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Ricostruzione, 22mila edifici senza futuro: un mese per presentare le pratiche o resteranno macerie

8 Novembre 2021

AMANDOLA – Ci sono 22mila edifici inagibili dopo i terremoti del 2016 e 2017 per i quali non è ancora stata presentata né la richiesta, né la prenotazione del contributo. Questo significa che se entro il 15 dicembre non si attivano, rischiano di non poter beneficiare dei fondi pubblici per la ricostruzione. Serve almeno la manifestazione di volontà a richiedere il contributo stesso. Ma la gente è sfiduciata e soprattutto è sempre più lontana dai Sibillini.

Questi numeri preoccupano il Commissario Straordinario alla Ricostruzione post sisma 2016, Giovanni Legnini, che per questo ha sollecitato i sindaci di oltre 500 comuni nelle quattro regioni del cratere perché cerchino di raggiungere i proprietari delle case inagibili che non hanno ancora fatto passi concreti per la ricostruzione.

I cittadini che non hanno ancora presentato agli Uffici Speciali Regionali la Richiesta di contributo insieme al progetto dell’intervento hanno infatti l’obbligo di trasmettere al Commissario, in via telematica, una manifestazione di volontà a richiedere il contributo stesso, pena la sua decadenza, entro il prossimo 15 dicembre.

Al momento, le manifestazioni di volontà già presentate sono 27 mila e riguardano 37.200 edifici, che si aggiungono ai 21.100 per i quali esiste già la richiesta di contributo, per un totale di 58.300 edifici, un numero molto elevato ma ancora distante da quello degli edifici censiti come inagibili dopo il sisma, che erano 80.300.

Sulla carta mancano dunque 22 mila edifici, e anche se molti di questi potrebbero non aver diritto al contributo, perché già all’epoca inutilizzati o collabenti, si è deciso di mantenere aperta la finestra per le prenotazioni fino a metà dicembre. Degli edifici che mancano all’appello, 9.500 sono nelle Marche.

Va anche detto, che nelle Marche si registrano le percentuali più alte di contributi richiesti o prenotati rispetto al danno subito, con una "copertura" media del 79%, seguita dal Lazio con il 73%, l’Umbria con il 63%, l’Abruzzo con il 58,8%, a fronte di una media del 72,6% nelle quattro regioni colpite dal sisma.

I centri più colpiti hanno risposto bene, basti pensare ad Arquata, dove è coperto il 97,5% degli edifici, (189 edifici già oggetto di Richiesta e 1.830 con manifestazione di volontà rispetto a 2.070 inagibili), all`89,3% di Acquasanta Terme, all`89,1% di Ascoli Piceno, l`85,5% di Tolentino, l`85,4% di Castelsantangelo sul Nera all`81% di Sarnano, il 79% di Visso, il 77% di Pieve Torina, il 74% di Camerino. A San Severino, Caldarola, Treia, Ussita, Macerata e San Ginesio, in ogni caso, il numero di edifici scoperti invece è ancora molto elevato.

redazione@laprovinciadifermo.com

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