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Taglio del costo del lavoro. Emendamento del Pd inserisce Ascoli ed esclude l'area di crisi calzaturiera. La Regione alza la voce

10 Dicembre 2020

FERMO – Nei prossimi giorni si gioca un pezzo di futuro delle imprese del fermano, e delle Marche in generale. Il problema è quale risultato si voglia raggiungere. E mai come oggi è necessaria una regia regionale, visto che se si lascia spazio al singolo territorio ognuno cercherà di raggiungere il massimo per sé.

È comprensibile la soddisfazione di Marco Fioravanti, sindaco di Ascoli, quando durante la trasmissione Polis su Vera Tv l’onorevole romano Mancini, tra l’altro del Pd, ha annunciato il suo emendamento che amplia il taglio del lavoro previsto per il sud ad altre zone.

Ma quali? “L’articolo 27 della legge di Bilancio prevede la decontribuzione del 30% per i dipendenti del settore privato del sud Italia. un parametro che si appoggia ai criteri europei di riequilibrio socio economico. Io punto a estendere la decontribuzione alle aree dell’ex cassa del mezzogiorno, penso alla provincia di Frosinone e Latina e al sud delle Marche. Dobbiamo evitare il dumping interno. Se come spero – prosegue Claudio Mancini, membro della commissione Bilancio (ascolta) - passerà con il voto nei prossimi giorni, l'appoggio è bipartisan, porteremo un taglio della decontribuzione del 20% (costo previsto 200milioni nel 2021) nell’ex cassa del mezzogiorno”.

Chiaramente Fioravanti ha annuito, visto che l’ascolano è parte storica della Cassa: “Serve per dare una risposta al nostro territorio isolato a livello infrastrutturale e degli investimenti” il suo commento in diretta. Mentre è rimasto in silenzio il sindaco di Fermo, seduto al suo fianco, Paolo Calcinaro. Invece è ora il momento di non arretrare, di farsi sentire, altrimenti il Fermano resterà con il cerino e buona parte della sua manifattura prenderà la strada dell’Abruzzo.

Da vedere se vincerà la linea di Mancini o quella che invece rilancia il senatore Matteo Salvini, leader della Lega, che punta però sull’area terremotata, che non include ad esempio tuto il distretto calzaturiero: “Defiscalizzazione del lavoro come avviene per il Sud, sospensione per un anno di pagamenti e utenze dei fabbricati colpiti dal sisma, prolungamento del periodo di rateizzazione del conguaglio da 36 a 120 mesi, interventi su fondi e legge fallimentare per favorire e accelerare la ricostruzione nelle Marche”.

O, meglio ancora, sperare che prenda forza il percorso che ha opzionato la regione Marche, partendo sempre da una iniziativa della Lega, con il consigliere Antonini, votata anche dalla minoranza: “Salvare l'economia delle aree terremotate e di crisi industriale complessa attraverso la fiscalità di vantaggio prevista del Dl agosto. A supporto - spiega la Lega – è stata già votata dal Consiglio regionale Umbria una mozione analoga che potrà rafforzare l'azione nei confronti del governo tradotta in emendamenti dai parlamentari leghisti del territorio. Altrimenti le nostre imprese rischiano paradossalmente di ritrovarsi fortemente svantaggiate dal punto di vista occupazionale e degli investimenti. Nelle Marche in particolare, - conclude il consigliere leghista - sia le aziende già presenti nel cratere sia quelle che volessero insediarsi sul territorio cogliendo un'opportunità non indifferente, si troverebbero a privilegiare i territori limitrofi al cratere per il loro forte vantaggio competitivo in un momento in cui l'intera economia del Paese cerca ogni opportunità per ripartire”. 

Il tempo stringe, come sempre è una questione di risorse. La soluzione Mancini è economicamente fattibile, quella della Lega, e in precedenza del senatore Dem Francesco Verducci, è più costosa ma di visione, di strategia per il futuro.

redazione@laprovinciadifermo.com

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