CANTU’ – Ci ha messo del suo Pesaro per perdere a Cantù. Una partita che i padroni di casa hanno controllato, ma non sono mancati i momenti in cui la VL ha dato l’impressione di poter fare il blitz (38-39). Peccato che nei momenti migliori siano arrivati due tecnici devastanti. Il primo ha colpito Bucarelli, l’ex di giornata, che ha avuto un doppio effetto: Pesaro a – 16, frutto di un terribile inizio di terzo quarto, e l’ala diventata play in panchina.
Il secondo, ancora più pesante, l’ha preso coach Spiro Leka o se vogliamo la panchina. I biancorossi tornano miracolosamente a -6 con tre minuti da giocare prima della doccia, grazie a una delle poche folate degne di nota di Ahmad. Ma a quel punto Leka protesta con gli arbitri: tecnico. Il che significa libero e rimessa a favore, avendo i padroni di casa già il possesso. In un amen Cantù segna 4 punti, grazie al micidiale Moraschini.
E proprio Moraschini e Basile, nulla all’andata, sono state le due spine nel fianco, perché fisicamente più forti dei loro avversari, che fossero Lombardi, Petrovic, Maretto, Imbrò o chiunque altro. Pesaro è stata in partita spesso grazie ai regali dei padroni di casa. Buon segno averli saputi aprire i pacchi dono. Ma nei momenti decisivi, è sempre mancato qualcosa.
Ancora una volta Zanotti punito da Leka, che lo ha congelato in panchina negli ultimi 15 minuti. È uscito infuriato dal campo al momento del cambio il lungo a inizio terzo quarto. Certo, era in campo mentre Cantù scappava via, ma era anche l’unico dei cinque ad aver fatto qualcosa di buono. E invece, da quel momento addio. Come non vedrà quasi più il campo Bucarelli dopo il quarto fallo.
Il finale è anche civile, 85-78, considerando lo svantaggio accumulato. Ma sono altri i numeri su cui riflettere: 47 rimbalzi a 34, le sette stoppate subite e il 24/39 da due punti concesso. Colpa dei lunghi? Probabile, la differenza fisica è reale, ma solitamente rimbalzi e tap in sono arrivati da ala grande e ala piccola, ovvero chi gravita nella zona di King e Petrovic, due amebe. Non ingannino i numeri dell’americano.
L’unico che ha dato continuità è Maretto, a sua volta relegato per lunghi minuti in panchina in momenti chiave. Finisce con Imbrò che spara a salve, anche per lui due minuti di gloria in mezzo a troppe scelte sbagliate.
Se questa doveva essere la partita della verità per Pesaro, il futuro è già scritto: salvo miracoli la distanza dalle big è troppo grande. Di buono c’è che Udine battendo Rimini si è guadagnata la promozione in A1, la speranza è che venga a cuor leggero sabato a Pesaro.
Visto che mancano due gare, fare quattro punti sarebbe importante per garantirsi il fattore campo almeno nella prima partita della post season. Plauso finale ai tifosi arrivati a Cantù, loro come sempre la partita personale l’hanno vinta. (foto Pallacanestro cantù)
Raffaele Vitali