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Teatro dell'Aquila, 60 minuti con Santoro: dal ruolo tradito da Israele alla Finanza, dal bisogno di pace al mondo nuovo

14 Dicembre 2023

FERMO – Un’ora senza fermarsi mai, neppure per bere. Michele Santoro si è preso il palco del Teatro dell’Aquila, introdotto dalla giornalista Sandra Amurri. Davanti a lui il sindaco Paolo Calcinaro e almeno 250 persone, tante arrivate da fuori Fermo, per ascoltare la sua verità, “quello che i telegiornali (o la stampa in generale) non vi raccontano” sulle guerre in atto.

Dalla Palestina all’Ucraina, la verità di Santoro è differente. Come la prospettiva che riassume nel suo accorato appello finale: ‘Voi che fate? Tu che fai? Bisogna impegnarsi per un mondo nuovo’ ribadisce guardando il pubblico negli occhi, esattamente come ha fatto per decenni quando fissava la telecamera penetrando nelle case di milioni di italiani.

Spazia dalla guerra in Ucraina a quella in Palestina, “dove si cerca sempre di abbinare qualcuno ad Hitler, prima Putin, poi Hamas”, per arrivare alla finanza e all’immigrazione. Nella sua disamina c’è un concetto chiaro: l’Europa, e l’Italia, non possono sentirsi innocenti di fronte alle morti, soprattutto quelle palestinesi. "Viviamo schiacciati tra Usa e Cina e così ci vogliono tenere “ribadisce convinto.

La gente ascolta attenta, gli applausi non sono tanti perché le persone non volevano disturbare il monologo, che già di suo non è facile da seguire perché Santoro aggiunge contenuti a contenuti, pur mantenendo chiaro l’obiettivo: far capire che non è tutto come ci viene raccontato.

“Una delle vittime della guerra è l’Europa politica. Stiamo creando un muro tra occidente e oriente. E questo perché ormai comanda la Finanza e non più la produzione. Non esiste più la lotta di classe, lo dovrebbero capire imprenditori e lavoratori che insieme dovrebbero muoversi contro le banche. Siamo tutti schiavi del debito. In questo quadro – prosegue il giornalista – dobbiamo ricordare che anche noi italiani abbiamo le mani sporche di sangue. Abbiamo mandato in Ucraina meno armi di altri, ma ci siamo girati dall’altra parte di fronte alla violenza”.

Il passaggio su Israele è quello più duro: “E’ uno stato nato come ponte di civiltà, come porta della cultura nell’Oriente. Invece, oggi usa modalità simili a quelle da cui fuggivano gli ebrei. E  noi siamo in guerra con Israele, siamo al loro fianco. Stiamo dimenticando il dolore degli altri” prosegue Santoro che in Palestina, a Jenin, ha incontrato la madre di un terrorista che mi ha detto: 'Lo sapete cosa muove mio figlio? Non è l’ingiustizia e neppure la povertà, è l’assenza di speranza. Chi vive in Palestina oggi vede davanti a sé solo l’annientamento del nemico'.

La speranza in Santoro non è facile da trovare, vorrebbe un’Europa vera potenza capace di farsi sentire, vorrebbe un’Italia capace di far sognare di nuovo i suoi giovani, che invece vanno all’estero, vorrebbe che la pace e il ripudio della violenza fossero una certezza nella vita di ognuno. Vorrebbe un mondo nuovo, ma per quello ognuno deve impegnarsi.

Raffaele Vitali

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