
AMANDOLA - Si è appena chiusa una edizione da applausi di Diamanti a Tavola, che Amandola e i Sibillini si immergono in una sfida tecnica e politica. “La recente Legge 131/2025, che fissa la soglia di ‘montanità’ a 600 metri di altitudine, escludendo di fatto una larga parte delle comunità appenniniche marchigiane dai benefici e dalle politiche di sostegno per le aree interne” sottolinea Giuseppe Amici, presidente Uncem Marche.
Una lettera al ministro Calderoli e al governatore Acquaroli solleva la questione. “Le nostre montagne vivono condizioni di isolamento, spopolamento e fragilità economica che non si misurano in metri sul livello del mare. Una quota non può decidere del destino di interi territori” prosegue.

Il rischio è che siano escluse decine di comuni marchigiani. Nelle Marche, dove l’Appennino si sviluppa dolcemente rispetto alle Alpi, molti centri si collocano tra i 400 e i 600 metri: territori che da sempre costituiscono l’ossatura dell’entroterra regionale, ma che verrebbero esclusi da risorse e agevolazioni fondamentali. “In questo contesto, la montanità non è una questione di quota, ma di accessibilità, isolamento e servizi”.
A raccontare la contraddizione del nuovo criterio ci sono alcuni esempi: Frontone nel pesarese, Sassoferrato nell’anconetano e Sarnano.
Per il Fermano, c’è Amandola che si trova a 500 m, nel cuore dell’Unione Montana dei Sibillini, “un centro che ha vissuto le ferite del sisma e lavora per ricostruire un tessuto sociale ed economico pienamente montano”. Infine Comunanza, 448 metri, “che nell’Unione Montana del Tronto e Valfluvione, rappresenta un presidio produttivo e comunitario essenziale, ma rischierebbe anch’essa l’esclusione dalle politiche dedicate alla montagna”.
Quello di amici è un appello: “La montagna marchigiana non si misura in metri, ma nella resilienza delle comunità che la abitano. Il rischio è una drastica riduzione dei Comuni riconosciuti come montani, con la conseguente perdita di fondi e opportunità di sviluppo per le aree montante. Spero che la Regione, attraverso la conferenza unificata, neghi l’intesa su qualsiasi decreto che penalizzi i territori appenninici marchigiani”.
L’auspicio è quello di una mobilitazione istituzionale congiunta: “Regione, Province, Unioni Montane e Comuni sostengano una revisione dei criteri e garantire pari dignità e prospettive di futuro alle comunità dell’Appennino marchigiano. È giusto passare dall’assistenza alla dignità, ma deve valere per tutti i territori montani, anche per quelli che non superano una soglia altimetrica arbitraria. La montagna non è un numero, ma una condizione di vita” conclude Amici.
r.vit.
