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Regionali, il Pd alle grandi manovre. Verducci promuove Mangialardi, gli alleati lo bocciano

28 Febbraio 2020

FERMO – La domanda è: domenica Maurizio Mangialardi dalla direzione regionale del Pd uscirà Papa o cardinale? Perché il percorso che è stato costruito attorno al sindaco di Senigallia sa tanto di terreno minato.

Dopo che da giorni, per non dire settimane, una volta tramontata l’ipotesi Ceriscioli bis, confermata ieri dal Governatore in una intervista in cui designava Mangialardi come suo erede, si parlava di un candidato civico, il Pd ritrova l’orgoglio del partito ferito. E senza esitare propone Mangialardi, attuale presidente Anci Marche, come candidato governatore. In teoria è l’uomo di Area 70, ma i primi rumors lo vorrebbero non ostile anche all’ala di Matteo Ricci, oltre che ben visto da una ottantina di sindaci anche di colore diverso dal suo. Ma cosa pensano Pesaro e Ancona si vedrà domenica.

Intanto Mangialardi incassa un sì e un no in poche ore. Il primo arriva dal sentore Dem Francesco Verducci: “Rappresenta i sindaci delle Marche, conosce molto bene i problemi dei nostri territori, le ansie, le aspettative e le enormi potenzialità che abbiamo. Sono convinto sia la persona più adatta per motivare e coinvolgere la società marchigiana in un nuovo progetto. Il Pd ritrovi la sua unità intorno alla candidatura di Mangialardi e costruisca una proposta aperta a tutte le forze sociali, civiche, politiche che si riconoscono nei valori e negli ideali dei riformisti e dei progressisti”.

Ma quelle forze sociali e civiche che, in buona parte si erano espresse in favore di Sauro Longhi come candidato unitario, non ci stanno e rimandano al mittente la proposta del Partito Democratico, richiamando a quanto deciso in precedenza proprio con il segretario regionale Giovanni Gostoli, ovvero la necessità di un nome fuori dal partito. In una nota congiunta Art.1, Azione, Diem 25, Italia in Comune, le Nostre Marche, +Europa e Uniti per le Marche propongono un candidato civico. All'appello manca Italia viva, che già però si era espressa contro il nome di Mangialardi: “Una settimana fa il Pd Marche ha incontrato i partiti alleati con una precisa indicazione che a quanto ci è stato riferito era stata condivisa con il Pd nazionale. Il modo migliore per unire la coalizione era convergere su un candidato civico capace di raccontare esternamente una nuova storia del centrosinistra nelle Marche, aperta ai movimenti civici, capace di allargare l'elettorato di riferimento. Abbiamo tutti condiviso questo approccio. Non vorremmo che ora si cambiasse questo atteggiamento per rimettere in discussione quanto deciso pochi giorni fa. Ogni altro percorso che rischi di far riaprire del tutto il confronto con gli alleati è infatti un regalo al centrodestra".

Per questo, più che la direzione, chiedono di convocare il tavolo del centrosinistra. Ma il Pd vorrebbe arrivarci, per una volta, con un voto della direzione sul nome da seguire. Un gioco a chi è più forte da cui, al momento, si tira fuori Longhi che con eleganza ha ricordato “che lui c’è” e che si ritiene l’uomo giusto per fare sintesi.

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