di Raffaele Vitali
FERMO – Mai come questa volta compatti. I sindaci della provincia di Fermo hanno firmato un documento unitario sulla sanità e l’hanno messo oggi sul tavolo durante la conferenza dei sindaci convocata da Paolo Calcinaro. È il masterplan provinciale da abbinare a quello regionale presentato con soddisfazione dalla giunta Acquaroli.
I sindaci ringraziano, ma la realtà è ben diversa da quella descritta dagli assessori Saltamartini e Baldelli. Il punto di partenza sono le croniche lacune dovute al fatto che il Fermano ha un solo ospedale che nel nuovo piano pandemico della regione, tra l’altro, non viene sgravato come ci si sarebbe poto aspettare.
Venendo ai buchi principali, anche in prospettiva, i sindaci puntano sull’assenza di emodinamica, servizio non più rinviabile, e di pneumologia, “che vedremmo bene nel nuovo ospedale di Amandola”. La questione Pronto soccorso, risolta dalla politica e dall’Asur con un semplice ‘hanno tutti difficoltà’ è centrale nel documento: “Ce ne è uno solo per 180mila abitanti. una situazione che non permette di rispondere alle esigenze dei cittadini. da qui la percezione negativa che fa dire a tanti ‘non mi portate a Fermo’. E questo nonostante la presenza di bravi professionisti” ribadiscono. Per migliorare serve quantomeno un’Obi, ovvero una medicina d’urgenza con posti letto di osservazione breve.
E se poi si vuole migliorare d fuori il servizio bisogna migliorare il lavoro sul territorio. “La Guardia medica non può essere una da Montegiorgio a Monterubbiano, altrimenti è chiaro che le persone intasano il pronto soccorso”. Di pari passo deve andare il potenziamento della medicina territoriale superando il distretto unico in modo che chi scegli la montagna non se ne vada non appena si libera un posto più comodo sulla costa”.
Il personale è ovviamente un altro punto dolente. Mancano medici e infermieri. Per i secondi una soluzione, nel tempo, arriverà se verrà attivato il corso magistrale di infermieristica a Fermo per completare la laurea triennale. Ma il vero nodo è la carenza di posti letto che rende meno attraente il Murri e il suo territorio rispetto ad altri. “Chiediamo un adeguamento dei posti per acuti, oggi 2,18 ogni 1000 abitanti contro i 2,64 di Macerata e 3 del Piceno. Ma anche della lungodegenza, dove ne abbiamo la metà di Ascoli e meno di un terzo di Macerata”.
Questo quadro ha delle conseguenze dirette: “12mila fermani ogni anno si curano fuori dal territorio perché mancano i letti, ma soprattutto i servizi: emodinamica, medicina nucleare, oncologia e chirurgia specialistica come senologia e pancreas” proseguono i primi cittadini ricordando che è dal 2017 che l’Asur 4 è penalizzata rispetto agli altri territori
Alla fine del documento stilano una lunga lista della spesa. I punti principali: polo senologico nel presidio di Porto san Giorgio; avvio riabilitazione a Porto San Giorgio; predisposizione spazi Ufa, preparazione terapie oncologiche, al Murri; servizio di radiologia interventistica; utilizzo come reparto di Medicina dei 25 posti realizzati ad Amandola ("ma sia in locali davvero idonei" l'unica precisazione del sindaco di Montefortino, Ciaffaroni, che si è aggiunto all'ultimo istante ai 39 firmatari; tecnologia per i nuovi nosocomi di Campiglione e Amandola; assistenza domiciliare oncologica; assunzioni di medici e infermieri, per vari settori.
“Ma soprattutto, ragionare anche per l’Area Vasta 4 sugli ospedali di comunità e non solo su case di comunità, come accade nelle altre aree vaste” concludono i primi cittadini. Che il documento l’hanno presentato oggi all’assessore Saltamartini, solo che per Fermo e i suoi problemi l’assessore alla sanità aveva a disposizione solo 20’.
Per cui…niente stampa ammessa e niente risposte, per la Regione se ne riparla in futuro. Ma intanto almeno per una volta i sindaci si sono mossi compatti e non molleranno la presa tanto facilmente.
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