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Post sisma, restauro in diretta delle opere d’arte: Amandola apre il deposito-laboratorio ai turisti. "Così tornano a splendere"

10 Agosto 2022

di Raffaele Vitali

AMANDOLA – Un motivo in più per visitare Amandola: ammirare l’attività dei restauratori impegnati nel recupero delle opere danneggiate dal sisma del 2016, salvate durante i frenetici giorni in cui tutto sembrava destinato a scomparire.

“Il deposito delle opere d’arte è il fiore all’occhiello di Amandola e siamo felici – spiega il sindaco Adolfo Marinangeli – di aprirne per agosto le porte. I turisti e gli appassionati potranno osservare il lavoro di recupero, fare domande, potranno vivere un momento storico”.

Il deposito è sotto la responsabilità del professor Luigi Pisani: “In questo momento – spiega il docente – stiamo restaurando le Via Crucis della chiesa del Beato Antonio, precisamente la V, la IX e la X. Ne abbiamo già restaurate 8”.

Quando il deposito è stato aperto, una battaglia vinta dal sindaco Marinangeli, l’obiettivo era chiaro: no far allontanare troppo le opere d’arte dalla propria casa. “A oggi – prosegue il primo cittadino – sono state recuperate il 70% delle opere di Amandola grazie al lavoro in sinergia di Comune, Soprintendenza e Università di Urbino”.

A sei anni dalle scosse, il deposito diventato laboratorio all’interno della Collegiata è ancora in funzione. Anche per questo abbiamo deciso che agosto, periodo in cui i Sibillini sono pieni di turisti, potesse essere il mese giusto per aprilo al pubblico. “Soprattutto gli stranieri apprezzano, sono molto incuriositi. Amano l’arte in generale e capire come un’opera possa essere migliorata li affascina” ribadisce Marinangeli.

Fondamentale per l’apertura del deposito fu anche il supporto di alcuni comuni del Legnanese, che adottarono Amandola in quei momenti drammatici. Poi è arrivato il placet della Sovrintendenza e il lavoro scientifico e certosino dell’università di Urbino.

“Proteggere e valorizzare i tesori ha un costo importante, per il Comune è un sacrificio. Ma abbiamo fatto una scelta, vogliamo che il bello che abbiamo torni a splendere. Per fortuna ci aiutano moti privati con donazioni e qualche ente pubblico” prosegue.

Molte opere provengono da chiese, come quella del Beato Antonio, altre dal Convento dei Cappuccini o dalle Monache Benedettine, altre dall’archivio storico comunale, come le pergamene dell’anno mille.

Lo step successivo al recupero è stato quello di creare un’area espositiva: “Il turista o l’appassionato può ammirare le opere in una sala dedicata. Passando poi per un altro unicum di Amandola, il museo del Paesaggio. Non appena avremo completato il recupero delle sale, ci sarà una intera parrete dedicata alle antiche pergamene”.

La speranza è che tutto sia pronto per ottobre, i tanti quadri meritano spazi degni. “Poi, insieme alla Soprintendenza, digitalizzeremo le pergamene, per renderle fruibili anche dal web”. Intanto, tutto ammirabile al mattino dalle 10 alle 13 e il pomeriggio dalle 15 alle 19.

A dare risposte, ma soprattutto a mostrare come si restaura una tela, una cornice o una statua è la restauratrice Silvia Barcaioni: “La gente rimane affascinata da questo mestiere e da come un’opera riacquisti nuova vita dopo il restauro. Spesso non si rendono conto di quanto lavoro e minuziosità ci siano dietro un singolo quadro”.

Non le capita spesso di lavorare sotto gli occhi dei curiosi: “Il nostro è un lavoro che resta normalmente segreto”. Per un periodo anche Fermo aprì una delle sale del palazzo dei Priori durante il recupero di un affresco, ma fu una esperienza limitata. Quindi, quella di Amandola è una vera occasione da no perdere: “Rispondere a domande e curiosità e trasmettere la mia passione per l’arte porta via del tempo, ma è un momento piacevole”.

Poter capire cosa significa pulire un quadro dagli strati di bitume e vernice soprammessa, cosa sia una striscia di streep lining, come si agisce su un telaio è il valore aggiunto di chi poi con gli occhi appassionati ammira l’opera finita.

“Alla fine del lavoro sulla tela applico – spiega la restauratrice ò uno strato protettivo di finitura, che ha la funzione di salvaguardare l’opera, ma deve essere rimovibile perché prima o poi un altro restauro sarà necessario. Ogni azione deve essere reversibile, oltre che ovviamente migliorativa”.

@raffaelevitali

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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