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Ricostruzione, il bilancio di Legnini: numeri che danno speranza. "Il costo totale è di 30 miliardi". Serve personale: ci sono risorse e tempi certi

19 Agosto 2022

di Raffaele Vitali

FERMO – Un quadro complessivo dopo sei anni. Un rapporto più strutturato e voluminoso grazie a nuovi strumenti di monitoraggio che consentono un quadro più attendibile. “La ricostruzione è a buon punto” ribadisce Mario Sensini, capo ufficio stampa, prima di passare la parola a Giovanni Legnini, che da due anni e mezzo è l’uomo della ricostruzione.

Domande raddoppiate e cantieri triplicati. Ce lo aspettavamo di superare il ‘problema’ legato al Superbonus, che sembrava più remunerativo. Il 2022 è l’anno della ricostruzione pubblica, ne vedremo molti in partenza sia per la ricostruzione, sia per NextAppennnino, che ha 1,7miliardi di risorse.

“Il primo è stato assegnato a enti e amministrazioni per infrastrutture, rigenerazione urbana e progetti legati alla ricerca con le università (840, di cui 525 nel cratere sisma 2016) e tutti progetti già affidati ed esecutivi con il cantiere che deve aprirsi entro la fine dell’anno” ribadisce Sensini.

Non più solo ricostruzione degli edifici, ma rigenerazione socio economica. Primi numeri: 14300 decreti, il che significa autorizzazione, finanziamento e apertura dei cantieri, sono 7600 quelli conclusi. Riconsegnate 16500 unità immobiliari. Le domande presentate sono 22600 su 50mila, il 45%. “Possiamo fare meglio, ma il lavoro degli uffici sisma è evidente e a breve supereremo la metà”.

Terminati i 4miliardi per la ricostruzione privata stanziati fino al 2017. Stiamo usando i nuovi sei miliardi di euro messi a disposizione dal governo Draghi. “Noi speriamo che professionisti e imprese impegnati nella ricostruzione aumentino. Sono certo che senza il boom del mercato dell’edilizia i risultati sarebbero stati maggiori, soprattutto dopo l’adeguamento del prezzario”.

Dopo sei anni c’è una stima dei danni: costo globale 26,5 miliardi, di cui 19,4 per i privati e sette per opere pubbliche e chiese. Totale che diventerà di 30 miliardi dopo l’aumento dei prezzi. “Prima non l’aveva fatto nessuno un calcolo preciso. Un esempio: 80 mila erano le schede Aedes, 61mila le manifestazioni di volontà a intervenire alla fine presentate. E poi c’era tutta la questione opere pubbliche, che richiedeva ai sindaci una ricognizione puntuale. Le risorse che abbiamo oggi sono sufficienti per due o tre anni ancora”. Ma le risorse non sono un problema, le istituzioni internazionali sono molto vicine a quella che considerano “una buona ricostruzione”.

Amatrice è il comune con i maggiori danni, per oltre 1,3 miliardi di euro, seguita da Camerino con 1,2 miliardi di danni, e da Norcia, con 1,1 miliardi. La prima città per danni della provincia di Fermo è Amandola con 287mila euro.

 “Le criticità ei problemi, che non vogliamo sottacere, sono legate alla carenza dei professionisti. Eppure ci sono flussi finanziari costanti e procedure certe, non esiste un cantiere pubblico in cui lo stato di avanzamento viene liquidato. Questo dovrebbe attirare. E poi c’è la criticità di alcuni dei centri storici più distrutti, perché i piani attuativi sono stai redatti negli ultimi mesi dell’anno. ‘Ma qui non è partito’ è la frase legata al ‘perché qui non si è pianificato’. Ma ora anche questo verrà superato”.

Ricostruzione pubblica, 2mila finanziate, 2600 da finanziare, 680 con 150 chiese sono partite. “La previsione del rapporto è fondata, entro l’anno sarà un obbligo far partire i cantieri dei 520 progetti del fondo complementare sisma e lo stato delle progettazioni ci dice che nei prossimi sei mesi diverse centinaia di cantieri pubblici partiranno”.

Un focus su NextAppennino: “Treni a idrogeno, connessione digitale, sensoristica per i rischi, le comunità energetica con il bando in arrivo a inizio settembre, i bandi per le imprese con incentivi per tutti i settori che stanno seguendo le Società di sviluppo regionali e le Camere di commercio. queste sono opportunità nuove che sono certo porteranno alla nascita di aziende” prosegue il commissario che vuole continuare a dare risposte ai cittadini e a avviare nuovi programmi da definire con il Governo che verrà.

“Sono certo che possiamo uscire dal commissariamento per una governance più stabile” sottolinea stupendo tutti. “Ho avuto il supporto dei presidenti conte e Draghi e in particolare Mattarella. Quando parlo di uscire dalla situazione straordinaria non significa uscire dall’emergenza, ma dare una gestione politica nel 2023, magari creando un dipartimento che risponde al presidente del Consiglio e di certo approvando intanto il codice della ricostruzione. Così passeremo da Paese molto bravo a intervenire in emergenza e meno a ricostruire” conclude Legnini.

“Se i numeri migliorano è merito del grande lavoro degli Uffici Ricostruzione, che devono rispondere anche a tempi strettissimi in particolare sul fondo complementare sisma. Sappiamo che dobbiamo sistemare in maniera definitiva la questione prezzi, che era stato il cigno nero sulla ricostruzione” chiosa l’assessore regionale alla ricostruzione Guido Castelli.

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