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Sigarette, cibo salato, stress: gli amici dell'ipertensione, il silent killer. Verdecchia da Works: "Impariamo a misurare la pressione"

4 Novembre 2022

di Raffaaele Vitali

FERMO – “Non sottovalutiamo la pressione alta, è un silent killer”. Marco Minnucci, titolare del Works Medical Center tra Salvano e Porto San Giorgio, ha acceso un faro sul mondo dell’ipertensione chiamando per un momento di formazione il dottor Paolo Verdecchia. Specialista in cardiologia e medicina interna, vice rimario a Perugia e poi primario ad Assisi, oggi è in pensione ma si muove tra la Sambenedettese e l’ospedale di Perugia. Nel mentre, ha scritto un libro didattico per capire come muoversi di fronte all’ipertensione arteriosa.

Dottor Paolo Verdecchia, ci aiuti a capire. Cosa significa ipertensione arteriosa?

“Significa avere una pressione, misurata dal medico o in ospedale, maggiore di 140 e 90. Per gli americani addirittura 130 e 80”.

Cosa si rischia?

“In molti la sottovalutano, perché è un ‘silent killer’. Non capiamo che danneggia le arterie. Diabete, ipercolesterolo, fumo di sigaretta sono fattori di rischio che corrono insieme. Le arterie si induriscono e aumentano le placche arteriosclerotiche. Se poi si chiudono arrivano infarto cardiaco, ictus, insufficienza renale o morte improvvisa, se si chiude la coronaria. Se invece agiamo sulla pressione, si riduce il danneggiamento dei vasi sanguigni”.

Quindi meglio dire ‘mi sento la pressione bassa’?

“Al di sotto del 135 – 85 va bene, ma il vero ideale è il più basso valore ben tollerato dal paziente. Nel mondo della medicina si discute, perché è difficile stabilire una linea di ipotensione”.

Dottor Verdecchia, ma come si misura la pressione?

“La pressione si misura in tre modi: dal medico parliamo di pressione clinica; pressione auto misurata dal paziente, utilizzando i pressurometri, ma che siano validati dalle norme europee. In questo caso bisogna però fare attenzione alle misure del bracciale, perché se parto con una cuffia stretta, la pressione viene sovrastimata; infine il monitoraggio nelle 24 ore, con apparecchi che assomigliano a un piccolo pacchetto di sigarette, collegati a un tubo di gomma e bracciale. Un sistema che viene usato per chi non è mai stato curato per la pressione o in chi è resistente a vari farmaci”.

Cosa influisce sulla pressione?

“Spesso fumo di sigaretta o stress sul lavoro. Durante la visita, il paziente non fuma, poi esce e la accende. Ogni sigaretta fa aumentare di 10-20 millimetri la pressione. Quindi i fumatori accaniti rischiano molto di più. È una ipertensione mascherata e ne soffre uno su cinque. Quindi bisogna avere grande attenzione verso i fumatori”.

Come si misura a casa?

“Apparecchio valido e bracciale di giuste dimensioni sono la base. E non va misurata quando capita, ma prima di colazione e prima di cena. Ci si siede comodi, con la schiena appoggiata, gambe non accavallate se non aumenta, si resta in silenzio e con il bracciale già montato. Dopo 5-6 minuti di riposo si fanno tre misurazioni. Bisogna vere un quadernino dove segnare le tre misure. E non va fatto tutti i giorni, tanto più spesso quanto più è grave il quadro. Per la maggior parte basta uno- due volte a settimana. Poi a fine mese si fa la media, ideale è 135-85”.

Parliamo di minima e massima, cosa cambia?

“Conta più la massima, soprattutto sopra i 55 anni. La minima conta un po’ di più sotto i 45 anni. Massima alta e minima bassa è il peggio, significa arterie indurite: è la pressione differenziale quella che incide”.

Ipertensione è un problema di età?

“Più frequente salendo con l’età. Il problema è che essendo cresciuti con il dogma che la pressione è 100 più l’età sono stati fatti un sacco di danni. Abbiamo permesso ad anziani di vivere con 170 di massima. Invece non va bene”.

I casi tra i giovani sono in crescita?

“Soprattutto in età adolescenziale. Oggi molti stanno ore e ore al computer, mangiano merendine e ingrassano. Nel giovane adolescente l’ipertensione è legata al sovrappeso”.

L’alimentazione impatta su Fattori che influiscono?

“Bisogna ridurre il sale, massimo sei grammi al giorno, quello sulle patate già supera i limiti. E i prodotti da forno sono molto ricchi di sale. Due frette di prosciutto crudo sono due grammi di sale. Oggi in Europa e Italia stiamo sui 15-16 grammi giornalieri. In alcune zone dove vivono senza sale, come l’Iran, l’ipertensione è sconosciuta. E poi c’è l’alcool, serve moderazione: due bicchieri l’uomo, uno la donna. Se questo non basta, servono i farmaci”.

I farmaci una volta iniziati, ti accompagnano per la vita?

“Se uno dimagrisce e normotende può smettere”.

Chi lo decide?

“L’auto misurazione, l’educazione del paziente e la cultura del medico. Tutti dobbiamo sapere che l’attività fisica funziona nei non obesi”.

Come potremmo accorgerci del problema?

“Ogni tanto si dice il mal di testa. Ma non è quello il vero allarme. Ogni dolore provoca un aumento di pressione. L’errore è misurare la pressione in quel momento, perché viene sballata. Se si dorme male, la pressione al mattino sarà più alta. Per cui attenzione a come si misura, ricordiamoci le tre modalità. Di certo bisogna aspettare qualche minuto, restando fermi e senza le gambe accavallate”.

Ma l’ipertensione è un problema risolvibile?

“Si migliora con le regole non farmacologiche, applicandole ma soprattutto continuando ad applicarle nel tempo. Il beneficio deve essere persistente. E poi se non è sufficiente la dieta, ci sono le pasticche”.

Il sistema sanitario è pronto a dare una risposta efficace?

“Fino a 10-15 anni fa avevamo tanti farmaci coperti da brevetto. Ma dopo 10 anni perdono il brevetto e nascono gli equivalenti. Ora quasi tutte le medicine hanno perso il brevetto e per questo la ricerca si è fermata. Andrebbe finanziata dal sistema pubblico, il mio libro va su questa strada. È pensato per i medici di base e i pazienti, per chi insomma si trova per primo a misurare la pressione”.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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