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Donne straniere, non solo badanti e welfare. Troppe lauree non riconosciute. Kotori, Cisl Fermo: "Chi può apre un'impresa da sola"

8 Marzo 2022

di Raffaele Vitali

FERMO – 8 marzo, tanto da dire e da fare. Chi si muove in prima linea, ogni giorno, è Adjola Kotori, responsabile dell’associazione Anolf (associazione nazionale oltre le frontiere) che fa parte della Cisl di Fermo.

La 35enne di origini albanesi, che da 18 anni vive in Italia, gestisce lo sportello immigrati e collabora anche con l’Ambito XX. “Mi sono laureata in Ancona in Scienze economiche e finanziarie. E oggi lavoro alla Cisl e con l’Ambito, come tante donne part time. Lotto per la stabilizzazione, come ho lottato per avere nel 2020 la cittadinanza italiana, dopo troppi anni”.

Kotori, di cosa si occupa?

 “Ricongiungimenti familiare, corsi di lingua italiana, permessi di soggiorno: tutto quello che serve, subito, a chi arriva in Italia”.

Chi si rivolge allo sportello?

“Il primo incontro è per conoscersi. Poi si crea il rapporto di fiducia e spesso il primo che è venuto allo sportello poi coinvolge tutta la famiglia”.

Lei ritiene che le condizioni delle donne nel mondo del lavoro siano migliorate negli anni?

“Partiamo dalle italiane. Nelle Marche la maggior parte delle aziende sono a conduzione familiare. Questo significa che principalmente cercano ruoli impiegatizi con mansioni specifiche. Capite che questo quadro rende complesso il fare carriera delle donne perché non è semplice arrivare alla posizione di manager quando ti muovi dentro una cornice familiare”.

Stesse difficoltà nel manifatturiero?

“Non presenta dati molto positivi. Le donne vivono in maniera molto marcata la precarietà che spesso diventa sfruttamento, con una discriminazione interna. E lo vediamo quando ci sono riduzioni di personale, le prime che vengono licenziate sono le donne. Si parla di figure determinanti, ma i dati poi raccontano qualcosa di diverso, inclusa la differenza di stipendio”.

Si acuisce tutto questo quando parliamo di donne straniere?

“Abbiamo affrontato questo tema pochi giorni fa con la Prefettura. Le straniere principalmente sono occupate nel campo dell’assistenza agli anziani, badanti e pulizie. Sono un pilastro del welfare nazionale, visto che le italiane non amano quei lavori, eppure…”.

Funziona l’inserimento delle donne straniere in provincia?

“Sono doppiamente svantaggiate: donne e straniere. L’effetto è quindi sia dal punto di vista retributivo sia occupazionale. La disparità c’è per le italiane, aumenta per le straniere, ancora di più peer le extracomunitarie”.

Sono integrate le donne?

“Una delle problematiche maggiori per le donne che vengono in ufficio è il non riconoscimento dei titoli di studio ottenuti nel paese di origine, le qualifiche professionali. Questo sarebbe fondamentale per arrivare a una vera integrazione e a una soddisfazione personale. Questo farebbe partecipare maggiormente le donne nel mondo del lavoro e di conseguenza ridurrebbe la dipendenza dai mariti. Vi assicuro che i casi sono tantissimi, molte lauree restano inutilizzate”.

Quali sono i paesi di provenienza maggiori?

“Principalmente arrivano albanesi, poi indiani, pachistani, russi e ucraini. Molte anche dall’Indonesia”.

Emergenza guerra in Ucraina, c’è possibilità di lavoro per le donne che arriveranno?

“La Prefettura metterà a disposizione dei permessi temporanei con cui possono lavorare. Il lasso temporale no è staio ancora ben definito. Già numerose le domande che sono arrivate in ufficio. Tutte preoccupate, confuse, piene di ansia”.

Imprenditrici straniere ce ne sono?

“Di donne che cercano l’indipendenza ne abbiamo molte, pure in questa fase difficile. Nelle Marche le imprese femminili resistono, sono resilienti, sanno superare le difficoltà. Turismo, agricoltura, sanità sono il core business. Nel Fermano principalmente le donne aprono aziende che producono per calzaturifici o che si occupano di pulizie”.

Cosa servirebbe per migliorare la vita delle donne lavoratrici nel Fermano?

“Un cambio culturale. Le donne devono assumere ruoli manageriali. Basta con l’idea che debbano solo curare la casa e accudire figli o anziani. Le donne possono fare quello, ma c’è tanto altro. E poi c’è il nodo della maternità, che è ancora un onere che ricade sulla donna. Bisogna parlare di genitorialità, la scelta è comune quando si mette al mondo un figlio”.

Un consiglio che darebbe al mondo femminile?

“Smettere di pensare che dobbiamo studiare solo materie umanistiche o socio-sanitarie, c’è anche la scienza che ci aspetta. Abbiamo grandi potenzialità in tutti i campi, non fermiamoci alla cura dell’altro”.

@raffaelevitali

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