FERMO – In rapida successione: riunione della commissione elettorale sotto l’occhio della prefettura di Fermo, apertura dei verbali, controllo dei verbali da parte della commissione elettorale, chiusura dei verbali. Verdetto: tutto a posto, Gionata Calcinari con un voto in più va al ballottaggio contro Alessio Pignotti.
Ma il team di Fabiano Alessandrini, sconfitto per quel voto, non si ferma epresenta un ricorso alla commissione centrale. Ma viene giudicato inammissibile. E così, si chiude la vicenda. A meno che il candidato del centrosinistra, ex segretario provinciale del Pd e presidente Steat, non decida di portare tutti gli scatoloni con le schede al Tar Marche per farli ricontare.
Scelta che, costi a parte, bloccherebbe anche il ballottaggio, visto che mediamente servono una venina di giorni. Ma non sembra questa la linea politica preminente.
E così, Calcinari, come Pignotti, può iniziare il suo cammino per questo turno che può decretare il cambiamento o la continuità con i dieci anni di Alessio Terrenzi.
Intanto, il sindaco sta al suo posto. Non per le oltre 400 preferenze prese, ma perché c’è un comune da mandare avanti. Politicamente quanto accaduto ha un peso molto rilevante, perché resta fuori il candidato che è partito prima di tutti, quello che aveva da tempo uno solo obiettivo: diventare sindaco.
Ma gli elettori hanno detto un’altra cosa e tra la sua ‘continuità diversa’ e la ‘continuità rinnovata’ di Alessio Pignotti, hanno scelto quella del delfino di Terrenzi come sfidante del ‘cambiamento’ promosso dal centrodestra di Calcinari.
Una sfida resa ancora più interessante dal fatto che con Pignotti c’è Forza Italia, che con una scelta ponderata ha abbandonato i partiti con cui normalmente governa, aprendo così a quello che Terrenzi definisce un laboratorio civico di caratura nazionale.
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