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Medici in rete, specialisti negli ambulatori, ospedale vero ad Amandola, più servizi al Murri: ecco il futuro della sanità a Fermo

12 Aprile 2023

di Raffaele Vitali

FERMO – “Un piano che entro l’estate si può emendare”. Questo ha spiegato, slide dopo slide, l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini ai tanti sindaci di Fermo, riuniti nella sala consiliare del capoluogo insieme con sindacati e associazioni di cittadini impegnate a livello sanitario.  Ma un piano che ha dei punti molto chiari, anche per Fermo e la sua provincia. Punti che non prevedono né risorse né personale, ma servizi sì. A cominciare da emodinamica e da un potenziamento reale dell’ormai prossimo all’apertura ospedale di Amandola.

“Non ragioniamo più valutando la struttura storica dei territori, sul numero di medici e infermieri presenti. Abbiamo fotografato la domanda sanitaria e l’abbiamo fatta analizzare dalla Politecnica e dalla Bicocca” anticipa Saltamartini. Perno ovviamente del piano è la riforma che ha creato cinque Ast e punta sulla prossimità dei cittadini.

LA SITUAZIONE REGIONALE

L’analisi parte dall’emergenza Covid con il sistema sanitario capace di somministrare un milione di dosi di vaccino in 5 mesi, garantendo così anche il sistema economico regionale, fatto di manifattura ed export. Una regione con 1,5milioni di abitanti, con una previsione di 1,465mila abitanti tra cinque anni, quindi una città in meno. “L’invecchiamento della popolazione comporta un aumento di prestazioni sanitarie e un aumento del peso sulle famiglie” ribadisce leggendo una slide che mostra come si muore nelle Marche: sistema circolatorio, tumori, con quello alla mammella in testa per cui la regione ha allungato l’età di screening, e problemi respiratori. Ipertensione, diabete, cardiopatia e ictus sono ai primi quattro posti di patologie regionali. Un problema per l’Area Vasta 4 è il livello più basso regionale per vaccinazioni pediatriche.

STRUTTURE E MOBILITA’

“Quando inaugureremo il nuovo ospedale sarà uno dei più moderni a livello nazionale. Nel contempo abbiamo investito su Amandola, che diventa ospedale di base in area disagiata, quindi avrà Pronto soccorso, reparti di Medicina e Rsa”.

Nel Piano Socio Sanitario, annuncia Filippo Saltamartini, la provincia di Fermo avrà due ospedali. “Troppe persone arrivano Fermo con codice verde, questo perché mancando una medicina generale territoriale che può dare risposte, si intasa il Murri, con una evidente inappropriatezza di cure. Da qui la volontà di lavorare sul territorio. Anche perché perdiamo 41 milioni l’anno per mobilità passiva. In dieci anni abbiamo regalato 400milioni ad altri territori, buona parte in Emilia Romagna. Questo perché non trovavano certe risposte, noi vogliamo darle” prosegue l’assessore.

I fermani vanno in Piemonte, Lombardia, Trento ed Emilia Romagna. Per lo più si va fuori per ortopedia, circa 20 milioni. Cresce l’assistenza domiciliare, i sindaci continuano a chiedere posti per le Rsa e accreditamento: “Le strategie dell’Unione Europea inserite nel Pnrr e nel decreto ministeriale è di aumentare la medicina domiciliare, quindi medici di famiglia e Adi, con un disinvestimento nelle strutture. Noi vogliamo aumentare il servizio anche per disturbi alimentari e dipendenze da stupefacenti e gioco, che sono aumentate a dismisura durante il Covid”.

Rivendica l’impegno ‘finanziario’ per trovare nuove figure. “Da due anni abbiamo finanziato le borse di specializzazione, coprendo anche dei vuoti ministeriali. Ma la medicina generale è poco attrattiva tra i giovani”. Una soluzione possono essere le reti cliniche.

