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MarcheTiRacconto/1. 'Il buio della notte' di Riccardo Platano, il milanese adottato da Sant'Elpidio

26 Giugno 2022

FERMO – Inizia oggi la pubblicazione dei finalisti di ‘Marche ti racconto’. Il primo che pubblichiamo è quello di Riccardo Platano: ‘Il buio della notte’.

Nato a Borgosesia (VC) il 14/12/1961, Platano si è diplomato ragioniere nell’anno scolastico 79/80 presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Pietro Verri” a Milano; ha lavorato per molti anni nel negozio di calzature di famiglia sempre a Milano.

Nel 1989 si è trasferito a Sant’Elpidio a Mare, svolgendo la professione di contabile presso numerosi calzaturifici e industrie locali della zona. Molto presente nell’attività politica locale, nel 2012 è stato i candidato a sindaco nel comune di residenza con la lista SEL - Sinistra Ecologia e Libertà. Pittore dalla nascita, ha all’attivo numerose mostre di pittura personali e collettive.

IL BUIO DELLA NOTTE

Nel cuore della notte Loris si sveglia urlando.

L - Aiuto!Aiuto! Il baratro! Ho visto il baratro!

Si alza e di corsa esce dalla camera in camicia da notte, va verso le scale a piedi nudi chia[1]mando a squarciagola la moglie.

L - Teré! Teresa! Dove cazzo stai? Perché mi hai spento la luce? Lo sai che ho una terribile

paura del buio! Essa, sempre che spegne ‘sta cazzo de luce per sparagnà!

T - Ma che te urli? Sono le tre de notte, la gente dorme a quest’ora, sto qui in cucina!

L - Che fai in cucina?

T - Che se fa in cucina? Mi è venuta sete, non posso aver sete?

L - Per conto mio ti puoi bere tutto il pozzo!

T - E poi, non ho spento la luce, si sarà fulminata la lampadina della Madonnetta.

Loris scende gli ultimi quattro scalini appoggiandosi al corrimano, gli tremano le gambe, ha

paura di cadere faccia avanti, Teresa gli va incontro.

M - Loris sei tutto sudato, tremi, siediti sulla poltrona vicino al camino…

Gli tiene la mano e l’aiuta ad accomodarsi.

L - Ma è spento!

T - La brace ancora arde, adesso l’attizzo, vieni che ti metto la copertina addosso.

L - Ma è quella del cane, è tutta piena di peli!

T - Ti accendo il televisore?

Teresa l’accende sul quel canale dove trasmettono, notte e giorno, gente che balla il liscio.

T - Senti che bella musica? Hai fatto un brutto sogno?

L - Ho avuto paura di morire, mi son sentito morire! Ho visto la morte in faccia!

T - Te chiamo la Croce Verde?

L - Non “sto” male… non sto per morire “adesso”, ho “sognato” di morire!

T - E t’incazzi con me?

L - Pare che non me capisci…

T - Sei andato subito a letto, dopo cena… non hai digerito, non ti devo cucinar più di

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sera la trippa, la prossima volta che me la chiedi…

L - … come al solito, non me la darai…

T - Aspetta, ti vado a prendere le tue gocce…

L - Non le voglio le mie gocce, le gocce mi rimbambiscono, mi fanno diventar un deficiente

come Giovà, che non sa più nemmeno il giorno in cui vive!

T - Lascia sta mi padre, quello è vecchio, da quando è morta mamma non raccapezza più un

cazzo!

L - Io voglio rimaner lucido… incazzato, impaurito, ma lucido! Niente e nessuno mi offu[1]scherà la visione esatta della situazione, la visione di come funziona il mondo! Non sopporto

più questa vita… la gente… tutto! Lo sai che l’universo si sta dilatando?

T - Tu non devi più guardar Piero Angela!

L - Quando si espanderà finirà tutto! Tutto finirà, lo capisci? Non ci sarà più un cazzo di nien[1]te! Tutto inutile, tutti i sacrifici fatti, i progetti, tutte le privazioni per ‘sta cazzo de casa!

T - Ma chissà quando capiterà… tranquillo che per quella data saremo già tutti morti!

L - Peggio me sento!

T - Sei sempre stato così pugnacemente pessimista!

L - ”Pugnacemente pessimista”? E dove hai sentito ‘ste parole?

M - Anch’io ogni tanto leggo…

L - … dammi piuttosto due dita de mistrà.

Teresa prende dalla dispensa la fiasca del mistrà fatto in casa e il bicchierino.

T - Solo un goccio però…

L - Non è giusto…

T - Perché vuoi tutta la fiasca?

