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Scuola fino a fine giugno? Perplessità e malumori di studenti e insegnanti fermani

10 Febbraio 2021

di Francesca Pasquali
FERMO - «A scuola fino al 30 giugno? Non se ne parla proprio». Non la stanno prendendo bene, gli studenti del Fermano, l’ipotesi di prolungare le lezioni per “recuperare” i giorni di didattica a distanza. Per adesso, niente di deciso, ma l’idea di restare in aula più del dovuto non li convince affatto. «Anche se da casa – dicono –, abbiamo seguito le lezioni e fatto compiti in classe e interrogazioni».

I più preoccupati sono quelli di quinto. Temono che, se si deciderà di spostare in avanti gli esami di maturità, non avranno abbastanza tempo per prepararsi per i test d’ingresso all’università.
In attesa di sapere che deciderà il nuovo governo (tra le ipotesi c’è anche la rinuncia alle vacanze di Pasqua e il ritorno in classe il primo settembre) anche gli insegnanti non fanno i salti di gioia.

«La scuola non si è mai fermata. Nonostante le difficoltà, soprattutto iniziali, non si può negare che la didattica a distanza è stata fatta, e con tanto sacrificio», spiega Giovanna Ciferri, responsabile fermana della Cisl Scuola. Finché si ragiona per ipotesi – il senso del discorso –, si può dire di tutto. Ma quello che conta sono i fatti. «L’annuncio di dover recuperare il tempo perso – dice Ciferri – fa sorgere la domanda su come questo tempo sia stato impegnato. Tutti hanno preso la dad (didattica a distanza) seriamente, docenti e ragazzi. Se i secondi hanno potuto lavorare bene, è perché i primi hanno messo a disposizione gli strumenti per farlo, anche da dietro un monitor».

Niente barricate, almeno per adesso, ma il malumore serpeggia. Non tanto per quelle due settimane di scuola in più a giugno, tra le ipotesi più accreditate. Ma per il lavoro di questi mesi, che gli insegnanti vedrebbero svilito. «La dad richiede un impegno maggiore della lezione in classe, per prepararla e per svolgerla. È vero che pone dei limiti, soprattutto tecnologici, ma non si può dire che non ci sia stato impegno», prosegue la sindacalista. E, come gli studenti sono contrari a prolungare le lezioni, non tanto per le vacanze posticipate, quanto per vedersi riconosciuto il lavoro fatto da casa, così gli insegnanti non ci stanno a passare per quelli che avrebbero potuto fare di più. Prima di puntare i piedi, però, vogliono sapere come si muoverà il Governo e, a cascata, la Regione.

«Bisognerà capire – chiosa Ciferri – che significa recuperare, quello che non sarebbe stato fatto e i termini in base a quali si vorrà agire. Ma, prima dei recuperi, c’è da affrontare la questione dell’esame di Stato, che è rimasta sospesa».

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