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Pitti 3. Il ministro Urso: 2024 anno del made in Italy. "Tornate a produrre in Italia: ecco i vantaggi del reshoring". Ma per i furbi il conto è salato

10 Gennaio 2024

di Raffaele Vitali

Che il Pitti Uomo conti, lo dimostra la presenza del Misnitro per il Made in Italy Alfonso Urso al taglio del nastro.

Ministro, quanto crede il Governo nella moda?

“Parto da due questioni. In primis la formazione. Il 18 gennaio ci si potrà pre iscrivere al liceo del Made in Italy, che inizierà le elezioni dall’autunno. Formerà i giovani a lavori e professioni tipiche della cultura creativa, artistica e innovativa delle filiere strategiche del made in. Senza mai dimenticare intelligenza artificiale, blockchain, metaverso: coniugheremo arte creativa, tradizione, cultura storia, manualità alla tecnologia”.

La seconda mossa?

“Il 15 aprile festeggeremo la prima giornata del Made in Italy istituita per legge. Quel giorno i grandi imprenditori e stilisti terranno lezioni nelle scuole italiane o gli chiederò di aprire i loro templi ai giovani”.

Risorse?

“C’è il fondo sovrano per il made in Italy con una prima partecipazione di un miliardo di euro. Sono convinto che tanti fondi privati italiani e internazionali metteranno le risorse per accrescere il patrimonio di investimento sulla filiera”.

Un tema che attanaglia i produttori  quello del ‘falso made in’, come agirete?

“Abbiamo potenziato la lotta alla contraffazione. Partendo dall’identificazione del prodotto, con risorse per la blockchain, e proseguendo con la lotta alle grandi centrali della contraffazione, anche usando agenti sotto copertura”.

Sostenibilità è una parola che le piace?

“Per la moda e abbigliamento abbiamo risorse per incentivare le start up sull’uso delle fibre naturali, per rendere il settore più sostenibile, oltre che bello, buono e ben fatto. Sostenibile sul piano ambientale, sociale e aziendale. Questo deve essere un ulteriore traguardo”.

Dal primo giorno come ministro ha parlato di reshoring, come funziona?

“Un incentivo fiscale del 50% per i primi sei anni per chi torna a produrre in Italia. Chi invece delocalizza, dopo aver ricevuto contributi pubblici nei dieci anni precedenti, deve restituire l’intero importo degli incentivi ricevuti. Ma non solo. Se i marchi storici produttivi vengono acquisiti da marchi stranieri, ma smettono di produrre e quindi è solo un’operazione per eliminare una concorrenza, dopo 5 anni il Governo si  riappropria dei marchi per poi metterli sul mercato. Così tuteliamo la storia ma anche il lavoro”.

La tecnologia?

“Il Piano transizione 5.0, evoluzione di Industria 4.0, avrà a disposizione 13 miliardi di euro nel biennio 2024-2025, destinati alle imprese che hanno un piano di ammodernamento tecnologico ai fini dell'innovazione e dell'efficientamento energetico per la riduzione attraverso produzione energetica rinnovabili ai fini dell'autoconsumo. È prevista una parte, il, 10% dei fondi, per la formazione del personale. Perché se acquisto macchinari innovativi, poi serve personale qualificato”.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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