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Punti di forza e migliorie: il decalogo di Tipicità, il festival da 10mila presenze

14 Marzo 2023

di Raffaele Vitali

FERMO - Cosa resta dopo tre giorni di Tipicità, dopo tre intense giornate vissute dentro il Fermo Forum insieme con altre diecimila persone? Ecco alcune riflessioni.

Il direttore Angelo Serri

La prima cosa è la conferma della logistica: la struttura funziona, è accogliente e adatta a iniziative di livello quantomeno regionale. Se verrà garantito dalle prossime volte il servizio wi-fi free il salto per il polo fieristico del piccolo capoluogo di provincia sarà reale.

La seconda è la capacità relazionale di Angelo Serri e Alberto Monachesi. La crescita da questo punto di vista è palese a tutti. La volontà della regione Marche di mettere le mani sul festival ne è la riprova. Ma anche questo richiede tempo e gradualità, perché Tipicità è da sempre made in Fermo. E come tale, ora che è diventata un player sovraregionale, deve restare perché è troppo facile raccogliere il lavoro altrui.

La terza è il peso politico. Ministri in collegamento, sottosegretari in presenza, presidenti di commissione alla Camera e onorevoli di ogni genere. Ma soprattutto, tanti sindaci marchigiani oltre ai vertici della Regione. Che è l’aspetto che ha fatto più piacere a Paolo Calcinaro, mai così presente come quest’anno. Il primo cittadino di Fermo ha lavorato dentro l’Anci per far riconoscere a Tipicità il suo ruolo e di strada ne è stata fatta tanta. Anche se è lunga. Un aiuto, è evidente. È arrivato dal coinvolgimento delle quattro università delle Marche, non più ospiti ma parte del Festival.

La quarta è il business. L’area mercatino resta un unicum, quel quid in più che attira anche chi non è portato ad approfondire le questioni legate ad agricoltura, sostenibilità ed economia seguendo i convegni, ma crede nel tangibile, nel prendere in mano e mangiare. I produttori hanno fatto il pieno di scontrini, confermando che se bene presentato, un prodotto poi viene comprato anche se non lo si conosce. E questo a Tipicità è stato possibile per l’impegno del singolo e per delle collettive di alto livello, come quella della Cna, che ha unito formazione e business, e quelle consolidate di Coldiretti e Confartigianato.

La quinta è il ruolo di ambasciata mobile. Un festival che porta davvero Fermo e le Marche nel mondo. Lo ha fatto in Canada, lo ha confermato pochi mesi fa a Londra (in fiera era presente anche il titolare di Rossodisera, Igor Iacopini), è riuscito a farlo con la Tanzania. L’ambasciatore Thabit Kombo ha detto tante cose interessanti. La prima è che cerca chi investe in agricoltura, la seconda è che loro hanno ottime pelli peri nostri calzaturieri, la terza è che comprano le nostre scarpe, la quarta è che vogliono creare uno scambio di prodotti e turistico. Tutto questo, partecipando a Tipicità e regalando ai fortunati ospiti una cena a base di cibo locale che ha reso tutto familiare e festoso.

Da secoli i migliori accordi si chiudono a tavola, con un ambasciatore così brillante diventa ancora più facile. Ora sta agli imprenditori non perdere l’occasione, Tipicità il suo lo ha fatto.

La sesta è la qualità dei convegni. Il livello cresce, anno dopo anno, e come sempre verrebbe da dire che sono troppi. La simultaneità è però tipica dei grandi eventi, per cui non si poteva che correre da un angolo all’altro per passare dal turismo al bilancio di sostenibilità, dal mondo del cash&carry a quello dei talenti in cucina. E quanti ce ne sono che dalle Marche stanno conquistando il mondo. Tipicità pian piano si sta raccontando e scoprendo. Che poi vengano i big, come il presidente nazionale della Federazione Cuochi, è l’ulteriore tassello di stima.

La settima è la capacità di far dialogare anche chi spesso ha difficoltà a farlo. Vedere insieme gli assessori al turismo dei comuni costieri fermani è un bel segnale che si deve alal Confcommercio. Magari non porterà a molto, ma ragionare come ‘costa fermana’ e non solo come singola realtà è un piccolo passo in avanti per rispondere alle richieste del mercato. A questo si aggiunge la valorizzazione dei piccoli comuni, lo stand dei Borghi più belli d’Italia è stato un riferimento per tutti i visitatori, così come ha lavorato bene il mondo dei Sibillini, che tra un salame e un pecorino non ha spesso rivali.

L’ottava è la programmazione. Non si erano ancora spente le luci che già tra Tipicità e comune di Fermo si pianificava a parlare della prossima edizione ma soprattutto degli step che da qui al prossimo anno accompagneranno il festival tra Grand Tour delle Marche e missioni all’estero, incluso un ritorno in Tanzania visto l’interessamento reale dell’ambasciatore, che a Fermo è arrivato con una folta delegazione, che ha coinvolto la responsabile economica dell’ambasciata ed esponenti del popolo Masai, che hanno stretto un legame calcistico con la fermana del presidente Simoni.

La nona è un po’ come la sinfonia: la capacità di veicolare i prodotti. La scelta di fare dell’Academia il cuore pulsante del festival permette a chef stellati e a giovani cuochi emergenti di mettersi alla prova utilizzando materia prima locale. O nel caso dei paesi ospiti, quella scelta, che sia il riso o i profumi di Sicilia di questa edizione. Parlare e provare il prodotto è un altro unicum di Tipicità, fortunato chi ha testato in anteprima cioccolatini alla visciola della Fabrizia Family.

Tutto questo può migliorare, soprattutto nel terzo giorno quello che deve essere davvero il regno del b2b tra produttori e potenziali clienti, che siano ristoranti, alberghi o commercianti. Tipicità può essere un luogo di matching.

La decima è quella legata al potenziale ancora inespresso, quantomeno in parte. I padiglioni vanno abbelliti. La funzionalità del Fermo Forum merita un salto qualitativo, non può essere la sola Stefania Di Battista, con le sue creazioni in cartone, a portare quel quid in più. Lei è una risorsa che va cavalcata. E poi c’è la copertura mediatica. Negli anni Serri e Monachesi hanno stretto legami solidi con Rai 2 e Tg5, hanno una rete di giornalisti di settore che scrivono su riviste e quotidiani online specializzati, serve ora l’ingresso nei ‘giornaloni’, ma non con speciali magari stimolati, bensì con i contenuti di giornata in modo che l’italiano medio leggendo valuti anche una due giorni nelle Marche da abbinare a Tipicità. Migliorie fattibili e di certo già sul tavolo del direttore Serri.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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