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Caos Confindustria, il contrattacco di Mariani: "Fatti gravi. E sono pochi i fermani ad andarsene"

11 Aprile 2021

ASCOLI PICENO – "Piccolo e assolutamente irrilevante il numero di aziende che ha rassegnato le proprie dimissioni". La domenica di Confindustria Centro Adriatico è segnata da una lunga lettera a firma del presidente Simone Mariani e di altri 19 membri del Consiglio Generale. Quel consiglio da cui se ne sono andati 16 imprenditori fermani. All'appello nella lettera inviata a tutti gli associati mancano anche altri membri ascolani, tra cui i tre che hanno votato contro l'espulsione di due fermani.

Una lunga lettera che serve a ribadire la propria posizione, ovvero la correttezza delle azioni intraprese, espulsioni incluse, e dal punto di vista dell’attuale maggioranza la pochezza delle azioni dei secessionari. “E’ andata in scena l'ennesima farsa su alcune vicende che vedono la nostra Associazione oggetto di ingiustificati attacchi da parte di alcuni imprenditori” scrivono i 20 imprenditori.

Tra i venti firmatari anche i tre fermani per cui è stata votata l’espulsione dall’Uif pochi giorni fa: Simone Mariani, Matteo Meletti, Enrico Ciccola, Alessandro Fiorilli, Beatrice Colombo, Gianluca Lelii, Massimo Andreani, Marcello Ciotti, Massimo Ubaldi, Luca Antognozzi, Giovanni Tardini, Domenico Vannicola, Simone Ferraioli, Bruno Amadio, Matteo Di Sabatino, Gianni Travaglini, Gianluca Tondi, Pierfrancesco Andolfi, Elisa Scendoni e Angiolo Mannini.

“Riteniamo urgente ripristinare la realtà dei fatti”. Per farlo i venti ricostruiscono i passaggi temporali “che dimostrano inequivocabilmente come in realtà ci sia una cabina di regia volta a mistificare la realtà nel tentativo di trasformare un problema di pochi, la guerra di tutto un territorio”.

I pochi, secondo Mariani e gli altri, sarebbero anche quelli che si sono ritrovati all’assemblea dell’Uif: “La votazione "bulgara" di cui si è parlato nelle notizie di cronaca, che avrebbe deliberato la volontà di sciogliere l’unione delle aziende fermane e ascolane, è avvenuta alla presenza forse del 5% delle aziende aderenti a Confindustria Centro Adriatico e con un’incidenza in termini di peso elettorale all’interno della stessa risibile, forse del 2%, contando anche espulsi e/o aziende non in regola con i contributi”. Una visione molto diversa da quella fornita dall’Uif che ha comunicato 66 imprese in presenza, 44 delegate e un 75% di peso, che a Confindustria si conta sul censo, su quanto si paga a livello di quote.

Tornando alla cronologia, “dopo l'espulsione di due aziende e relativi imprenditori, sono seguite le dimissioni di alcuni componenti del Consiglio Generale dell'associazione (16 fermani), ovviamente solidali alle motivazioni dei diretti interessati. Nelle more di questi due avvenimenti, è stato dato vita a un tam tam mediatico volto a generare l'idea che vi sia un vasto movimento d'opinione che vuole ancora Fermo ed Ascoli divise per colpa di una fantomatica velleità egemone di parte ascolana. Tesi quantomeno ridicola se si pensa che il mandato del presidente Mariani terminerà questa estate proprio a favore di un presidente di area fermana”. A supporto della teoria che non ci sia divisione, i firmatari portano gli interventi di Vecchiola, Paniccià, Mannini e Cesaroni.

La cronologia prosegue con il passaggio del 17 dicembre 2020 in Consiglio, quando l’equilibrio sembrava essere tornato e il voto era stato unanime. Ma poi qualcosa si è rotto. E secondo il presidente Mariani la data chiave è il 16 febbraio: “Prima l’attacco di Santori in Provincia durante il Tavolo di Sviluppo a Ciccola, poi la lettera di un legale a nome dell’Uif  in merito a un'operazione di saldo di un credito vantato da Confindustria Centro Adriatico sin dal 2017, infine gli atti volti a riesumare un'associazione che, nei patti aggregativi sottoscritti e negli accordi transitori stabiliti nello Statuto, doveva restare in piedi solo per gestire il patrimonio”. Tutto questo ha portato a peggiorare i rapporti.

Sono arrivate poi le dimissioni dei membri del consiglio generale e di presidenza. “Ma le indicazioni ricevute dai probiviri sono state nette: espulsione per tutti coloro che si erano adoperati nello sconcertante disegno di ricreare una associazione parallela all'unica esistente. Di fronte a questo – concludono i venti - vogliamo ribadire a tutte le aziende che sono nel Sistema Confindustriale che non esiste nessun campanile, ma solo il rispetto degli statuti, e delle indicazioni fornite da Confindustria”.

Quella Confindustria nazionale che però ha chiesto al presidente Mariani di convocare tutti i membri del Consiglio generale, dimissionari ed espulsi inclusi, proprio per capire meglio, visto che qualcosa non torna anche a Roma, soprattutto in merito al ‘pochi contro molti’.

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