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Messa e fiaccolata per Lenoci. La famiglia: "L'uomo potrà sfuggire alla giustizia umana, non a quella di Dio". Il vescovo: "Vivrà per sempre"

14 Febbraio 2023

MONTE URANO - “Vorremmo tirarti fuori dai nostri sogni per abbracciarti”. Le parole di uno degli amici chiudono la messa a un anno dalla morte di Giuseppe Lenoci. Una cerimonia struggente, interrotta più volte dal pianto disperato della madre, Francesca, che alternava grandi sorrisi alle persone che la circondavano a lacrime e singhiozzi.

Per Giuseppe a Monte Urano è arrivato l’arcivescovo Rocco Pennacchio, oltre alle sidnache di Monte Urano e Serra dei Conti. Un segnale forte quello del monsignore alla famiglia: “Tutta la chiesa, l’intera diocesi è con voi”. A cominciare da Padre Sante Pessot, per tutti il direttore della scuola Artigianelli che frequentava il 16enne, che ha concelebrato.

La chiesa era gremita. Tanti amici, molte persone comuni, i familiari arrivati dalla Puglia per dare sostegno aa Francesca, il padre Sabino e il fratellino Michael. “Non c’è dolore più grande della perdita di un figlio. L’unica speranza è condividerlo, vivere la solidarietà umana, e credere nella risurrezione. Sembra impossibile oggi farlo, ma non può essere dolore l’ultima parola che ci ricorda Giuseppe, dobbiamo utilizzare vita”. Ci prova Pennacchio a regalare un attimo di serenità a chi amava Giuseppe. "La vita è stata crudele con lui. ma non è finto con quella fatalità, vivrà per sempre".

Davanti all’altare, oltre a un cartellone con tante foto, è stata posizionata la sua tuta da calciatore insieme con gli scarpini. In chiesa tante macchie bianche, quelle di chi indossava la maglietta con la scritta LEN 9 davanti e dietro un messaggio chiaro agli inquirenti: “L’uomo potrà sfuggire alla giustizia umana, ma non a quella di Dio”.

Ma se c’è un’altra parola che torna durante la cerimonia è verità. Quella che la famiglia cerca e continuerà a cercare. Lo ricordano amici e parenti durante i loro interventi dopo la comunione. È la ricerca che dà la forza alla mamma di alzarsi ogni giorno.

Una forza che è stata arricchita da un gesto di generosità, quello di Elisabetta Pieragostini, titolare dell’azienda Dami. Che alla fine abbraccia Francesca che la ringrazia perché le ha dato un lavoro, le ha aperto la porta dell’azienda. “Siamo noi che ci arricchiamo” le ha ribadito abbracciandola forte la Pieragostini che ha promesso vicinanza a Michael e a tutta la famiglia.

Questa è la solidarietà, questo è il valore di una comunità. Che si è stretta alla famiglia, durante la messa e fuori per la fiaccolata aperta da un grande striscione degli amici: ‘Segna per noi da lassù’.

r.vit.

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