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Una vita da Nuciari. Intervista al dirigente degli artisti di strada. "Destra o sinistra, la cultura ha sempre avuto spazio. E io con lei"

1 Febbraio 2021

di Raffaele Vitali

MONTEGRANARO – Se ne va in pensione, per ora senza far rumore. “Avrei voluto una grande festa con gli artisti di strada, ma è solo rinviata”. Esce di scena Giuseppe Nuciari, il dirigente del settore Cultura di Montegranaro, l’uomo che ha pensato e realizzato il Veregra Street Festival. UN po' clown, un po' mimo, un po' saltimbanco, di certo acrobata.

22 anni a Montegranaro, 19 a Porto a Sant’Elpidio e due a Fermo: una vita tra cultura, scuola, sport, commercio, trasporti, sicurezza e un po’ di sana follia che racchiudeva nelle pagine satiriche della Gazza Ladra. Ecco Peppe Nuciari, uno che ha lavorato con i politici di una volta, come Battilà con cui ha fatto partire il teatro dei Ragazzi insieme con Marco Renzi. Dal cinema a Villa Murri al Jazz di villa Baruchello fino al teatro nel palazzetto, ecco la sua Porto Sant’Elpidio. e poi tanta Montegranaro, diventata la città degli artisti di strada.

Nuciari, un ricordo, al volo, sui suoi anni alla guida del Veregra Street?

“Lo potrei riassumere con la frase ‘un mondo esploso col Gas’. Con il sindaco Gismondi si è puntato molto sul Veregra Street, con il primo progetto europeo di cui siamo stati capofila. Un sindaco che mi ha dato molta fiducia. Ricordo la firma del progetto ‘Open Street’ in Belgio, alla fine di uno spettacolo va dal direttore e chiede ‘quanto costa il vostro festival?’. La risposta, secca, fu di un milione di euro. Quel giorno lui capì ancora di più la bellezza del festival di Montegranaro e mi diede carta bianca. E così hanno fatto anche tanti altri sindaci”.

Nuciari, lei è l’uomo della cultura nelle città delle scarpe. È stato facile?

“Diciamo che alla fine ho trovato le risposte che sognavo. Sono stati molto importanti per il mio lavoro i primi due anni a Fermo, stimolanti. Con Carmela Marani, sindaco Annio Giostra, strutturammo il primo ufficio cultura. Erano glia ni del cinema al teatro dell’Aquila. Per me è stata la palestra prima delle due tappe principali di una carriera da dirigente in cui ho avuto grande libertà di azione”.

Come è cambiato il ruolo del dirigente negli anni, tutta questione di risorse?

“Se hai idee, proposte, i soldi si trovano. Il Comune investe, senza dubbio, ma mai abbastanza in cultura. Pensiamo ai teatri del Mondo, i primi finanziamenti europei li intercettammo lì. Era la riprova che si poteva fare. E poi la Regione, la Cassa di Risparmio di Fermo, insomma, il modo per lavorare c’è sempre stato”.

Ma le pare normale che un dirigente debba fare anche il ‘procacciatore’ di risorse?

“Era necessario. Si va avanti sulla buona volontà e la capacità. Chiaro che servirebbero uffici strutturati in maniera diversa. Perché altrimenti si rischia poi lo stallo. Uno come me è stato a Fermo Marco Marchetti, uno che alle 14 no staccava, perché cercava la gratificazione personale, la realizzazione di una vita. Ma questo caratterizza la persona. Il fatto che il Comune non si sia ancora posto il problema di sostituirmi dimostra che c’è sempre un che di sottovalutazione. Perché il personale è fondamentale per poter poi raggiungere gli obiettivi. Non basta sempre esternalizzare qualcosa per farlo arrivare in fondo”.

Non solo cultura, cosa l’ha caratterizzata in questi decenni?

“Penso alle mense e ai trasporti, due parti in cui si incide davvero sulla vita delle famiglie e del futuro. Resto convinto che le gestioni dirette siano una garanzia, quelle appaltate aprono a rischi. Ma forse ho una idea di sinistra che non c’è più”.

Ma lei si definisce uno di sinistra?

“Con ideali senza dubbio. Ma non mi ritrovo in nessuno di questi partiti attuali. Difficile catalogarmi. Il lavoro è un conto, un altro gli ideali. Attenzione a mettere tutto insieme. È chiaro che per fare le cose bisogna saper mediare tra le esigenze di una amministrazione e di una utenza. In questi anni la mia posizione è stata in mezzo a tante figure, dalla politica all’ultimo dipendente. Ma non pensate che fin dall’inizio sapevo mediare, all’inizio ero un po’ fumino”.

Destra o sinistra, Nuciari sempre intoccabile. Come mai?
“La città ha fatto una scelta comprovata dai fatti, dai risultati, dalla professionalità. Questo comunque è valso anche per altri colleghi. Essendoci state grandi professionalità in amministrazione questo ha aiutato la politica. Eravamo in pochi, ma capaci”:

Che accade a maggio a Montegranaro?

“Difficile dirlo. Chi vivrà vedrà”

Pronto a candidarsi?

“Sono moto impegnato. Penso che con il bel tempo avrò sempre più cose da fare”.

Nonno a tempo pieno?

“La mattina no, ma apro un bell’ufficio al mare”

Cosa le piacerebbe fare?

“Ad esempio dare una mano ai festival in giro per l’Italia. C’è quello di Palermo, vado, resto dieci giorni, pianifico gratuitamente. Mettere la mia esperienza nel settore a favore di altri mi stimola”.

Potrebbe tornare in edicola con la rivista satirica la Gazza Ladra?

“Al momento no. Ne abbiamo discusso col gruppo. Ma non sarà qualcosa di satira locale, nel caso. Non adesso. Ora voglio disintossicarmi un pochino”.

Tanti sindaci, oggi che ha finito può parlarne. Un podio?

“Non amo le classifiche. Posso solo dire che quelli in cui mi sono divertito di più sono stati quelli di Gianni Basso sindaco, gli anni della crescita”.

Teme qualcosa per il suo settore a Montegranaro?

“Che si perda tempo. Servono azioni con il Ministero e la Regione. Chi le porterà avanti mancando un dirigente di riferimento? Se lo seguirà una persona che stimo e collaborativa, sono a disposizione”.

redazione@laprovinciadifermo.com

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