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Prove di rilancio per i calzaturieri. Fenni: "Abbiamo bisogno di giovani. Serve un patto con i brand del lusso per attrarli e formarli"

1 Settembre 2022

MONTEGRANARO - I calzaturieri si muovono in un contesto sempre più complicato. Si è chiusa da poco la fiera in Germania, con buoni risultati, si apre domani una a Parigi, si avvicina il Micam, che sarà come sempre in contemporanea al Mipel e condividerà l’ultimo giorno con Lineapelle. Insomma, non c’è quasi il tempo di pensare. E in più c’è l’avanzata delle griffe, i brand del lusso, sui territori, con vantaggi e svantaggi che si incrociano. A cominciare dalla manodopera migliore che spesso cambia casacca, lasciando il piccolo artigiano per le sirene del lusso

Presidente Valentino Fenni, cosa pensa del fatto che sempre più griffe stiano scegliendo di produrre nel distretto fermano-maceratese?

“Siamo un territorio attrattivo per il mondo del lusso. Questo perché le nostre competenze non hanno eguali nel resto d’Italia. Ci hanno provato a puntare su zone economicamente più vantaggiose, ma la manifattura ha bisogno di qualità, delle mani degli artigiani del nostro distretto”.

Ma c’è forza lavoro per tutti?

“Questo è il tema: le professionalità necessarie per garantire prodotti di alto livello. Molti brand alla fine preferiscono assumere direttamente figure chiave in forza ad altre imprese, rischiando così di indebolirle. Questo perché è sempre più difficile trovare giovani che abbiano voglia di imparare un mestiere e siano in grado di tramandare la tradizione unendola all’innovazione di cui sono portatori”.

Torniamo sempre allo stesso punto, la formazione dei giovani. Come si esce da questo labirinto?

“I giovani sono un punto fermo del mandato del nuovo presidente di Confindustria Fermo Fabrizio Luciani. Ma sappiamo bene che il nodo restano le famiglie. Lavorare in fabbrica non è più come negli anni ’60, con luoghi meno salubri e stipendi bassi. Oggi un dipendente calzaturiero, ma vale anche per figure come il piegatore di lamiere nel mondo meccanico, guadagna bene e lavora in condizioni ottimali. Il salto culturale resta lo step necessario per ridare linfa alle nostre imprese”.

Lei guida i calzaturieri fermani ed è vicepresidente nazionale di Assocalzaturifici, le griffe potrebbero essere un alleato in questo percorso culturale?

“Quello che le ‘firme’ possono fare è diventare il volano per lo sviluppo della formazione all’interno del distretto. Aiuterebbero anche a dare quella nuova immagine necessaria al settore. Insieme possiamo riuscirci, serve un patto per il futuro del settore calzaturiero. Solo riavvicinando i giovani alle imprese anche le griffe troverebbero collaboratori, operai e professionisti capaci, pronti a crescere e non dovrebbe prelevare figure con vent’anni di esperienza che garantiscono le produzioni in piccole realtà”.

Dopo Prada, ecco Fendi che ha terminato la sua fabbrica. Cosa si aspetta?

“Sarei contento che si potenziasse la rete tra piccole imprese e la grande. Contratti di filiera, collaborazioni, agevolazioni, in modo che sia l’intera azienda a lavorare e non solo il singolo dipendente che cambia grembiule. In realtà, i brand che sono sul territorio già hanno un gruppo di terzisti consolidato, noi vorremmo far crescere la rete e dare al sistema una organizzazione tale che renda il distretto un polo produttivo sia per chi vuole stare sul mercato con il proprio nome, sia per i brand principali della moda”.

@raffaelevitali

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