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Micam, il bilancio. Negli stand si firmano ordini: buyer da tutto il mondo e voglia di scarpe di qualità. Ceolini: la sfida è avvicinare i giovani

20 Settembre 2022

di Raffaele Vitali

MILANO -  Meglio è sempre possibile, ma dopo una serie ‘infinita’ di edizioni negative, il Micam chiude con il sorriso. Lo fa nei numeri, 35mila 470 presenze certificate (+20% su marzo) insieme con Mipel e i più piccoli Homi e The One, ma soprattutto nella qualità dei visitatori, per lo più buyer da mezzo mondo.

“Tra gli stand si sono avvicendati addetti ai lavori provenienti da tutto il mondo: in particolare è stata registrata l'ottima presenza di visitatori da Spagna, Francia e Germania. Ottima la performance di buyer da Stati Uniti e Canada e molto positivo il ritorno dei buyer dal Giappone” sottolinea Assocalzaturifici.

Corridoi di nuovo animati. Certo, i padiglioni 2 e 4, dove si trovano le calzature più contemporanee, molte sneaker di qualità, il pienone è stato costante, ma anche il lusso ha trovato la sua primavera, con il 3 ben frequentato e il primo che invece continua a faticare.

Il motivo? Forse ha ragione Simone Del Gatto che al Micam si è presentato con il classico brand Giovanni Conti e il nuovo Mich Simon, che unisce il nome di Simone a quello del socio Michele Millevolte: “Le persone sono ancora convinte che il padiglione 1 sia quello dei russi e del lusso, quando c’è ormai da anni una evoluzione di prodotto. Bisogna comunicare in maniera diversa questo lato di fiera”.

Se ne è accordo anche il direttore del Micam Paolo Borghini, girando tra i padiglioni senza sosta e promette che affronterà la questione. Sta di fatto che il Micam, come il calzaturiero stando ai numeri dei primi sei mesi e le proiezioni a venire, ha ripreso a correre.

Certo, bisogna riflettere sul fatto che per raggiungere i mille brand aumentano sempre più gli stranieri e questo fa un po’ storcere il naso ai puritani, ma è anche vero che così i conti restano in ordine e chi ha un prodotto di qualità può anche mergere per differenza. Magari potrebbero riflettere i calzaturieri, tanti i marchigiani, che ancora blindano gli stand, chiudendosi dentro lo scrigno per paura di essere copiati. Ma considerando che al Micam si arriva con campagne vendite già iniziate, è un atteggiamento anacronistico. E quindi poi no dee stupire il pienone dagli spagnoli, che attirano con colori e vitalità, o nei padiglioni centrali dove si tende ad aprire tutto.

"I segnali che stiamo avendo in queste ore sono molto incoraggianti - spiega Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici e di Micam -. La gente ha voglia di uscire di casa e si vede dal numero di stranieri presenti in fiera. L'incoming è molto più importante rispetto alle altre stagioni, dopo due anni di Covid”.

Questo spinge Assocalzaturifici a investire ancora di più nell’incoming anche in vista di future iniziative, non solo in Italia. “Il settore del calzaturiero – prosegue - ha rialzato la testa anche se tante aziende hanno chiuso. Ci sono mercati, come Francia e Germania, che hanno registrato +23% in valore e gli Stati Uniti, che grazie al cambio favorevole, hanno segnato +65%".

Nessuno nega i problemi macroeconomici, con le incertezze geopolitiche il caro bollette che potrebbe frenare i consumi e quindi gli ordini. "Noi non siamo energivori - evidenzia Ceolini - ma il caro energia tocca tantissimo la filiera, con alcune concerie che hanno raggiunto punte di rincari del 700%. Inoltre, la carenza di materie prime non aiuta e abbiamo problemi nel trovare persone specializzate, si ricerca personale a tutti i livelli".

Uno dei temi chiave emersi durante la fiera è quello dell’assenza dei giovani, della mancanza di capitale umano da inserire nelle imprese. “Quello del cambio generazionale è un problema - dice Ceolini - devono aiutarci le scuole, gli Its, a invogliare i ragazzi e noi per primi dobbiamo attrarli. Con il digitale abbiamo raggiunto un buon livello per favorire l'avvento di giovani in azienda, anche con tecnologie più adatte alla loro età. Anche a livello di sviluppo e modelleria ci sono tanti lavori adatti alla tecnologia. Ma i giovani vanno conquistati”.

Purtroppo, ammettono tutti, il lavoro manuale è visto come un lavoro sporco dai genitori. “Ma non è così, vedere come una pelle viene realizzata e poi veder nascere una scarpa, con tutto il suo percorso, è qualcosa di "unico". I ragazzi se ne innamorano e hanno voglia di lavorare manualmente - assicura Celoni - ma sono i loro genitori a frenarli".

Si chiude così un Micam dove sono tornati anche i colori: “La gente ha bisogno di leggerezza. E soprattutto è tornata la voglia di indossare scarpe legati, sempre comode, ma un p’ meno sportivo di quanto fatto negli ultimi due anni” conclude Valentino Fenni, che di Assocalzaturifici è vicepresidente.

@raffaelevitali

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