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Frode sui contributi Covid del "Cura Italia". Una società sportiva fermana incassa oltre 250mila euro ed ora è nei guai

29 Marzo 2023

FERMO - Avrebbero intascato illecitamente oltre 250mila euro che erano invece previsti per i giovani sportivi tesserati in base al decreto "Cura Italia". Un'azione che è costata la denuncia per tre soci di un’associazione sportiva dilettantistica del fermano da parte del Comando Provinciale di Fermo. I tre sono stati segnalati alla locale Procura della Repubblica per i reati di falsità materiale commessa da privato e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Durante la pandemia, per scongiurare il completo collasso del mondo dello Sport, lo Stato aveva introdotto un contributo quale indennità per tutti i collaboratori sportivi, erogato da Sport e Salute SpA - società in house del Ministero dell’Economia e delle Finanze - sulla base di alcuni requisiti normativamente previsti.

Le fiamme gialle hanno rilevato alcune anomalie sui cassetti fiscali di diversi giovani associati ad un’importante associazione sportiva dilettantistica del fermano, nei quali risultava presente una Certificazione Unica emessa nei loro confronti dalla Sport e Salute S.p.A, riguardante l’erogazione di una somma riconducibile al contributo sopracitato, tuttavia mai richiesto né percepito.

Gli accertamenti, eseguiti su delega della Procura della Repubblica di Fermo, hanno permesso di scoprire quello che gli organi inquirenti hanno defintio "un ingegnoso sistema" con l’A.S.D. che avrebbe presentato l’istanza per l’accesso al beneficio in nome e per conto di oltre 50 collaboratori sportivi, totalmente inconsapevoli.

I militari del Gruppo di Fermo, dopo aver acquisito ed esaminato tutta la documentazione presentata alla Sport e Salute S.p.A. dalla A.S.D. per l’ottenimento del beneficio, hanno convocato numerosi ragazzi destinatari del contributo statale, i quali hanno completamente disconosciuto sia le firme apposte, sia il modello e il contenuto dell’istanza.

Gli stessi hanno inoltre confermato di non aver mai richiesto né percepito alcun compenso o rimborso. Tali dichiarazioni venivano comprovate dal fatto che, tra la documentazione acquisita, vi fossero anche diverse deleghe all’incasso, anch’esse falsificate, con cui i ragazzi, sprovvisti di un proprio conto corrente, avrebbero richiesto l’accredito delle somme su quello della associazione sportiva.

In una successiva fase d’indagine, esperita mediante mirati accertamenti bancari, sono state analizzate le movimentazioni di denaro su tale conto corrente ed è stato effettivamente riscontrato che i contributi statali erogati venivano integralmente accreditati sul medesimo, senza tuttavia essere poi riversati ai legittimi beneficiari.

Inoltre, gli approfondimenti effettuati hanno fatto emergere che alcuni atleti in nome e per conto dei quali la A.S.D. aveva richiesto il contributo, in realtà non ne avrebbero avuto neppure diritto, posto che risultavano aver percepito altri redditi, condizione incompatibile con il beneficio in questione.

Il meccanismo fraudolento ha permesso all’A.S.D. di intascare oltre 250mila euro, gran parte dei quali erano destinati a tutela ed in favore dei collaboratori sportivi associati ma che, di fatto, non sono mai entrati nella disponibilità dei medesimi.

Le condotte illecite sono attualmente al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e, sulla base del principio di presunzione di innocenza, l’eventuale colpevolezza delle persone sarà definitivamente accertata solo ove interverrà sentenza irrevocabile di condanna.

L’attività di servizio conclusa, testimonia il ruolo primario della Guardia di Finanza nella lotta agli sprechi di denaro pubblico, con la finalità di consentire un utilizzo trasparente ed efficiente dei finanziamenti nazionali e comunitari e garantire l’effettivo sostegno alle fasce più colpite dalla crisi pandemica.
a.p.

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