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Marconi, Marina sangiorgese: "Noi vogliamo rendere grande il porto. I 48 milioni li pagano i politici, non i cittadini"

1 Settembre 2023

PORTO SAN GIORGIO – Non ci sta Saverio Marconi, presidente della Marina di Porto San Gorgio, a passare come il vampiro che vuole attaccarsi al collo dei sangiorgesi. “I 48milioni di euro di richiesti come conguaglio dei danni subiti in questi anni sono motivati. E, soprattutto, il Marina non sta richiedendo alla città di Porto San Giorgio o ai suoi cittadini i soldi, ma ai singoli amministratori di parte politica, dirigenti e funzionari pubblici che si siano resi colpevoli con azioni o omissioni della mancata realizzazione di quanto a suo tempo previsto e che oggi, con il Piano Regolatore Portuale approvato, sarebbe realizzabile”.

Ecco il punto: “quando abbiamo firmato l’accordo di concessione c’era un programma di lavori. Opere a terra previste nella concessione firmata nel 1982. Opere – spiega Marconi - approvate dal Ministero concedente e dalla Regione fra il 1982 ed il 1985. La Regione in quella data dispose che le stesse fossero inserite nel Piano Regolatore Generale del Comune. Tali opere rappresentavano il principale obiettivo dell’investimento previsto in concessione: le altre opere, comprese quelle marittime, stradali e cantieristiche, rappresentavano un utile corollario ma non producevano alcuna resa economica”.

Il calcolo dei 48 milioni è quindi per Marconi razionale e basato “su calcoli incontrovertibili derivanti dal mancato guadagno causato dai ritardi nell’approvazione per quaranta anni di un valido strumento urbanistico essenziale e necessario per poter avviare i lavori di costruzione delle infrastrutture commerciali e di servizio al Marina a completamento del progetto approvato”.

Perché ora la richiesta? Semplice, “perché non ci è stata concessa la proroga dal Comune, una mossa da ascrivere unicamente agli attuali responsabili e amministratori del Comune”. Diversamente dalla ricostruzione dei politici, per Marconi non ci sono responsabilità nell’era Loira, tanto per cominciare.

In merito allo stato del porto sangiorgese, il concessore rivendica quanto fatto, ringraziando il socio Matteo e Paola Renzi: “Dal 2020 (a ridosso della scadenza della concessione, ndr) abbiamo avviato un importante programma di ristrutturazione dell’infrastruttura che ha portato notevoli effetti positivi incrementando ricavi e raddoppiando le presenze delle imbarcazioni all’ormeggio e in cantiere”.

Per quanto lo riguarda, sostiene di aver anche provato a conciliare con il Comune, facendo “calcolare al Comune stesso quanto dovuto a livello di canoni demaniali che il comune quantificò in 300mila, poi diventati 200mila per un nuovo calcolo. La Marina, preso atto di tale prima correzione, ha però evidenziato altri tre ulteriori errori, chiedendone la relativa correzione, ovvero: lo scomputo dell’area pescherecci erroneamente conteggiata tra le aree in concessione alla Marina. Tale errore è stato quantificato in una somma complessiva di circa euro 120.000 (pari a circa euro 15.000/anno); lo scomputo – ai fini del canone demaniale – dell’area a terra della consistenza di circa 50.000 m2 occupata da sabbie dragate a suo tempo per conto del Comune ed inutilizzabile in quanto sprovvista di idoneo strumento urbanistico, almeno fino al giugno 2022; il ritardo delle opere da realizzare. Insomma, eravamo noi che abbiamo pagato per aree non in concessione”.

Sulla questione polizza fideiussoria mai presentata, come da richiesta e da concessione, Marconi non si nasconde: “Eravamo disponibili non appena fosse stato definito il quantum relativo ai suddetti canoni demaniali, in quanto l’indeterminatezza dell’importo rendeva, e rende, di fatto impossibile a qualsiasi istituto bancario e/o assicurativo l’emissione della relativa fideiussione”.

Si è infine arrivati allo scontro legale, con il ricorso al Tar avverso alla sospensione della concessione. “L’amministrazione ha chiuso a ogni forma di dialogo con la Società. Questo ha portato all’attuale fase di stallo che con il decreto di decadenza mette a forte rischio ogni ipotesi di sviluppo infrastrutturale, economico ed occupazionale dell’area portuale di Porto San Giorgio” conclude Marconi.

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