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Regione, un anno di Acquaroli: più luci che ombre. Non convince la sanità, bene le scelte economiche e di promozione

21 Settembre 2021

FERMO – Un anno fa Francesco Acquaroli abbracciava Giorgia Meloni, arrivata ad Ancona nel suo quartier generale. L’amico di sempre, il compagno di tante battaglie politiche, era riuscito nell’impresa storica: dare alla Regione Marche un governo di centrodestra.

Certo, un grande aiuto gli era arrivato dal centrosinistra, diviso, spaccato, devastato e infatti pesantemente sconfitto nulla ha potuto Maurizio Mangialardi che è stato travolto dalla fiumana di critiche prodotte più internamente che fuori. risultato finale, Acquaroli presidente e il partito dell’ex maggioranza che dopo un anno ancora non è stato in grado di cambiare i vertici, peraltro dimissionari da sei mesi.

In questo quadro, la Giunta di Acquaroli ha iniziato il suo cammino. Non facile per chi per la prima volta entrava nelle stanze del potere. Da qui la prima scelta strategica: confermare i dirigenti e farsi quindi aiutare, cercando però di incidere politicamente. Confermate molte strategie, a cominciare da quella contro la pandemia con il potenziamento delle Usca, volute con forza da Luca Ceriscioli, e permanenza in funzione del Covid Hospital, altra opera contestata ma ritenuta poi fondamentale. Una Regione che ha saputo usare al meglio i soldi del Governo per le scuole, facendo subito partire i cantieri per gli impianti di aerazione, tanto da meritarsi il plauso della Meloni e non solo.

In un anno la Giunta ha anche cambiato le carte in tavola in tema di nuovi ospedali. Bloccando quello già sulla via si partenza tra Pesaro e Fano, cancellando anche solo l’ipotesi tra Ascoli e San Benedetto. Ma ha anche messo mano ai nuovi di Fermo e Amandola, andando a modificare progetti e ritagliano ulteriori risorse, a riprova che del buono c’era anche lì.

Ci sono poi le azioni rapide, frutto di assessori esperti come Castelli, Carloni, Aguzzi e Baldelli, oltre a quello che ha preso in mano la delicata sanità, ovvero Filippo Saltamartini, che è anche quello più criticato. Di certo a Fermo a cui mancano molte certezze: dal robot chirurgico all'emodinamica. A loro si aggiunge Giorgia Latini, unica donna della giunta che zitta zitta ha imparato eccome a muoversi in Regione, basti pensare al festival MarcheStorie, pensato e realizzato nel giro di 72 ore e ai nuovi piani di sviluppo per teatro e cultura a livello regionale.

Molti parlano di un presidente succube della sua Giunta, l’impressione è che invece Acquaroli lasci il cordone lungo, ma quando necessario lo tiri. Come successo con alcuni assessori troppo brillanti che per alcune settimane sono mediaticamente scomparsi, per poi riapparire più diligenti alle linee communi.

Ci sono stati alcuni passi falsi, come uscite infelici su temi chiave o qualche esitazione di troppo in campo vaccinale, ma poi contano i risultati e le Marche anche in questo caso procedono bene. Abili a utilizzare i fondi e a pianificare bandi con le associazioni di categoria, hanno dato in questo anno gande attenzione alle province più lontane presentandosi spesso in massa a incontri e conferenze. Anche questa è strategia politica, imparata in anni di opposizione.

Il futuro per Acquaroli si chiamano fondi europei e Pnrr. Una pioggia di miliardi che la Regione non può sprecare. C’è tutta la partita delle infrastrutture, c’è la questione aeroporto, che come un gambero fa due passi avanti e tre indietro, c’è il consolidamento della regione a livello turistico. E qui va riconosciuto al presidente e al numero uno della Camera di commercio Gino Sabatini di aver centrato la questione scegliendo il ct della Nazionale Roberto Mancini come testimonial.

Che va usato ancora di più. Ben vengano spot video e radio, ma ad esempio al Micam, dove una fetta di Pil regionale esponeva dopo un anno drammatico, sarebbe servita la sua carica. Anche perché, seconda scelta del presidente, cresce il legame con la Lombardia, locomotiva d'Italia di cui le Marche voglono essere il primo vagone.

Di certo l’attenzione al mondo delle impese non manca, grazie a anche e a nuove leggi regionali che agevolano ad esempio gli artigiani. Per non parlare della questione ricostruzione post sisma: ne parla sempre e soprattutto con Castelli incide anche, approfittando del primo vero commissario degno di questo nome, Giovanni Legnini.

Insomma, più luci che ombre dopo un anno con la chicca del distretto biologico unico e la volontà di cominciare davvero a favorire le filiere, più funzionali delle famigerate rete d’impresa. Anche se tante promesse, dalle scogliere alla viabilità, sono ora attese alla prova del nove: la progettazione e l’avvio dei cantieri. Così come può fare meglio, glielo ha ricordato l’ex assessora Manuela Bora, in campo energetico, evitando di tagliare i fondi ai comuni impegnati in una difficile transizione che porterà benefici a tutti.

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