Abbiamo aperto un tavolo con i medici di medicina generale. “Abbiamo stanziato 9 milioni di euro per nuove tecnologie. Il progetto prevede che le case di comunità, dove i medici si possono associare, vengano dotate di locali con infermiera, tecnico informatico e diverse tecnologie: scanner polmonari per ecografie macchinette per analisi del sangue. Questo permette di far visitare il paziente in maniera semplice e senza spostamenti. Poi all’interno degli studi associati manderemo gli specialisti, tot ore a settimana”.

Magari questo permetterà anche di recuperare “15mila giorni di ferie non fatte dagli infermieri e 60mila ore in più di lavoro per gli Oss” come ricorda Giuseppe Donati, Cisl Fp. Aggiunge la Cgil con Lanfranco: “1 operatore ogni 102 abitanti, ad Ascoli ogni 76. Partiamo da qui”.

I SINDACI

Ad aprire il dibattito è il sindaco Paolo Calcinaro, che si congratula per la capacità di affrontare una questione pesante come quella del piano socio sanitario: “Sono contento che ci sia la presenza del Governatore, oltre all’assessore Saltamartini. I temi che sono cruciali sono due: sanità e infrastrutture.  Noi vogliamo un cambiamento, chiediamo discontinuità rispetto a quanto vissuto negli anni, sistema che ci ha portato a soffrire, a cominciare dalla chiusura degli ospedali. Viviamo attesa e timore”.

Ribadisce il suo favore a una riforma che porta la sanità sul territorio, ma “partire con una autonomia in un territorio più fragile di altri ci renderà ancora più deboli. Chiediamo una perequazione. I sindacati ci parlano dei dipendenti, abbiamo numeri per infermieri per abitante inferiori ad altri territori con conseguenti turni massacranti, altri parlano di funzioni del nosocomio, altri di convenzioni per posti nelle Rsa. Serve quindi un aumento del budget di spesa”.

È convinto che le associazioni dei medici di base siano una strada, vuole portare il modello Sant’Elpidio anche a Fermo, ma c’è il problema dell’assenza anche di un solo medico in molti comuni. Torna infine sul nuovo ospedale: “Abbiamo una ditta seria, ma attenzione, vediamo di non aprire la scatola vuota. I bandi non sono partiti per le tecnologie, su questo c’è da correre. Tra poco sarà pronto, i soldi sono certo che ci siano, deve partire l’organizzazione amministrativa. Ed è ora di parlare del futuro del Murri, non vogliamo uno scheletro al centro della città”.

Nazareno Franchellucci chiede ‘attenzioni maggiori’ per alcune zone del territorio e per un settore che ha segnato i suoi dieci anni da sindaco di Porto Sant'Elpidio: “Questa provincia ha bisogno di perequazioni. Come, quando e dove? E vorrei sentir parlare anche di sociale, qui servono adeguamenti e ampliamenti a livello di residenzialità e centri diurni, attività fondamentali coordinate dai nostri Ambiti. E credo che sia anche il momento di parlare del Sert e del suo trasferimento che doveva andare in una zona tra Fermo e Porto San Giorgio. Dove andrà?”.

Voce della montagna è quella di Domenico Ciaffaroni: “Noi dobbiamo dare servizi ai cittadini. E tutti li meritano. Servono dei distretti montani. Non chiediamo eccellenze, ma alcune sono fondamentali”.

Il sindaco dottore non poteva restare in silenzio, Tano Massucci è positivo: “Mi piace il ‘stiamo facendo la fotografia della domanda’ dell’assessore. E apprezzo il tema della ‘prossimità’ che è la risposta alle domande improprie che arrivano in ospedale e bloccano il pronto soccorso. Sappiamo tutti che la Valdaso sarà la più penalizzata, è stato scelto Campiglione perché doveva andare di pari passo con la Mezzina. Senza quella strada, l’accesso rapido sarà precluso”.