L - … non è giusto che si deve morire!

T - Adesso lo scopri? Adesso che hai quasi sessant’anni?

L - Adesso? Magari fosse solo “adesso”… da quando ero bambino che mi tormenta ‘sto pen[1]siero… tutte le notti, oh, sai che vuol dire tutte le notti? Da quando ho visto morire Vittò

schiacciato sotto il trattore… avrò avuto… quanti anni avrò avuto?

T - … se non lo sai tu…

L - … forse sette anni… certi sgrizzi de sangue!

T - Vittorio chi? Il padre di Pasquà lu macellà?

L - Esatto…

T - … mamma mi diceva che la piazza era piena di persone… c’era tutto il paese al funera[1]le… c’era anche quella svergognata che si diceva fosse la sua amante… una de Citanò…

Loris con uno sguardo l’incenerisce sul posto.

L - … uno appena nasce sa già che dovrà morire! Pensa come può campare tutta la vita con

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‘sta sentenza capitale sulla testa… bada bene, senza aver commesso nessun delitto! Non ti

pare inaccettabile? Cazzo non si sopporta! Che ho fatto per meritarmi questa condanna? Oh,

parlo con te! Che ho fatto?

T - Tu? Tu niente, niente… io, piuttosto che te sò sposato… non le ho fatte certo io le regole!

L - Ah, guarda se le avessi fatte tu… te menavo finché non le avresti cambiate!

M - Certo che è difficile viverti a fianco…

L - … perché dico la verità?

M - Perché sei troppo intransigente… e questo no… quella persona per carità… andare a bal[1]lare? Mai una volta!A spasso? Figurati se me porti a vedere le vetrine! Stai sempre lì dentro

casa a rimuginare… a leggere… a scrivere… per questo non hai un amico! Non ti va bene

mai niente… a si peggio de pardo!

L - Mi dovrebbero andar bene anche le corna?

M - … quali corna?

L - Quelle che mi hai messo con Andò…

M - … ma è successo più di venti anni fa… ancora a quello stai a pensare? E poi è stata una

sola volta… è stata una sbandata… ti ricordi? In quel periodo tornavi a casa sempre così in[1]cazzato… non te se poteva mai parlare! Andò era così gentile…

L - Una volta, cento volte è uguale… io non te l’ho messe mai!

Teresa si gira, abbassa la testa, sbuffa… appoggia le mani sul lavandino… quanto sarebbe

stato meglio che l’avesse mollato 18 anni fa… Andò era anche un pezzo… de pa’… si volta e

lo vede attaccato alla fiasca…

T - Ma che cazzo fai?

L - Stasera me ‘mbriaco a ciottu!

Teresa afferra la fiasca e gliela strappa di mano…

T - Hai il diavolo addosso, domani ti porto a farti benedire da Don Gino!

L - Un altro pagliaccio! Sai quante cazzate ci hanno raccontato li preti? Solo per tenerci buo[1]ni… ci hanno costruito un business… loro mangiano da secoli a sbafo!

T - … stasera ce n’hai per tutti!

L - Niente di quello che ci hanno raccontato è vero! Niente!

T - … e tu come lo sai?

L - Teresa… basterebbe che tu leggessi… che t’informassi… che confrontassi la religione

con la realtà, ma chi ha fede di solito non ragiona e non si accorge neanche delle prove più

schiaccianti… tu mi rispondi che ci credi lo stesso!

T - Ma se non ci fosse neanche la speranza nell’Aldilà ‘sta vita sarebbe proprio una schifez[1]3

za! Ci sarebbe da ammazzasse subito!

L - Beh, non esageriamo… ammazzasse… bisognerebbe forse viverla diversamente…

T - E come Lo’?

L - Senza raccontarsi balle! Senza illusioni… usando parole di verità… meglio dire a tuo fi[1]glio, a tuo marito, a tuo fratello….

T - Io non ho fratelli…

L - … che non sai, piuttosto che inventarti una balla… nessuno si merita una menzogna!

T - … alla nostra età diventa difficile… dopo una vita di bugie…

L - Ecco perché di notte sono terrorizzato… perché mi ferisce esser stato preso per il culo per

tutta una vita!

T - Forse se s’incominciasse a sentire la verità fin da piccoli…

L - Li hai mai visti in televisione quei bambini tibetani? Sono sempre così sorridenti… eppu[1]re sanno bene che fine faranno… che fine faremo…

T - Dai Loris, torniamo a dormire… ricordati che ti voglio tanto bene!

L - Teré, se non ci fossi tu… T - … ce ne sarebbe un’altra… lo so!

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