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Solgas, il Comune incassa le critiche e tira dritto: "Pronti alla fusione con P.S.Giorgio". Vallasciani: "Piano industriale pieno di falle"

28 Giugno 2022

FERMO - “Il mercato sempre più concorrenziale del ramo gas, le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e la necessità di confrontarsi con la prossima liberalizzazione delle tariffe erano spauracchi che spaventavano ed imponevano scelte. La prosecuzione come piccola realtà locale avrebbe sicuramente determinato nel breve /medio periodo la perdita del valore aziendale ed allora era necessario un cambio di passo per una crescita della società, anche con l’ingresso su nuovi mercati, profittando della forte partnership del socio privato”.

Ecco la motivazione dietro la scelta, approvata dalla maggioranza in Consiglio comunale, di cambiare lo statuto e avviare patti parasociali per la Solgas. Il sindaco Paolo Calcinaro e l’assessore alle Partecipate Alessandro Ciarrocchi difendono, e respingono le critiche della minoranza, la scelta intrapresa. “Certo, ci prepariamo anche alla possibile fusione con Porto San Giorgio, un atto che parla di futuro, un atto che fortifica il rapporto con il privato che è necessario sempre più”. Un atto che per il sindaco “tutela la Solgas”.

Precisa però un punto il primo cittadino: “Viene dato anche un paracadute, sicuramente non a questa Amministrazione Comunale che terrà Solgas pubblica, ma magari un domani a chi andrà ad amministrare per vedere se questa società ha tenuto e allora sarà un valore, se c’è un rischio di deprezzamento noi lo togliamo perché diamo una certezza minima ma molto consistente al valore attuale del 51% pubblico”.

Spiegazioni che non soddisfano Sandro Vallasciani, capogruppo del Pd: “Andiamo verso la Spa, dall’amministratore unico al Cda a guida privata. E in più si inserisce la possibilità, da parte del socio pubblico, il comune di Fermo, di vendere al socio privato la quota del 51% al prezzo prestabilito di circa 5.300.000 euro, offerta valida sino ai prossimi 5 anni”. Detto così non sarebbe male, ma poi c’è la realtà e il modo in cui i soldi vengono spesi dall’amministrazione Calcinaro. “Pensiamo ai 5,1 milioni arrivati vendendo il 49% della Solgas: manutenzione straordinaria del patrimonio edilizio, stradale e della pubblica illuminazione per oltre due milioni. Altrettanti per e opere minori quali la stabilizzazione del versante della strada del Ferro, riqualificazione stadio Recchioni, del campo sportivo San Marco, del campo sportivo ex Cops. Insomma, niente di significativo”.

Quello che poi a Vallasciani non ha convinto è anche la politica industriale, che prima ha paventato una fusione mai effettuata con la Sangiorgio Energie e poi non è neppure riuscita ad aumentare davvero le utenze.

E lo dicono i numeri: “Nel gennaio 2014 la San Giorgio Energie aveva 8.788 contratti gas e la Solgas 14.846. Nel agosto 2021 la San Giorgio Energie aveva 9.439 (+ 600) contratti gas e 5.236 contratti luce mentre la Solgas aveva solo 12.987 (- 2.000) contratti gas e 2.298 contratti luce. Tale perdita di reddività e competitività della Solgas nei confronti di San Giorgio Energie, aveva, nonostante il bacino di utenti particolarmente più grande, reso in concambio nella fusione quasi alla pari del tipo 24% (San Giorgio) a 27% (Fermo)o giù di lì”. Questo quadro renderebbe la fusione meno interessante per Porto San Giorgio, cosa che completerebbe il fallimento di politica industriale del comune di Fermo, “se non fosse per la appetitosa da parte di SGR per comprare il restante pacchetto”.

Tornando al piano del Comune, nel merito entra l’assessore Alessandro Ciarrocchi: “L’Amministrazione Comunale a seguito di un lungo confronto con il socio privato e sfruttando quanto già elaborato in vista della fusione con la società partecipata dal Comune di Porto San Giorgio, ha elaborato il nuovo statuto. Questo permetterà di rafforzarsi anche tramite la previsione di nuove possibili attività implementabili in materia di efficientamento energetico; attrezzarsi con adeguati strumenti, anche in termini di know how. Il tutto continuando a mantenere il controllo pubblico sulla partecipata e con la garanzia che la società e, quindi, il patrimonio della Città, sia preservato dall’obbligo di acquisto ad un prezzo importante”.

La chiusura è semplice: “Non stiamo svendendo nulla, nessun sacrificio dell’azienda. Il nuovo statuto nella sostanza attribuisce la direzione industriale al socio privato che ne ha le competenze, amplia sensibilmente il campo di attività in cui la società può operare e da ultimo grazie al patto parasociale ci garantisce un prezzo minimo di vendita nell’eventualità in questi 5 anni i mercati ci imporranno di fare altre scelte. L’obiettivo molto chiaro è quello di crescere insieme al socio privato, operando con la garanzia di non rimanere in balia delle oscillazioni del mercato.  Il non fare nulla, l’immobilismo, il non prendere decisioni: questo metterebbe a rischio il patrimonio della Città. Ma come sapete, il non fare non è una nostra prerogativa”.

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