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Bogliardi, l'astrattista che ha vissuto gli anni d'oro di Licini. "Opere mai eposte, fino a gennaio a Monte Vidon Corrado"

14 Luglio 2023

di Raffaele Vitali

MONTE VIDON CORRADO – “Dipingere per noi è tutto, quando non si dipinge si pensa, a volte bene e spesso senza costrutto”. Luglio è il mese della Casa Museo di Licini. “Siamo qui per una mostra molto impegnativa, dal lato finanziario e logistico, oltre che di allestimento” spiega il sindaco di Monte Vidon Corrado, Giuseppe Forti, presentando ‘Oreste Bogliardi e gli amici del Milione’. La prima frase è del pittore scomparso nel 1968, la scrisse all’amico artista Cristoforo De Amicis, con cui condivide gli spazi nella mostra visitabile fino al 7 gennaio (inaugurazioen il 15 luglio alle 21) a Monte Vidon Corrado.

Ma chi era Oreste Baglioni partito da Portalbera nel 1900? Passeggiare tra le sale allestite permette di avere più risposte, perché no era una cosa sola il pittore che con Osvaldo Licini e tanti altri grandi ha condiviso anni preziosi all’Accademia di Brera. Ritratti, paesaggi, nature morte e quadri astratti, un po’ di tutto per il pittore che è stato uno dei primi firmatari del manifesto dell’astrattismo italiano, insieme con Fontana, Melotti, veronesi e Licini, per citarne alcuni.

Dietro lo studio e l’organizzazione c’è come sempre Daniela Simoni in collaborazione questa volta con Franco Tagliapietra e Arianna Ghilardotti “che ci ha aiutato a raccogliere opere principalmente private, oltre che del museo di Genova e della fondazione”. Un mostra che racconta l’esposizione di Licini alla galleria del Milione a Milano.

Una mostra studio, di approfondimento, “non da vedere in short dopo la spiaggia, perché richiede attenzione e interesse a capire un periodo storico in cui la figura di Licini è stata preponderante” riprende il sindaco.

Osvaldo e Oreste, le due ‘O’ dell’astrattismo italiano si ritrovano quindi dopo 90 anni nel comune, tenuto alla perfezione tra vicoli puliti e gerani in fiore, da cui Licini ammirava il cielo disegnando nella mente i suoi angeli. “Il centro studi la prima pate dell’anno la dedica all’arte contemporanea, abbiamo ospitato Toccaceli e Delle Monache, la seconda a mostre di carattere storico, frutto di segmenti di ricerca con un tema coerente con lo spirito del centro studi che vuole valorizzare Licini e l’arte del novecento” chiarisce la direttrice Simoni

In questa mostra si parla di Oreste Bogliardi, che ha segnato il Novecento. “Un artista poco studiato, l’ultima mostra risale al 1978. Noi abbiamo scelto di investirci, anche perché è poco musealizzato”. Tra dipinti e disegni, sono 45 le opere in mostra. Due sedi, il centro studi e la cantinetta della casa dell’artista, e cinque sezioni.

“Le prime due nel centro studi trattano i generi della figurazione; nella casa museo il focus sul Milone con la fascinazione per Picasso fino ad arrivare agli ultimi due decenni di vita che l’hanno portato verso l’astrazione” prosegue Daniela Simoni.

Licini tenne la prima mostra personale in Italia nella galleria del Milione, quindi approfondire la figura di Bogliardi ha offerto al centro studi l’occasione per focalizzare un clima culturale che ha segnato l’artista negli anni 30.

Tagliapietra, docente di storia dell’arte all’accademia di Belle arti di Venezia e di Brera è il valore aggiunto di una mostra che ha il patrocinio della regione Marche, il sostegno della fondazione Cassa di risparmio di Fermo e i prestigiosi patrocini di Brera e della Galleria Milione di Milano. Questo grazie anche all’impegno di Arianna Ghilardotti, nipote di Bogliardi, traduttrice ed editor di grandi case editrici.

