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Rocca Montevarmine, gli agricoltori portano il piano di rilancio del Comune di Fermo in procura

14 Febbraio 2021

FERMO - Rocca Montevarmine finisce in Procura. A portare l’antico castello, in territorio di Carassai ma di proprietà del Comune di Fermo, davanti ai giudici è la Cia.

La Confederazione italiani agricoltori vuole fare chiarezza sul progetto di agricoltura sociale promosso dalla prima amministrazione Calcinaro. È di tre anni e mezzo fa la decisione del Comune di mettere a gara sedici lotti dell'area. Il bando prevedeva la messa in affitto di terreni e immobili rurali della tenuta agraria della rocca, per «creare un modello di sviluppo rurale locale che tuteli e valorizzi i prodotti agricoli del territorio, ne preveda la loro trasformazione e riconverta i terreni dall’agricoltura convenzionale a quella biologica, effettuando prestazioni e servizi di agricoltura sociale».

Fin qui tutto bene. Ma il tempo passa e «a un anno e mezzo dall’assegnazione definitiva dei lotti», per la Cia, «è tempo di un primo bilancio sull’avanzamento del progetto». «Come Confederazione italiana agricoltori – si legge in una nota –, abbiamo sostenuto la posizione degli ex affittuari che ritengono irrealizzabili i progetti di agricoltura sociale proposti dalle aziende assegnatarie”.

E così, arriva la Procura: “Abbiamo posto agli organi giudiziari anche la questione di come fosse assurdo che gli ex affittuari, nell’accettare la prelazione, dovessero realizzare un progetto fatto su misura da altri, come realizzare un frantoio in assenza di oliveto o che un’azienda si debba caricare l’onere di ristrutturazione di un immobile palesemente sovradimensionato al lotto». Progetti difficilmente realizzabili, quindi, che, proprio per questo, rischiano di non vedere mai luce.

Per la Cia, il problema nasce dalla valutazione fatta dal Comune. Avrebbe dovuto valutare – il ragionamento – «la sostenibilità del progetto di ogni lotto e non un progetto che era sostenibile solo se si fosse verificata l’eventualità che a un soggetto fossero assegnati più lotti».

Procedura che – incalza la confederazione – ha comportato socialmente un danno alla comunità di Carassai, in cui diverse famiglie hanno perso il lavoro». Da qui, la richiesta al Comune di «un’informativa chiara sullo stato di avanzamento del progetto e del rispetto degli obblighi previsti dal bando».

La Cia ha anche chiesto un accesso agli atti relativo alla fase istruttoria e avanza dubbi sulla «legittimità di cedere rami di azienda, che includono anche i fondi presi in affitto dal Comune, da parte dei soggetti assegnatari ad altri soggetti».

«Diversi mesi fa – chiosa la confederazione –, abbiamo chiesto un chiarimento, anche con un parere legale, e non abbiamo avuto risposta. Abbiamo pertanto ritenuto opportuno avvisare la Procura della Repubblica dell’inadempienza da parte del Comune».

redazione@laprovinciadifermo.com

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