Rapidità che serve in alcuni settori. Ed ecco la convitata di pietra: l’emodinamica. “Non è questione di numeri, ma di tempo. Averla al Murri è fondamentale perché patologia tempo dipendente. Ma deve esserlo per l’acuzie, non solo per il programmato, altrimenti tutti continuano tutti ad andare a Cotignola. Se vogliamo eliminare la passività, diamo servizi”.

Riprende anche lui il tema dei medici di medicina generale: “Nei piccoli paesi siamo senza medici serve una programmazione, ma anche una buona distribuzione, dobbiamo dividere i territori e fermare i medici almeno per tre anni. Per riuscirci servono divisioni efficaci. Infine, Amandola: l’ospedale deve avere un ruolo attivo. Ho dei dubbi sui tempi, ma se deve essere ospedale e pronto soccorso vero, servono anestesista, chirurgo e via dicendo”. Mentre Massucci lo dice, Saltamartini annuisce e ribadisce: “Amandola sarà così”.

I MEDICI

Si alza il dottor Macarri:, priamrio di Gastroenterologia “Faccio parte di un tavolo nazionale in cui la medicina di prossimità è al centro dell’attenzione, bisogna trovare il giusto luogo per lo specialista tra i medici di medicina generale. Sulla mobilità passiva bisogna riflettere, non tutti possono fare tutto. Oggi all’’intuito medico si abbiano tecnologia e numeri minimi di attività. Bisogna, lo do come consiglio ai medici, sapere che non si può pretendere tutto tutti. La qualità ha bisogno di numeri, tecnologia e capacità. Per queto le reti cliniche, che non sono mai partite, restano la sfida”.

La dottoressa Calcagni, presidente dell’Ordine dei medici, allarga la visione: “Acuzie e croniche, questa la vera divisione sapendo che la medicina di prossimità è la risposta alla seconda tipologia. Noi abbiamo un pronto soccorso inefficiente e una carenza di medici. E poi, c’è il nodo distretto unico territoriale che non funziona. Bisogna bloccare i medici di medicina generale in determinate aree. Ne parliamo da tre anni, perché la politica non adotta i correttivi? Ci ritroveremo tra tre mesi con Porto Sant’Elpidio e Sant’Elpidio organizzati e grandi difficoltà negli altri comuni. Qualcuno pensa che parlo contro i medici, qui bisogna garantire i servizi”. Il novo ospedale ha ovattato i problemi: “In attesa della nuova struttura i numeri di medici e infermieri non sono stati garantiti. Quindi serve una perequazione”.

Giovanni Feliziani, da anni voce del sistema socio sanitario territoriale, parla dei potenziali presidi territoriali: “Parliamo di 15mila posti letto tra anziani, disabili, minori. Un sistema che tra il 2010 e il 2014 è stato privato di 950 educatori, assistenti sociali, logopedisti e via dicendo. Figure chiave per la gestione dei familiari. L’autismo sta crescendo in una maniera incredibile e così i disturbi di comportamento in area adolescenziale e la disabilità. La precedente amministrazione ha creato 300 posti letto per la disabilità grave, ma a 65 anni vengono declassati come anziani con un taglio dell’assistenza nona vendo più posti. Abbiamo solo 1500 posti letto per diurno per disabili, ne abbiamo 35mila iscritte all’anagrafe Inps regionale. Bisogna reintegrare le figure, che sono predittive per la prevenzione, abbatterebbero costi futuri”.

