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Mattetti, Lapedona: "I soldi dal Governo? Pochi e pieni di burocrazia. Nei piccoli Comuni facciamo da soli"

30 Marzo 2020

LAPEDONA – L’ordinanza della Protezione Civile che ha stanziato 400milioni per gli 8mila comuni italiani che devono rispondere ad emergenze alimentari dei cittadini indigenti non ha convinto tutti. soprattutto i più piccoli.

Stefania Mattetti, vicesindaco di Lapedona e assessore ai Servizi Sociali, pronta a spendere i 7mila euro del Governo?

“È poco, non una grande mossa. Sono solo soldi per buoni posto, esclusivamente per questo”.

Non sono utili?

“Vede, non sono risorse pronto uso. C’è la gestione amministrativa, il Bilancio da cambiare. Non potremo darli domattina”.

Burocrazia?

“I soldi vanno introitati a Bilancio. E poi vanno acquistati i buoni. Noi siamo spaventati, perché il premier Conte con questa ordinanza della Protezione Civile ha fatto sì che il cittadino girasse lo sguardo verso il Comune. Ha spostato le aspettative sull’ente locale”.

Quindi.

“È più una palla avvelena per i servizi sociali che un aiuto. I telefoni suonano da stamattina”.

C’era una necessità di risorse?

“Diciamo di sì, parliamo di 6mila euro di buoni pasto, mentre 1500 euro sono fondi che rimangono sempre per i pasti ma per acquisto diretto del comune. Ma non ha senso che noi compriamo cibo. Pensiamo di coinvolgere il terzo settore, dalla Caritas al centro anziani, a chi supporta la povertà per ampliare la platea di famiglie”.

Come stavate aiutando chi ha bisogno in questo periodo?

“Abbiamo una Caritas in Valdaso molto operativa, non ci serviva Conte a dirci come non far morire di fame i nostri cittadini. La Caritas tra l’altro ha avuto anche mandato di potersi muovere al di fuori dell’ordinario, se sanno che ci sono situazioni di bisogno. C’è aiuto sociale, c’è controllo del vicinato, le piccole amministrazioni compensano”.

Cosa vorrebbe dallo Stato?

“Se si parla di buoni pasto, ci si muove in emergenza e no con la macchinosità della burocrazia. Lo Stato doveva far arrivare subito energie alle famiglie, magari con ticket pronti. E invece noi dobbiamo comprare i buoni e fare un avviso per avere strutture da convenzionare”.

Mattetti, ma quante famiglie seguite normalmente come servizi sociali?

“A Lapedona abbiamo una quindicina di famiglie. Ora cercheremo di capire se le criticità sono aumentate. Tra l’altro c’è stata confusione, c’è grande aspettativa da parte del modo del sociale, chi ha figli diversamente abili. Molti pensavano che sarebbero arrivate risorse per tutti. E invece è solo cibo. Lo ribadisco, non si risponde all’emergenza sociale con un decreto-ordinanza che ha una procedura amministrativa. Questa è una palla avvelenata vera e propria. E invece lo Stato deve essere madre in questi momenti”.

Gestione Coronavirus, come procede?

“Abbiamo avuto delle quarantene volontarie, i cittadini rispondono bene e restano in casa. Il Comune ha dato sostegno alle attività, favorendo le consegne a domicilio. E poi la creazione del punto di protezione civile con l’Unione Valdaso con sette volontari che partono dalla sala Lussu di Altidona. Nelle piccole realtà abbiamo tamponato tanto. Al momento non abbiamo lasciato persone sole, c’è stato un importante lavoro di squadra”.

E a Pedaso, dove lei lavora?

“Anche lì telefonate continue. C’è stata confusione con questi fondi e molti non capiscono. Paghiamo tutti l’approssimazione del Governo”.

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