La mostra è stata pensata da un gruppo di docenti di Brera, durante il Covid, che voleva realizzare una pubblicazione sulla storia della più prestigiosa accademia italiana. “E abbiamo pensato ai gradi maestri del Novecento, in particolare alla storia degli Artefici. E tra i maestri, abbiamo acceso un faro su Bogliardi, che in realtà non conoscevo, a parte sapere che nel biennio 34-35 era stato un protagonista del Milione, che si trova di fronte all’accademia di Brera” spiega Tagliapietra che sotto Covid ha scritto la pubblicazione dedicata all’artista. Che presto sarà parte del catalogo in fase di realizzazione.

È partito da uno scambio epistolare, e poi di opere, con De Amicis, amico del cuore di Bogliardi. “Conoscendo da anni Daniela Simoni, ho pensato che il centro studi Licini fosse il posto giusto. Il padrone di casa è il genius loci che accoglie la mostra. Una volta era Licini che andava a Brera e al Milione chiedendo spazio, oggi è lui che ospita Bogliardi, che hanno partecipato a quella grande esposizione degli anni ‘30”.

Il Milione, al tempo, era davvero il riferimento, anche Kandinsky espose in quel periodo in cui l’arte astratta stava crescendo in Italia, in ritardo di almeno dieci anni. “Fu Carlo Belli a teorizzare l’arte astratta italiana e il testo sarà esposto nelle teche del centro studi” spiega Tagliapietra anticipando un’altra chicca che i visitatori potranno trovare.

Bogliardi è nato nel 1900 ed è morto nel 1968, due date tutt’altro che casuali nella sua opera, segnate anche dal bombardamento del 1943 che distrusse Brera e dalla rinascita nel 1966 con la partecipazione alla Biennale più pop della storia.

E la nipote, cosa ne pensa di questa mostra? “Trovare figure come Daniela e il sindaco Forti agevola il lavoro. Mia madre era la nipote prediletta di Oreste e ci ha cresciuto nel culto di nostro zio. Firmatario del manifesto dell’astrattismo italiano, se ne sono poi perse le tracce, anche per scelta perché non sopportava il mercato dell’arte, quel pompaggio di opere di autori che no valevano perché voluto dai galleristi”.

Lei stessa è la protagonista di uno degli ulti quadri realizzati, era il 1967, un ritratto chiesto dalla madre allo zio. “Ricordo le sedute nella casa di Rapallo, mi sentivo importantissima e lì è sicuramente nata la mia passione per l’arte. Crescendo ho iniziato a raccogliere tutte le pubblicazioni, lavoro poi facilitato da internet”.

Un quadro è anche nella Galleria dei Benefattori dell’ospedale Maggiore di Milano. “A seconda della consistenza del lascito, il benefattore ha diritto a un busto, a un mezzo busto o a un ritratto a figura intera. E lui quello ha realizzato. A riprova di quanto fosse un bravo pittore”.

Un personaggio che al tempo era molto apprezzato, basti dire che un apio d’anni a Parigi li ha passati nelle libere accademie con Licini e Picasso, Morandi e Sironi. Poi, una vita sull’Aventino che lo fecce dubitare della sua attività, fino ai riconoscimenti, come il Fiorino nel 1965 o la Biennale l’anno dopo.

‘Quando dipingo mi pare di essere in paradiso’ ribadiva il protagonista di una mostra che è davvero un unicum. “Mostre post mortem fatte pochissime, in vita cinque le personali. Per conoscerlo – conclude Daniela Simoni - qui bisogna venire. Speriamo che sia l’occasione per far capire che chi ha un Bogliardi in casa ha una enorme ricchezza e che lo faccia sapere, perché magari il suo quadro entrerà in una prossima mostra”. Per visitarla tutti i we dal venerdì alla domenica, possibilità di aperture apposite per gruppi. Per info www.centrostudiosvaldolicini.it

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