FERMO- Il 10 ottobre di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale, un’occasione preziosa per riflettere sulle sfide che affronta questo settore cruciale per il benessere delle persone.
L’Associazione Psiche 2000, di familiari per la salute mentale, come ogni anno, col desiderio di non lasciare tale iniziativa vuota ma darle realmente e concretamente significato, vuole accendere un faro e illuminare la situazione della salute mentale, nel fermano e non solo.
Quest’anno, la situazione è particolarmente allarmante: segni evidenti di una crisi nei servizi sanitari per la salute mentale stanno emergendo in tutta evidenza. L’assenza di risorse umane ed economiche, la carenza di visioni e prospettive a lungo termine, e un approccio prevalentemente medico-farmacologico stanno mettendo a repentaglio la qualità e l’efficacia delle cure.
Negli ultimi anni, il dibattito intorno alla salute mentale ha acquisito centralità, ma le promesse di riforma sembrano ancora lontane dal concretizzarsi. Il personale nei servizi di salute mentale è spesso insufficiente e sottopagato, costretto a operare in condizioni di stress estremo. I budget dedicati a questi servizi sono limitati, mentre la domanda di aiuto cresce in modo esponenziale.
Questo scenario produce un paradosso: da un lato la crescente consapevolezza pubblica sull'importanza della salute mentale, dall'altro una realtà in cui molte persone non ricevono le cure di cui hanno bisogno e, a volte, neanche il giusto orientamento ai Servizi, rimanendo a brancolare nel buio, nella confusione generata dall’emergere, in famiglia, di una patologia diffusa e altrettanto sconosciuta e misteriosa.
Tuttavia, è fondamentale andare oltre la mera somministrazione di farmaci e affrontare la salute mentale come una questione complessa che richiede un approccio integrato. È altrettanto vitale che le strategie di intervento non si limitino al campo medico, ma si espandano per includere aspetti sociali e psicologici. La salute mentale è influenzata significativamente dalle relazioni sociali e dalle dinamiche comunitarie. Le attività ricreative e di gruppo, le palestre relazionali e i tirocini di inclusione sociale possono svolgere un ruolo cruciale nel processo di recupero di ciascun individuo. La visione di Basaglia, di cui quest' anno cade il centenario dalla nascita, andava in questa direzione ma dispiace constatare che, nel tempo, sia stata depotenziata e sfibrata fino a rendere sterili gli interventi finora possibili.
Il concetto di “recovery” nella salute mentale non si limita alla scomparsa dei sintomi; al contrario, abbraccia una visione olistica che mira a migliorare la qualità della vita e a facilitare la reintegrazione sociale. Il recovery implica che le persone con problemi di salute mentale non siano solo pazienti, ma attori attivi nel loro percorso di cura. Ciò significa lavorare su obiettivi personali, ristrutturare le proprie esperienze di vita e costruire una rete di supporto che favorisca la resilienza. In questo contesto, è essenziale che i servizi sanitari adottino un approccio centrato sulla persona, che rispetti le esigenze e le aspirazioni di chi affronta queste difficoltà. Offrire opportunità di inclusione, come tirocini e attività di gruppo, non solo contribuisce al benessere mentale, ma promuove anche un senso di appartenenza e accettazione all’interno della comunità.
Infine, è importante sottolineare che la salute mentale non riguarda solo le persone direttamente coinvolte, ma è una questione di responsabilità collettiva. Le istituzioni, i professionisti e la società nel suo complesso devono lavorare insieme per garantire che ogni individuo abbia accesso a servizi adeguati, con risorse sufficienti e strategie innovative.
In occasione di questa Giornata Mondiale della Salute Mentale, in quanto familiari di persone affette da tali patologie, rivolgiamo un appello a tutti coloro che hanno a cuore la questione: basta parole e basta promesse, è il momento di investire in risorse umane e finanziarie, di sviluppare una visione lungimirante e di abbracciare un approccio olistico, anche in un’ottica di collaborazione fra servizi sanitari, sociali e associazionismo. L’obiettivo deve essere quello di costruire una coscienza comunitaria, un effettivo luogo di inclusione, in cui declinare un percorso di recovery reale e duraturo per tutti, affinché ogni persona possa vivere una vita dignitosa e piena di significato.
Luana Maria Fermani, Presidente Psiche 2000 Fermo