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Pitti, Doucal's conquista i giapponesi e ritrova i russi. Le strategie di Giannini: "Più giovani al lavoro e nuova fabbrica a Montegranaro"

12 Gennaio 2023

di Raffaele Vitali

MONTEGRANARO/FIRENZE – Lo stand è sempre lì, a due passi dal regno di Brunello Cucinelli. Uno dei punti più in del Pitti Uomo è da anni la casa di Doucal’s, l’azienda calzaturiera di Montegranaro che ha chiuso un 2022 da applausi e guarda al futuro con nuove idee e solide basi produttive.

Gianni Giannini, il Pitti è, come dicono gli inglesi, the place to be?

“Punto di riferimento per la moda. In questa edizione mi ha stupito. Mai viste così tante persone, ma soprattutto di qualità. I veri interessati al prodotto, clienti qualificati”.

È tornato il mondo?

“Incontrare di nuovo i giapponesi è il segno principale di questa normalità ritrovata. L’Asia in generale è protagonista al Pitti. Del resto sono buyer che amano il bello e soprattutto cercano il made in Italy. Per noi è un mercato dal potenziale ancora in crescita”.

Altri buyer ‘a sorpresa’?

“Tanti russi, finalmente. Soprattutto tanti che girano per i negozi di Firenze. Poi ci sono gli americani, che per noi non sono ancora un fattore, ma guardiamo sempre con interesse. Conferme arrivano dall’Europa”.

Doucal’s si è presentato con delle novità?

“Il nostro cliente ha delle certezze, non cambio mai tanto per farlo. Non dobbiamo sorprendere ogni sei mesi con chissà quali collezioni. Quello che oggi i clienti cercano sono storia e tradizione, ecco il vero plus. Soprattutto oggi che comincia a venire meno in Italia con tanti marchi che vengono assorbiti e di conseguenza snaturati. Rimanere legati al territorio è fondamentale”.

Nel 2023 festeggiate i 50 anni di attività. Come si celebra il traguardo?

“Poter dire che il nome, la partita iva e la città sono gli stressi da 50 anni è qualcosa che ci riempie di orgoglio. E anche per questo abbiamo scelto di crescere come struttura, ma di farlo a casa nostra”.

Amplierete l’azienda?

“Abbiamo acquistato due capannoni da tempo in disuso a pochissima distanza da dove ci troviamo oggi, perché noi vogliamo restare di Montegranaro. Abbiamo aspettato anni prima di fare questo passo, soprattutto perché volevo il posto giusto, doveva rispettare la filosofia di Doucal’s”.

Quale modello di azienda prevede?

“Quando hai 95 dipendenti, capisci che il valore sociale dell’impresa è sempre più forte. Per me un obiettivo è creare ricchezza attorno a noi. Abbiamo tanti dipendenti che vivono nel circondario e soprattutto sempre più giovani. Anche a loro penso quando immagino la nuova fabbrica”.

Cosa avrà di particolare la nuova azienda?

“Potevamo scegliere uno spazio nella zona industriale, ma abbiamo voluto mantenere la vicinanza al centro. Perché il paese deve vivere grazie al lavoro di tutti. Sarà una fabbrica nuova, con grandi vetrate perché vogliamo che la qualità del lavoro interna migliori anche grazie alla vista, al poter guardare fuori e vedere il verde e il blu del mare”.

Sviluppo produttivo, ma con un occhio al welfare?

“Tanti ne stanno parlando, noi da tempo i dipendenti li premiamo. Quest’anno ancora di più, visto il momento difficile. Del resto, se Doucal’s cresce è per il lavoro che fanno. Giusto quindi condividere i successi, anche dal punto di vista economico”.

Investire in un immobile oggi potrebbe sembrare rischioso, visti i costi…

“Costruire da zero sarebbe davvero impegnativo, noi parliamo di ristrutturazione. Questo renderà l’operazione più veloce. L’obiettivo è di essere operativi nei nuovi locali nell’estate del 2024”.

Nuova sede, ancora più personale?

“Intanto nel 2022 abbiamo inserito 4 giovani. Quello che mi rende felice è il ritorno degli under 30 alla manifattura. Un bel segnale, qualcuno si era perso e ha colto l’importanza del settore. Poi chiaro che la differenza la fa anche dove vai a lavorare”.

Non teme che poi una volta formati i nuovi operai magari scelgano le griffe?

“Il rischio c’è. Ma quando entrano in azienda da noi capiscono subito che non ha niente a che vedere con il modello del passato. È una sfida anche per noi rendere sempre più confortevole e attenta alle tecnologie”.

La presenza di griffe quindi non la teme?

“Se c’è una cosa che ho notato è che hanno ridato lustro al nostro distretto. Tutti sanno che siamo i più bravi, avere ora molte produzioni del lusso lo certifica anche dal punto di vista dell’immagine generale”.

Avete chiuso il 2022 con 20 milioni di fatturato. E ora?

“Vogliamo crescere, altrimenti non investiremmo così tanto”.

Magari lo farà lavorando anche per altri brand?

“Questo proprio no. È accaduto anni fa, poi abbiamo capito che volevamo essere noi i produttori, che il nostro marchio valeva il mercato. Sono due modi di lavorare diversi, no si può sempre pensare di fare tutto. Io voglio svegliarmi la mattina e pensare alla linea, alla produzione, al marketing, non solo a rapportarmi con terzi su quel che c’è da fare”.

@raffaelevitali

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