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Fashion taskforce, l'idea del principe Carlo stimola i calzaturieri. "L'etichetta sulla tracciabilità ci favorisce, agiamo subito"

2 Novembre 2021

di Raffaele Vitali

MONTEGRANARO – Tra i tanti temi del G20, ce ne è uno che interessa direttamente anche il mondo manifatturiero marchigiano e in particolare quello della moda che ha nel distretto fermano maceratese il suo cuore. A farlo emergere è Carlo, il principe di Galles.

“Un certificato digitale che racconta la storia di ogni capo di abbigliamento, ne permette la tracciabilità, ma soprattutto risponde al diritto delle persone di sapere se ciò che comprano è creato in modo sostenibile”. È il principe che ha voluto la ‘Fashion Taskforce’ per esplorare, studiare, proporre, un percorso più sostenibile per il settore della moda, che è tra gli ambiti industriali più inquinanti.

Si chiama Digital ID ed è un vero e proprio passaporto digitale che accompagna ogni capo, portando con se tutte le informazioni necessarie ad allungarne il ciclo vitale: fornisce ai clienti le informazioni di cui hanno bisogno per fare scelte più pulite, sane e sostenibili.

Dimostra che il business non si limita a parlare di questi problemi, ma che è passato all'azione. “Le persone hanno il diritto di sapere se ciò che comprano è creato in modo sostenibile e abbiamo la responsabilità di dirglielo, perché crediamo veramente nei principi condivisi di trasparenza, responsabilità e applicazione” ha ribadito Carlo.

Ma cosa ne pensa chi da sempre lotta per la certificazione made in, come l’imprenditore Enrico Ciccola: “Con la tracciabilità in pratica possiamo comunicare tutto. Quello che è necessario secondo noi comunicare, quantomeno lo pensa chi fa lavorazioni sostenibili”.

Negli anni Ciccola è rimasto, come molti imprenditori, scottato dalle mancate decisioni: “Penso al pacchetto sicurezza mai approvato in Europa, dove ci si è accontentati del pacchetto Beni, con relatore l’eurodeputato italiano, che poco ha significato. E invece, ora dobbiamo puntare su un pacchetto Sostenibilità / Tracciabilità che riprenda il buono mai portato a compimento”.

Quello che il calzaturiero di Montegranaro teme, è che le associazioni di categoria e la politica alla fine non si attivino, perché poi la tracciabilità potrebbe essere un problema per più imprese di quanto si creda. “Le griffe – conclude Ciccola – hanno solo vantaggi da una etichetta di questo tipo che andrebbe a valorizzare la filiera produttiva. Confido quindi che Assocalzaturifici si attivi davvero, creando un dossier e pianificando azioni concrete per far sì che il pacchetto tracciabilità diventi realtà”.

Se la manifattura italiana ha una chance di sopravvivenza di fronte a un mondo che cerca sempre di più il ‘prezzo’ è nella qualità e nella sostenibilità della sua produzione.

IL NO TEDESCO AL MADE IN

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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