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Fermo è la provincia con più imprese femminili. Il mondo della moda apre alle ucraine in fuga: "Serve chi sa cucire e ricamare, vi aspettiamo"

7 Marzo 2022

FERMO – A poche ore dall’8 marzo, giornata internazionale dei diritti delle donne, la Camera di commercio guidata da Gino Sabatini dà voce alle consigliere e grazie ai dati economici fornisce uno spaccato delle Marche.

Che si confermano una regione con una buona vocazione imprenditoriale al femminile, 23,1% di media: 38.291 su 165.433. la media italiana è inferiore. All’interno di questo quadro spicca Fermo, la piccola provincia infatti con il suo 24% è la prima delle Marche (4895 su 20374, fonte Camera di Commercio delle Marche).

Servizi, sanità e assistenza sociale (40%) restano il core business, ma le voci non mancano in ogni campo, a cominciare dal 21 in manifattura. quest’ultimo, come ricorda l’imprenditrice Doriana Marini, è un settore che ha bisogno di forza lavoro, sempre: “Prendo spunto dall’attualità, dalle tante donne ucraine viste cucire le reti mimetiche. Bene, ecco, il mio appello è alle donne, anche quelle fuggite dalla guerra, che volessero essere impiegate da noi: la porta è aperta, per lavorare e per formarsi. Abbiamo bisogno di chi sa cucire e ricamare".

Anche se ci sono muri da superare, che ogni anno sembrano più alati: “Nel 2020 quasi 800 donne a tre anni dalla nascita di un figlio hanno rassegnate dimissioni: sono numeri che devono far ragionare e portare a soluzioni immediate. La qualità del lavoro va valorizzata. Prendiamo il calzaturiero, settore prezioso e in crisi: il saper fare delle artigiane, alla base dei prodotti di qualità, va riconosciuto e adeguatamente remunerato" ribadisce Daniela Barbaresi, voce dei sindacati nell’Ente.

Eppure, nulla ferma un’imprenditrice, neppure la polvere dei calcinacci del settore costruzioni, che è quello in cui sono meno protagoniste ma non per questo meno importanti. Lo ricorda Natascia Troli: “Proprio nel mondo prevalentemente maschile dell'edilizia sarebbe di grande aiuto la meticolosità ed il perfezionismo tipico delle donne”.

Confermato il peso delle donne in agricoltura, 28% delle imprese totali: “In troppi però – spiega Francesca Gironi – dimenticano che non è così semplice conciliare lavoro e famiglia, anche se l’agrinido aiuta. Nelle Marche e in Italia siamo lontanissimi dalla una parità sostanziale di salario e riconoscimento di ruolo e valore. Il welfare ha lacune enormi, quando mi confronto con le colleghe di Bruxelles vedo che ci divide un divario molto grande".

Servono donne al comando, nei posti apicali, forse così di potrà davvero cambiare qualcosa: “Se ci sono donne titolari di impresa, meno ne troviamo a ricoprire incarichi apicali. Nelle Marche il numero delle donne che ricoprono cariche è diminuito del 1,9%.

Federica Capriotti, consigliera che in Camera Marche rappresenta il settore dell'Industria, lo sottolinea: “In Italia e nelle Marche il numero delle donne che accedono a posizioni di vertice o di rilevante responsabilità manageriale sia ancora nettamente inferiore rispetto a molti altri Paesi; rimango però convinta sono convinta che le differenze di genere costituiscano una risorsa e vadano riconosciute e correttamente utilizzate per lo sviluppo delle imprese. Da diverse fonti arriva il messaggio che le aziende con governance mista sono più competitive e reagiscono meglio nei contesti di crisi: la strada per la parità di genere è ancora lunga, ma i primi passi si stanno muovendo nella giusta direzione".

Raffaele Vitali

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