Arriva poi a sorpresa l’intervento di Gioia Renzi, responsabile della struttura Anni Azzurri di Campofilone: “Rappresento una struttura della Valdaso. Un territorio che ha dato una grossa mano. Che ruolo pensate di darci? Abbiamo organizzato un ospedale in una zona disastrata come la Valdaso, ci siamo organizzati per assistere tipologie di ricoveri diverse: Covid, assistenza riabilitativa, che nel Fermano è carente. Ora lo devo smantellare perché la convezione tarda ad arrivare, così l’Aris, probabilmente i pazienti in stato di coma potrebbero essere destinati ad altra sede. E le famiglie vi hanno interpellato. Siamo nati anche per ridurre la mobilità passiva per pazienti gravi, perché spostarli? La Valdaso ha dato tanto, siamo cento dipendenti, cerchiamo di tenere alto l’impegno professionale, ma serve chiarezza sul nostro futuro. Nel tema reti pubbliche, io mi sento pubblico, ha senso smantellare la struttura”. Aggiunge Feliziani: “L’ho vissuta l’esperienza Covid, lì dentro è stato fatto un vero servizio durante la pandemia, con persone salvate. C’è una grande professionalità all’interno, nella programmazione bisogna tenerne conto”.

E riprende Marcello Evangelista, Uil Fp Marche: “Non ci deve essere guerra pubblico – privato una struttura come gli Anni Azzurri ha fatto un grande lavoro. Ci sono cento tra infermieri Oss e medici che rischiano il posto. E non è una bella cosa, perdiamo altre professionalità”.

La vicepresidente della Rsa di Francavilla d’Ete ricorda che “ci sono tante strutture sul territorio. Serve un adeguamento delle tariffe, ferme da troppi anni, e vanno confermate le convenzioni. Nel territorio la risposta c’è, abbiamo i posti occupati e liste già lunghe, ma nessun bilancio è in attivo”.

Per la dottoressa Luciana Mariani, che è anche consigliera comunale, una veloce chiosa: “La perequazione è la base di partenza. Mi sento una urologa in campagna. Ho la tecnologia e giro su tanti territori. Noi sappiamo che l’ospedale è per l’acuzie, spero davvero che i medici di medicina generale facciano da filtro, aumentando gli specialisti ambulatoriali. Per una rete clinica serve un fascicolo sanitario vero e digitale. L’anziano arriva senza portare nulla, creiamolo ed evitiamo visite inutili. Infine, la telemedicina che non è l’alter ego della visita, ma ci sono tante cronicità che possono essere gestire senza visite inutili”.

 CONCLUSIONI

Saltamartini torna su tre questioni e ribadisce che su una cosa “non possiamo negoziare, la spesa del personale”. Magari si può ragionare sulla redistribuzione, non sull’aumento: “L’UE ci pone dei vincoli, noi cerchiamo di mantenere in servizio i precari assunti durante il Covid. Se lo facciamo, non potremo fare nuovi concorsi. La perequazione sta nel progetto del piano socio sanitario, i servizi porteranno con sé figure”.

Dopo due ore e mezzo tocca al presidente Francesco Acquaroli: “Noi stiamo raccogliendo informazioni e proposte compatibili con il piano per integrarlo. Se ogni anno accumulo un deficit, la carenza cresce e i servizi si desertificano. Siamo prima regione d’Italia a investire nelle specializzazioni, accordandoci con le università per finanziare le borse. Stiamo agendo sulla mobilità passiva, dobbiamo renderci a nostra volta attrattiva. Insieme stiamo ridisegnando le risposte sanitarie”.

Ci sarà una perequazione sulle criticità regionali, con le risorse recuperate, "penso a Pesaro che incide maggiormente sulla mobilità passiva", che poi verranno ridistribuite sui territori. “Non ci sarà mobilità passiva intra provinciale” è l’ultima garanzia che Acquaroli dà ai sindaci che si alzano sapendo di avere tre mesi per ragionare davvero sul piano, consapevoli che Acquaroli è “per la sanità pubblica che garantisce a chi ha meno e in difficoltà i servizi del migliore. Ma che il privato non è un concorrente, perché su committenza del pubblico è un alleato. Arriva dove il pubblico non riesce ad arrivare”. Anni azzurri incluso.

I sindaci escono, qualcuno è soddisfatto, altri dicono “dopo re anni non si può ancor studiare”, c’è chi teme per la perequazione  che non ci sarà, chi spera che aumentando i servizi arrivino per forza risorse umane, anche se da altri territori. Tra qualche mese le certezze.

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