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Murri, Rianimazione tra tecnologia e umanità. Cola: "Scopriamo i batteri in 90 minuti, prima ci volevano giorni"

27 Maggio 2021

FERMO - Un macchinario per sapere, nel giro di un quarto d’ora, perché un paziente perde sangue. Analisi che scoprono virus e batteri e fanno guadagnare tempo prezioso. Un “green pass” per i familiari dei pazienti ricoverati in Rianimazione.

Respira e guarda al futuro il reparto di Anestesia e Rianimazione del “Murri”. I giorni bui dei letti tutti pieni, adesso, sembrano lontani. Ieri, nell’unità operativa complessa guidata da Luisanna Cola, i positivi erano tre. Quattro quelli nell’area “pulita”.

Numeri che fanno bene sperare, ma che non devono trarre in inganno. Lo dice chiaro e tondo, Cola: «se non cambia la mentalità, in autunno ricominceremo da capo». I vaccini cominciano a fare effetto – spiega – e la bella stagione ci mette del suo. Ma non basta. «Dobbiamo continuare con le vaccinazioni e con le strategie di contenimento, perché siamo in una fase ancora epidemica», dice.

«Sono preoccupata – aggiunge – quando vedo operatori sanitari che festeggiano la chiusura dei reparti. È come se si dicesse che il problema è finito». La primaria che il 2 giugno diventerà Cavaliere della Repubblica ha trovato il modo per far sentire meno soli i pazienti di Rianimazione. Ha stilato un protocollo con le regole per far entrare i familiari dei malati in reparto.

Una specie di “green pass”, simile a quello per spostarsi. Chi entra dovrà essere vaccinato o essere guarito dal Covid o avere il tampone negativo. Non tutti, però, potranno entrare. Chi, per esempio, soffre di certe patologie resterà fuori. Saranno i sanitari a decidere. «Saremo i primi del sud delle Marche. È un passo importante perché permette di stare vicino ai propri cari», spiega Cola.

Che invita chi può a vaccinarsi subito. «C’è gente che vuole aspettare, ma a settembre si creerà un imbuto e non tutti riusciranno a vaccinarsi nei tempi leciti», fa sapere, mentre con la mano sfiora un macchinario di colore grigio.

Un “Quantra”, acquistato da poco dal “Murri”. Funziona con un prelievo di sangue. La risposta arriva in pochi minuti. E dice se è la terapia anticoagulante a far perdere sangue ai pazienti, Covid e no. Il macchinario si sposta facilmente, fino al letto del malato. «Mentre, già da tempo, abbiamo acquisito metodiche di tipo molecolare per l’individuazione precoce di batteri e virus: 60-90 minuti, al massimo, contro i due-sette giorni delle metodiche standard da ambulatorio», spiega la primaria. Che si arrabbia, «quando, a maggio, vedo arrivare l’ennesimo paziente positivo e penso: allora non abbiamo capito niente».

Francesca Pasquali

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