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Doccia fredda sul made in. Il numero 1 dei calzaturieri tedeschi al Micam: "Per noi è importante la qualità, non il dove"

23 Settembre 2021

di Raffaele Vitali

MILANO – Incontro importante a Milano. Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici, e Manfred Junkert, segretario generale dell’associazione dei produttori calzaturieri della Germania, l'HDS/L. Importante, perché la Germania per tanti è il primo mercato, imprenditori marchigiani inclusi, e perché in Germania si decidono molte delle azioni comunitarie, inclusa quella sul made in che a questo punto è congelata, non solo rinviata.

Junkert, come sta il mercato tedesco?

“I primi cinque mesi del 2021 sono stati difficilissimi, il Governo ha tenuto tutto chiuso, un lockdown durissimo. Per il retail il calo è stato del 22% sul 2020. Rispetto al 2019 parliamo anche di -50%. Questo ha inciso anche sulla forza lavoro, calata del 6,2%”

 E ora?

“Negli ultimi due tre mesi è migliorato, giugno è stato un bel momento. E ora settembre, che per i tedeschi significa saldi, quindi tutti comprano”.

La Germania è importante per il mercato italiano, si vendono le nostre scarpe?

“L’Italia è molto famosa per le calzature di qualità. È un momento difficile. Molti eventi non sono avvenuti e quindi la gente non ha comprato. Diciamo che il lockdown non ha favorito le vostre produzioni. Le sneakers sono le regine. Sport e outdoor stanno crescendo, ma per le scarpe eleganti l’Italia resta la preferita”.

Junker, domanda chiave. Cosa pensa del made in, così richiesto dall’Italia e da voi osteggiato in Europa?

“Una premessa: il rapporto con la corporazione italiana è ottimo. Ma non su tutte le questioni abbiamo le stesse opinioni. Sarò chiaro. Per noi è più importante la sostenibilità, la capacità di sviluppo tecnologico, per noi il made in non è la soluzione. Per il consumatore tedesco è più importante conoscere la qualità, la salubrità delle scarpe che dove è prodotta”.

Capitolo produzione, in Germania le aziende stanno tornando dopo anni in Paesi più economici?

“Il reshoring non è un tema. Noi abbiamo accordi commerciali in ogni parte del mondo (anche con la dogana russa, ndr). Potrebbe essere interessante per il futuro se si dovessero prolungare difficoltà di spostamento di persone e merci. Ma ripeto, più che dove, conta la materia”.

I produttori tedeschi comprano in Italia componenti?

“Assolutamente sì. Dopo il Micam ci sarà Lineapelle e per noi è un’ottima accoppiata. La Germania è interessata all’alta qualità. Lavorano quasi tutti con concerie., principalmente in Toscana con cui abbiamo anche progetti di sviluppo su biochimica e nuove tendenze. E quando non veniamo noi, arrivano loro, come accadrà ad ottobre a Francoforte con ModEurop”.

Segretario, parliamo di Italia, ma dove comprano i tedeschi?

“Il primo mercato per import è la Cina, che vale il 43% in calo del 5. Poi Indonesia e Vietnam a loro volta in calo. Cresce dell’1,2% l’import dall’Italia che con il suo 4,8% è il quarto mercato, ma soprattutto da Spagna e Portogallo, in media del 15%”, ma in sieme non raggiungono il 4% del valore totale.

@raffaelevitali

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