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Sostenibilità, i calzaturieri puntano su Vcs. Melchiorri: "Serve un marchio, ma non basta il prodotto"

10 Agosto 2023

di Raffaele Vitali

MONTEGRANARO – Sostenibilità. Una parola sempre più importante nel mondo, ma soprattutto nel campo della moda. Perché essere ‘green’ è qualcosa che ormai il cliente non vuole neppure più credere. Ma chi definisce la sostenibilità di un prodotto?

Assocalzaturifici insieme con il Politecnico del Brenta ha avviato da tempo un progetto, che si chiama Vcs, che ha convolto diverse aziende del settore fashion. Tra di loro c’è la Galmen della famiglia Melchiorri. Due fratelli, Lucio e Giampietro, che è tato anche presidente di Confindustria Fermo, due soci e una dinamica terza generazione, con le figlie Federica e Giorgia su tutte.

Grazie a un progetto finanziato dall’Europa, Vcs è entrato in azienda insieme con una serie di consulenti. “È il marchio di certificazione della sostenibilità per le aziende calzaturiere. È registrato a livello nazionale ed europeo. Il Marchio VCS comunica e valorizza il livello di sostenibilità delle imprese agli stakeholder”. Si basa su quattro livelli.

“Un tema complesso, sono tanti i parametri da rispettare per poter parlare di sostenibilità. Per questo sono state scelte sette aziende per formare i dipendenti, per cambiare davvero metodo di lavoro. Si parla anche di consulenti per il processo produttivo” spiegano i protagonisti.

Federica Melchiorri è chi segue il progetto Vcs per la Galmen, azienda che produce Prima Base e Alexander Hotto. “Sostenibilità è mercato. Mio zio, Giampietro, che è il direttore commerciale dell’azienda lo vede ogni giorno e l’ha anticipato riuscendo ad avviarci sulla strada giusta. Quindi, produzione mirata. Maa poi c’è il marketing, con il reparto che ha analizzato i competitor”.

Quello che Federica Melchiorri chiarisce è che “si tratta di un percorso non rinviabile, ancora di più dopo gli anni del Covid. Vcs per noi è una strada che l’associazione dei calzaturieri ci ha messo a disposizione”.

Riuscire ad avere una certificazione credibile e riconosciuta è la sfida di Assocalzaturifici. “qualcosa che renda il prodotto diverso da quello dei competitor”. E poi c’è l’Europa, con l’UE che vuole garanzie. “Insomma – riprende Melchiorri – parliamo di un percorso che nel tempo diventerà obbligatorio, noi ci faremo trovare pronti. Anche perché, più che un differenziarsi, certifica una volontà. Sostenibilità deve essere intesa in modo molto ampio”.

Ci sono diversi step, dai pannelli solari sui tetti degli stabilimenti alala sostenibilità sociale interna, nei rapporti con i dipendenti e i clienti. C’è poi il tema della governance, con la parità uomo – donna, come già ha fato nel fermano il suolificio Dami, e infine la trasparenza, “che – spiegano i tecnici – per le piccole imprese spesso è il tema più complesso, richiede competenze specifiche. Quelle che Vcs garantisce”.

Quando i consulenti sono entrati in azienda, il timore no è mancato: “Ma poi, passo dopo passo, scandito da una timeline precisa dei compiti, abbiamo saputo raccogliere i benefici di questa sperimentazione” ribadisce Melchiorri, che è stata protagonista di un talk nazionale di Assocalzaturifici proprio durante l’ultimo Micam, che riaprirà le porte tra un mese.

“Prima ci hanno fornito un software che è servito all’associazione per profilare Galmen in diverse voci. Poi un questionario ai dipendenti: cinque domande specifiche per settore in modo da capire quel che viene fatto e carpire il potenziale ancora inespresso. Nel mentre procedeva il percorso normativo. Perché è facile parlare di bilancio di sostenibilità, più complesso attuarlo. È q questo punto che inizia il percorso di crescita, i miglioramenti. Ma senza consulenti è quasi impossibile, per questo Vcs può essere la certificazione giusta. Ma devono crescere le aziende che lo usano, capendo che si va ben oltre il prodotto” conclude la giovane imprenditrice, fresca di matrimonio.

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