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Micam rinnovato con 600 marchi. Badon: export e fatturato crescono. Marzotto: "Le aziende hanno bisogno della fiera"

8 Settembre 2021

di Raffaele Vitali

MILANO - “Finalmente dati positivi sul 2020. E poi questa 92esima edizione torna in presenza”. Era molto tempo che Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici, non iniziava una conferenza stampa con il sorriso.

Fiducia trapela dalle sue parole e da quelle di Tommaso Cancellara, direttore del Micam che cambia favola e si immerge nel mondo della glass sliper. Ma anche dal super ospite, Matteo Marzotto, uno che la moda la rappresenta davvero nel mondo: “Il 75% delle aziende italiane parlano al mondo attraverso le fiere. Bravi voi che siete qui e crescete”.

Il Micam è il riferimento mondiale, lo ricorda e lo dimostra Cancellara, affiancato da Paolo Borghini, con orgoglio per la prima volta può dire: “Siamo più grandi del salone del mobile”. E per questo ci si attende il dovuto riconoscimento, considerando i 70mila addetti del settore, anche dal governo Draghi, che ha mosso i big tra Cibus e Mobile nelle ultime settimane.

652 le aziende totali che espongono le collezioni primavera estate 2022 su una superficie di 30mila metri quadri. Sono 390 le italiane dai vari distretti e 262 le straniere. “Fino a pochi mesi fa non ci avrei creduto. Ci conferma il desiderio delle aziende di ripartire facendo perno sul Micam, da sempre fa del business e del punto di incontro il suo punto di forza principale” aggiunge Borghini.

I NUMERI

Il presidente Badon è chiaro: “Ci aspettavamo un rimbalzo e i dati parlano, per i primi sei mesi del 2021, un + 22%. Il dato importante è che i consumi delle famiglie, finalmente, tornano a crescere. La spesa è cresciuta del 18% e in quantità di 15 punti”.

E dire che l’inizio del 2021 non era stato brillante. “Ma il secondo trimestre è stato molto importante e gli acquisti hanno raggiunto quasi quelli del primo semestre del 2019. Il recupero a doppia cifra è in ogni canale distributivo: dai negozi alle catene. Tra l’altro, abbiamo la prima flessione del digitale di 13 punti. Ma ricordiamo che vale sempre il 35% del fatturato generale. Il 33% in più di acquisti nei negozi fa pensare che si stia tornando alla normalità. Si compra sul web, ma i negozi tornano un riferimento”.

Dato ancora più importante a livello di export: +31,5% in valore e +24,8 nei primi cinque mesi. Trend significativi sono il +55% sul sintetico e il +44% su tessuto. Due fattori in crescita anche rispetto al 2019. Questo significa che sostanzialmente sono calzature importate ed esportate”.

Quello che Badon ricorda è che il settore calzaturiero ha tre anime: testa in Italia e braccia nel mondo; fascia media con marchio proprio di produzione; collaborazione con le griffe della moda. “Guardando alal pelle, core business per molte delle nostre associate, hanno recuperato 23 punti, ma è un settore lontano dal 2019”.

Un dato deve far riflettere il Governo e tutto il sistema economico: “Per la seconda volta abbiamo superato i 4miliardi di export in 5 mesi. Sempre elevato, anche se è ancora a -15% sul 2019, anno che fu insufficiente”.

Quello che sorregge il sistema, con sette aziende su dieci che lamentano comunque un calo di fatturato, è il rapporto con le case di moda, come emerge anche entrando nel dettaglio dell’export nei Paesi. Il lusso, malgrado tutto, è sempre il segmento che resiste di più e ha cominciato a ripartire.

“La Svizzera fa +39% su 2020 di valore e +6% sul 2019. Questo perché ci sono gli hub di arrivo e distribuzione delle griffe. Idem per la Francia con un +35% in valore, ma inferiore al 2019. La Cina spicca con una crescita di 106 punti su 2020 e 24 sul 2019. Doppia interpretazione: la prima è che ormai passa tutto sotto la Cina. La seconda è che con la mancanza di turismo cinese in giro per il mondo, spendono in casa. ma questi dati riguardano sempre i prodotti italiani. Anche perché il +106% riguarda le griffe italiane e non straniere. Vedremo poi quando il popolo cinese comincerà a viaggiare, sperando che torni a comprare in Italia come ha fatto in questi mesi online o nei negozi in loco” prosegue Badon che poi continua a snocciolare numeri. Incluso quello sulla Russia, che purtroppo cresce rispetto al 2020 ma ha ancora un -3% sul 2019, anno di per sé drammatico. “Le sanzioni e la pandemia hanno messo in difficoltà i produttori più legati al mercato russo, in primis il distretto marchigiano”.

Bene gli Stati Uniti, così come l’Europa, “aspetto importante per il Micam considerando che il 70% dei buyer arriva dal mercato europeo”. E vola la Corea del Sud, +10% con un prezzo medio in aumento del 27%. “Frena pesantemente il Giappone, nonostante la politica di abbattimento dei dazi in atto, dopo gli accordi con l’Unione europea”.

I PADIGLIONI

Edizione con una formula nuova. Visite concentrata in tre giorni, non i consueti 4. Tornano marchi importanti come Liu jo, Igi&co, Valleverde e Furla. “Ogni area è stata resa interessante, da non perdere il padiglione 3 con ‘the garden’, lo spazio dedicato alla sostenibilità. Tema che tratteremo dentro i vari seminari al Micam x, confermato al padiglione 1 insieme con gli emerging designer: “Alcun ormai sono brand, altri collaborano con le griffe, segno che il format funziona”.

Siccome non si può dimenticare il digitale, fondamentale nell’ultimo ano e mezzo, Cancellara ha pensato a u accordo con una delle principali piattaforme online, che permetterà ai buyer che non sono potuti arrivare a Milano di gestire direttamente gli ordini. Per favorire anche ogni azienda, abbiamo permesso di posizionare un qrcode fuori dello stand che rimanda direttamente allo showroom virtuale dell’azienda. E in più al padiglione 1 cci sarà uno stand dedicato per fare le foto alle collezioni da usare poi sulla piattaforma virtuale”.

Si conferma quindi multitasking la fiera di Assocalzaturifici che allarga le collaborazioni passando dal Mipel a Lineapelle, da The One alla Mittelmoda di Marzotto fino a Homi e l’Italian Artisan di David Clementoni. Il tutto, in piena sicurezza grazie ai protocolli messi in atto da Fiera Milano.

@raffaelevitali

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