

10 Giugno 2022

*Se ne parla poco e quando accade tutto appare difficile, tecnico, incomprensibile e quindi ci sentiamo strumentalizzati al punto di volerci sottrarre, di cosa stiamo parlando? Dei referendum e in specie di quelli del 12 giugno 2022.

Nonostante si tratti di un diritto di voto che incide immediatamente su leggi dello Stato, come un’entrata a gamba tesa del cittadino a colpire l’incapacità del Parlamento di sciogliere nodi fondamentali della vita di noi tutti, sempre più spesso rimaniamo alla finestra a guardare e il quorum del 50% + 1 della partecipazione degli aventi diritto al voto appare un limite insuperabile.

Sono però convinto che se questioni complesse venissero trattate con semplicità e onestà intellettuale, la partecipazione democratica ne guadagnerebbe.

Cominciamo quindi con il dire che in Italia si vota soltanto domenica 12 giugno da mattina a sera, oltre che per le elezioni amministrative nei comuni interessati, per 5 referendum abrogativi sulla Giustizia su schede ognuna di colore diverso dove facendo la croce sul Sì vogliamo le cose cambino, sul No che restino come sono.

Il referendum n.1 è su scheda rossa e vuole l’abolizione della cosiddetta legge Severino (n.190/2012) dal cognome del Ministro del Governo Monti, che prevede i politici non possano candidarsi e se eletti decadano allorquando condannati con pena oltre i 2 anni in via definitiva per reati dolosi contro la pubblica amministrazione.

E’ inaccettabile perché contrario alla presunzione di innocenza che dopo una condanna di primo grado, che magari poi verrà ribaltata nei gradi successivi di giudizio, intervenga la sospensione automatica dall’incarico perché questo significa negare rappresentanza agli elettori e bruciare il politico attenzionato da certa magistratura, ma per superare questo abominio la soluzione è fare una modifica di legge ad hoc, certamente non tenere in politica attiva chi è stato accertato in via definitiva essere un corrotto.

Il referendum n.2 è su scheda arancione e riguarda le misure cautelari ossia la possibilità di finire ad esempio agli arresti domiciliari o in carcere in corso di indagini, il che può avvenire quando l’indagato potrebbe fuggire all’estero, inquinare le prove o commettere di nuovo lo stesso reato, che abbia una pena massima superiore ai 4 o 5 anni o che consista nel finanziamento illecito dei partiti. Il referendum vorrebbe, salvo non vi siano di mezzo l’uso della violenza o di armi o la criminalità organizzata o l’eversione, eliminare quest’ultima ipotesi, la reiterazione del reato, dalle ragioni per disporre misure cautelari.

Se è vero che togliere la libertà prima di una condanna definitiva deve essere l’eccezione di cui invece a volte si contesta l’abuso, meglio una legge che limiti la cella preventiva ai reati più gravi sottraendo al rischio le ipotesi non sentite di particolare pericolo per la sicurezza sociale, come quella del finanziamento illecito dei partiti per intenderci, piuttosto che tirare via tutto con il rischio che il ladro colto in flagrante e subito condannato venga rimesso immediatamente in libertà, pure nella consapevolezza delle autorità che questi si sta organizzando per compiere un nuovo colpo.

Il referendum n.3 è su scheda gialla e riguarda la separazione delle funzioni dei magistrati. Superato il concorso in magistratura si decide se fare il pubblico ministero o il giudice, salvo nel tempo cambiare idea e funzione andando fuori regione così passando da un ruolo all’altro fino a 4 volte.

Il fenomeno detto delle porte girevoli in realtà ha interessato finora pochi magistrati, ma il referendum vuole dividere le strade definitivamente all’inizio del percorso, quindi il magistrato dovrà scegliere subito e una volta per tutte da che parte stare, se per accusare o per giudicare, perché le promiscuità in carriera lasciano spazio a margini di dubbio e allora valga quanto diceva dei politici il giudice Paolo Borsellino per tutti coloro che svolgono funzioni pubbliche, non basta essere onesti, lo si deve anche apparire.

Il referendum n.4 è su scheda grigia e concerne la valutazione dei magistrati, i quali si giudicano da soli tra loro nei consigli giudiziari.

Il referendum vuole si apra all’intervento di valutazioni sui magistrati da parte anche di professori universitari e avvocati, come del resto a scuola la pagella non veniva fatta dagli alunni miei compagni di banco con i quali avrei volentieri scambiato bei voti, ma dai professori.

Il referendum n.5 è su scheda verde e riguarda il Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo che decide della vita dei magistrati, incarichi, trasferimenti, procedimenti disciplinari, ecc. Il magistrato che volesse farne parte per candidarsi deve prima raccogliere almeno 25 firme di colleghi disposti a sostenerlo, una corrente che lo trasporti alla nomina. Il referendum vuole eliminare il numero minimo di firme perché il magistrato si candidi senza sponsor, libero da ogni vincolo correntizio, che però uscito dalla porta rientrerebbe dalla finestra in quanto senza un gruppo di sostegno non si hanno poi i voti per l’elezione.

Non sarà certo l’eliminazione delle correnti, ma almeno un segnale a ricordare che se esistono magistrati piegati alla politica, agli affari, alla carriera, alle amicizie, la stragrande maggioranza di essi è data da professionisti, donne e uomini, che senza clamore lavorano in buona fede tra mille difficoltà organizzative e burocratiche per il bene comune.

*avvocato Andrea Agostini

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